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Giovanili

Il raduno di giovanili, scuola calcio e femminile a Superga nel segno dell’appartenenza

Irene Nicola
Irene Nicola Redattore 
La lettura dei nomi degli Invincibili davanti alla lapide ha chiuso la giornata

Settore giovanile, Femminile e Scuola Calcio si sono radunate oggi, lunedì 30 settembre, a Superga per il consueto ritrovo di inizio stagione. Un momento di unione per cementare l'appartenenza ai colori granata e celebrare la storia del Toro insieme in corrispondenza dell'inizio delle attività sportive. I giovani e le giovani granata si sono raccolti nel piazzale davanti alla Basilica di Superga dove Don Riccardo Robella ha ricordato gli Invincibili. Presenti Marco Pianotti, Responsabile del Femminile, Ruggero Ludergnani, Responsabile del Settore giovanile, e Corrado Buonagrazia, Responsabile dell'Attività di Base.

Raduno di giovanili, scuola calcio e femminile a Superga: le parole di Pianotti e Ludergnani

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Prende la parola per primo Marco Pianotti: "Ringrazio tutti quanti per avermi concesso il saluto iniziale. Dopo anni di attività finalmente abbiamo una realtà femminile di alto livello nel Toro e finalmente siamo in grado di essere nelle condizioni di far sognare le nostre ragazze come sognano i ragazzi da anni. Ho avuto la fortuna da calciatore di militare in questo settore nel quale mi sono ritrovato da adulto. Vi auguro di comprendere quanto il Toro è molto di più del semplice calcio giocato: è un valore di crescita che permette di fare esperienza, trovarvi oggi ragazzi, domani calciatori e dopodomani adulti in un unico credo che ci aiuta ad affrontare le difficoltà nella vita". Gli fa eco Ruggero Ludergnani: "Ringrazio tutti per la riuscita di questa giornata. Dietro a tutte queste persone che voi vedete c'è un grandissimo lavoro. Insieme a Buonagrazia e Pianotti abbiamo una grande responsabilità. Tutto quello che cerchiamo di fare lo facciamo con grande passione e serietà nell'interesse di tutti voi, ragazzi e ragazze, bimbe e bimbi. Don Riccardo ora ci racconterà di Superga. Chiedo a tutti ma soprattutto ai ragazzi e alle ragazze arrivati quest'anno a Torino di porre grande attenzione. Non siamo venuti a caso qui, i ragazzi della Primavera sono già andati in visita al Museo e già sanno cosa significhi questo posto. Prestiamo attenzione, perché Superga è un posto particolare".

Il raduno di giovanili, scuola calcio e femminile a Superga: il ricordo degli Invincibili

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Prosegue Don Riccardo Robella nel ricordo degli Invincibili. La riflessione parte non dai loro traguardi ma dalla sconfitta e dal valore che essa può assumere: "Possono essere utili le sconfitte? Al Toro sì, ve ne racconterò qualcuna. La prima ha una data precisa: 31 maggio 1942. Venezia, siamo in testa alla classifica e dopo tanti anni si può vincere lo scudetto. Abbiamo un punto di vantaggio sulla Roma e tre sul Venezia, basta vincere ed è fatta. Ma a Venezia ci sono dei giocatori che non ci stanno, vogliono vincere. Finisce 3-1 per il Venezia, la Roma vince: scudetto perso. Il presidente Ferruccio Novo, che ci vede lungo, ha notato due giocatori. Uno è un istriano di Fiume, carattere forte, giocatore completo e in gamba, un certo Loik. Poi ce n'è un altro, una forza della natura che da ragazzo faceva 40 km per andare a lavorare in bicicletta, tornava indietro e ne faceva altri 40 per andare a giocare, una grinta da vendere e una classe infinita: Valentino Mazzola. E Mazzola decide che quel giorno il Toro non deve vincere. Finita la partita, Ferruccio Novo prende il presidente del Venezia e gli offre un milione di lire per Mazzola e Loik. Li porta via e li aggiunge al gruppo del Toro. Quindi quella sconfitta diventa una vittoria perché vedendo giocare quei due giocatori straordinari li mette in squadra e costruisce una squadra fortissima". Il racconto prosegue con la seconda e una terza sconfitta: "La seconda una sconfitta che non arriva. Mazzola promette al capitano del Benfica, Ferreira, in difficoltà economiche, di andare a giocare una partita a Lisbona. Glielo dice durante Italia-Portogallo, Ferruccio Novo dice di andare se la pratica scudetto è già chiusa. 30 aprile 1949, il Torino gioca a San Siro contro l'Inter e non si perde perché Bacigalupo para tutto. La squadra prende l'aereo e vola a Lisbona. Qui la terza sconfitta, il Toro perde 4-3 con il Benfica". Infine la quarta sconfitta, 4 maggio 1949: "La più dolorosa. Non è una sconfitta di campo, la squadra prende l'aereo e fa scalo a Barcellona dove incontra il Milan. Riprende l'aereo, ed ecco la sconfitta tornando a casa. Un errore di calcolo? Non si sa. E a questa sconfitta non c'è rimedio. Ci sono sconfitte che ci provocano lacrime di rabbia, questa di dolore. Finisce tutto. Sicuri? Aveva detto un giorno Gesù 'Se il chicco di grano rimane a terra e non muore rimane da solo. Se il chicco di grande muore porta frutto'. Quante belle spighe ci sono qui oggi, siete voi. Quante persone in 75 anni sono venute a Superga e hanno depositato un fiore, una lacrima. Quante persone hanno scoperto di voler bene ai ragazzi e al Toro. Una squadra leggendaria è divenuta il modello non solo del calcio, ma di come si possono affrontare le sconfitte sapendo che nulla si ferma".

Il raduno di giovanili, scuola calcio e femminile a Superga: il saluto agli Invincibili

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Terminato il momento di raccoglimento davanti al Basilica di Superga, ogni gruppo si è diretto ordinatamente verso la Lapide dei Caduti dove sono stati deposti fiori e trofei da parte dei giovani e delle giovani granata. Ogni squadra, accompagnata da allenatori e dirigenti, ha mandato un bacio simbolico agli Invincibili ed è stata salutata dalle parole di Don Robella: "Buona attività e fatevi onore". A rendere omaggio per ultimi ai Caduti tre gruppi: la Primavera, l'Under 19 femminile e la prima squadra femminile. I capitani di Primavera e prima squadra femminile, Marco Dalla Vecchia e Brigitta Aghem, hanno poi fatto un passo avanti per procedere insieme con la lettura dei nomi delle vittime della tragedia di Superga. Così si è chiusa la giornata, nel segno dell'unione e nell'auspicio di un nuovo anno con un rinnovato legame ai colori granata.