Era il 2012 quando, dopo l'addio di Antonino Asta, la panchina della squadra Primavera venne affidata a Moreno Longo, che compiva anche il salto personale dopo essersi occupato per tre stagioni degli Allievi Nazionali. Da quel momento, il tecnico, che nel Torino crebbe anche da giocatore, cominciò a plasmare i giocatori che gli passavano sottomano, insegnando loro a giocare e, soprattutto, a vincere.
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Longo, la Supercoppa e il carattere di un gruppo vincente
Dal suo avvento sulla panchina granata il Toro non ha mai mancato l'appuntamento con le Final Eight di campionato, presentandosi costantemente come variabile impazzita del torneo: fu proprio la Lazio ieri sconfitta a fermare la corsa dei granata nel 2013, ma la scalata alla piramide calcistica giovanile era appena iniziata. Nel 2014 i biancocelesti, di nuovo loro, furono battuti in semifinale ai supplementari da quello che probabilmente, in termini di tecnica pura, era la squadra più forte che Longo abbia mai avuto a disposizione. Il sogno si infranse sugli scogli dei rigori, quando il sorprendente Chievo ebbe la meglio. Fu allora che si consumò il vero capolavoro dell'allenatore torinese, capace di ripartire con un gruppo profondamente rinnovato la stagione successiva e ripetere tutto il cammino, salvo cambiarne il finale, riuscendo finalmente a raggiungere quel traguardo tanto agognato: la vittoria.
Dietro lo scudetto e dietro questa Supercoppa c'è un messaggio profondo e profondamente granata: il fine ultimo di chi scende in campo per giocare a calcio deve essere quello di provare sempre e comunque a vincere, buttando alle spalle i problemi e non arretrando mai di un millimetro. Perciò questo gruppo è riuscito a conquistare questa Supercoppa, pur con l'infortunio del suo capocannoniere Debeljuh a metà partita e con un rigore sbagliato alle spalle: è soprattutto il carattere a dare forma a queste vittorie, un carattere che si impara nelle sconfitte come nei successi, il carattere di chi è convinto che vincere è importante, ma sapere come vincere lo è ancora di più. Il grande merito di Moreno Longo è quello di formare anzitutto uomini oltre che calciatori, insegnando che la vittoria può arrivare in tanti modi, non solo dominando l'avversario, ma pure soffrendo per 90' e anche di più, andando contro all'inerzia e alle difficoltà. Se questi insegnamenti saranno interiorizzati, e la partita di ieri dice di sì, allora questi giovani calciatori avranno la mentalità giusta per approdare forse un giorno nel calcio dei grandi, magari proprio al Torino, . Oltre la Supercoppa, trovare tanti di questi giovani ancora in granata tra qualche anno. Questa sarebbe la più grande vittoria di Longo.
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