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Migliaccio: “Grazie Toro, un’avventura indimenticabile”

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Esclusiva TN / Dario Migliaccio, dopo due stagioni alla guida della Berretti del Torino, sarà il vice di Longo a Vercelli: ecco le sue parole, tra ricordi e propositi per il futuro
Diego Fornero

Dopo due stagioni ricche di soddisfazioni, alla guida di una categoria difficile come la Berretti, si è conclusa l'avventura in granata di Dario Migliaccio, tecnico classe '81, giunto al Torino nel 2014 dal Cuneo, dove era stato protagonista di una bella cavalcata con gli Allievi Nazionali. Dopo la vittoria del Girone A di campionato nel 2015, la sua stagione 2016 si è conclusa in maniera beffarda nella finale Scudetto di ritorno contro l'Inter, con la rete che ha regalato il Tricolore ai nerazzurri segnata proprio al 90'. Ecco le parole del giovane tecnico torinese, pronto ad una nuova avventura con la Pro Vercelli.

Dopo due stagioni, termina la tua avventura sulla panchina della Berretti del Torino: raccontaci come si è concretizzata l'opportunità di unirti alla prima squadra della Pro Vercelli da allenatore in seconda.

"Io conosco Moreno Longo da tanti anni, in queste ultime due stagioni abbiamo collaborato strettamente tra Primavera e Berretti, lavorando in stretta simbiosi. Non appena ha avuto la possibilità di fare questo salto tra i grandi, mi ha proposto di andare con lui a vivere questa esperienza. Io al Toro sono stato benissimo, mi ha fatto crescere tanto... Ma ho deciso di cogliere appieno questa opportunità per fare un'esperienza con i grandi. Non è stato facile, anche perché la società mi ha fatto una proposta allettante per trattenermi, ma ho visto questa come un'opportunità unica per ampliare il mio bagaglio di esperienza".

Che cosa ti aspetti da questa nuova avventura, la tua prima nel calcio professionistico fuori dal settore giovanile?

"Mi aspetto un'avventura impegnativa, complessa e con dinamiche sicuramente diverse. Abbiamo grande entusiasmo, ma anche grande responsabilità. Certo, lavorare con Moreno Longo, che conosco bene, sarà un punto di partenza importante".

Salutando il Toro, quali sono i ricordi più importanti che porterai con te da questa esperienza?

"Non mi dimenticherò mai il primo giorno che sono entrato in sede, quando mi chiamò Bava per introdurmi la possibilità di entrare a far parte del Torino. Quando uscii da quell'ufficio, mi ricordo di un'emozione particolare. Certo, è stato molto bello vincere il campionato al mio primo anno, un ricordo estremamente positivo, ma mi ha particolarmente segnato anche quanto accaduto pochi giorni fa, nella finale Scudetto di ritorno contro l'Inter, quando abbiamo preso goal all'ultimo minuto, facendo sfumare quella che sarebbe stata la vera e propria ciliegina sulla torta della mia esperienza in granata".

Che cosa credi di aver lasciato ai ragazzi con cui hai lavorato, e alla società?

"Ai ragazzi con cui ho lavorato credo di aver lasciato l'idea del lavoro e del sacrificio. Al Toro... non so, sicuramente un grande impegno, oltre all'idea di una sinergia forte tra Berretti e Primavera, e una grande disponibilità, ma è stato sicuramente più il Toro ad aver lasciato qualcosa a me, dandomi una grandissima possibilità e facendomi lavorare a contatto con la Primavera e soprattutto con la prima squadra".

Una categoria particolare, quella della Berretti, con qualche difficoltà anche di gestione del gruppo, considerato che gli stessi giocatori talvolta la percepiscono come un minusrispetto alla Primavera. Tra i club di Serie A, soltanto Torino e Inter vi si sono iscritte nella passata stagione: credi sia una scelta giusta continuare a ricorrervi?

"Credo che sia la scelta giusta per una società fare la Berretti, dovrebbero farla tante altre società di Serie A e Serie B B. Tanti ragazzi che escono dagli Allievi, che magari non sono ancora pronti – per qualsiasi motivo – con la Berretti si trovano ad avere la possibilità di disporre di un anno in più di crescita. Anche da un punto di vista emotivo, le difficoltà di questa categoria aiutano a far crescere questi ragazzi, restituendo i più pronti “temprati” per la Primavera: è nelle difficoltà che si migliora!"

Tra i ragazzi con cui hai lavorato, e tra quelli che hai affrontato da avversario, chi sono quelli che ti hanno destato particolare impressione?

"Sono tanti i ragazzi di qualità con cui ho lavorato, e mi dispiacerebbe citare alcuni nomi anziché altri: sicuramente mi sarebbe molto piaciuto vedere Massimo Martino protagonista in Primavera nella stagione appena conclusa, purtroppo pregiudicata dal brutto infortunio rimediato in Supercoppa. Per quanto riguarda gli avversari, il Matteo Pessina visto a Monza, poi passato al Milan e successivamente andato in prestito a Lecce, era un giocatore eccezionale, ed aggiungo alla lista due o tre dei giocatori dell'Inter che abbiamo affrontato quest'anno in finale".

E' tempo, dunque, di saluti: chi desideri ringraziare dopo questi due anni di lavoro in granata?

"Innanzitutto ringrazio il Presidente, Comi, Bava e D'Ambrosio per avermi dato l'opportunità di vivere questi due anni così, ed anche perché da parte loro c'era tutta la volontà di continuare. Una figura a cui devo un ringraziamento speciale poi è sicuramente Polesenani, dirigente che lavora nell'ombra ma che ha grande spessore, e poi al mio staff: Pellegrino, Borla, Bollo, D'Onofrio e Mozzone, oltre ai dirigenti Giordano, Magnetti e Andriulli, che mi hanno davvero dato una grandissima mano. Eravamo davvero un gran bel gruppo di lavoro, e porterò sempre questa esperienza con me".