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Torino: la gestione dei prestiti e l’investimento su Bakic

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Abbiamo già affrontato insieme, ieri, il tema dell'inserimento dei giovani nel calcio che conta e progressiva tendenza italiana, dettata soprattutto dalla crisi economica, alla valorizzazione del proprio vivaio. Questo fenomeno,...
Pietro Ghirardell

Abbiamo già affrontato insieme, ieri, il tema dell'inserimento dei giovani nel calcio che conta e progressiva tendenza italiana, dettata soprattutto dalla crisi economica, alla valorizzazione del proprio vivaio. Questo fenomeno, però, passa anche da un’oculata gestione dei prestiti per quei ragazzi che, non ritenuti ancora maturi per giocare in prima squadra ma comunque considerati promettenti, vengono prestati a società di categorie inferiori per farsi le ossa. Molti sono i ragazzi del Toro prestati a società di Lega Pro (soprattutto seconda divisione) e solo due in Serie B, ovvero i “figli d’arte” Comi e Benedetti. Fuori da questi ultimi due casi dove, anche per effetto di pregressi accordi di scambio con Inter e Milan, i ragazzi stanno giocando con regolarità e al di là del nostro indimenticato Antonino Asta che sta facendo da “chioccia” al Monza ad alcuni dei ragazzi più promettenti sfornati negli ultimi anni dal vivaio granata, notiamo con disappunto che altri nostri giovani non stanno trovando molto spazio nelle società che li hanno in prestito. Fermo restando che nella vita alla lunga chi ha qualità è destinato ad emergere, viene il legittimo dubbio che alcuni di questi ragazzi promettenti siano scarsamente utilizzati a causa della formula con cui il prestito è stato definito. Le società di categoria inferiori a cui questi giovani vengono prestati, in assenza di un minimo di compartecipazione o congruo premio di valorizzazione, potrebbero difatti non avere interesse a dare la ribalta a calciatori che, semmai dovessero poi esplodere, non darebbero loro nessuno (o poco) interesse in termini di ritorno economico (al massimo potrebbero essere interessate a contrattare questi ragazi per completare gli organici ed utilizzarli in caso di emergenza).L'ACQUISTO DI BAKIC - Marko Bakic è un ragazzo del ’93 ed ormai noi tutti sappiamo vita, morte e miracoli di lui, ivi compreso che è titolare inamovibile della nazionale under 20 del Montenegro e che ha già totalizzato alcune presenze nella nazionale maggiore. A detta dei tecnici che lo hanno avuto in passato e del grande Dejan Savicevic è un ragazzo di grande talento e non abbiamo nessun motivo per pensare che sia il contrario. Oltretutto la Fiorentina, con cui il Toro condividerà a partire da gennaio il cartellino, ha una discreta tradizione (sia pur non superiore alla nostra) nello scovare giovani di talento. Non abbiamo invece capito come questo sforzo economico fatto dal Presidente Cairo dovrà essere messo a frutto. Se difatti da un lato il ragazzo non verrà utilizzato dal tecnico della Primavera Longo (anche perché Bakic ha chiarito che non intende “abbassarsi” se non in casi straordinari a giocare con i ragazzi della Primavera e, probabilmente, anche a buon diritto ritenendosi, per stipendio percepito e complimenti ricevuti, un giocatore professionista) e nemmeno può essere prestato a qualche squadra di Serie B per farsi le ossa (a causa dello status di extracomunitario che ne proibisce la contrattazione da parte di società di categoria inferiore), non si capisce quale sia la logica di tale investimento stante l’attuale situazione in cui gli stessi ragazzi delle sua età provenienti dal nostro vivaio (alcuni dei quali peraltro giocano nel suo stesso ruolo, sono nazionali italiani e probabilmente sono almeno di pari valore) non riescano a trovare spazio in  prima squadra.SI CORREGGERA' IL TIRO IN CASA GRANATA? - La programmazione in qualsiasi società (non solo di calcio) è difficile e probabilmente il ritorno in Serie A da parte del Toro risolverà nel tempo gran parte di queste problematiche. I dirigenti sono bravi ed esperti e siamo sicuri che non sarà difficile per loro correggere il tiro ed adeguarsi alle nuove quanto ineluttabili tendenze in atto nel nostro calcio, a patto che non vengano più fatte operazioni di mercato fuori da ogni logica e ci si ricordi che il Toro è stato grande (e tornerà ad essere grande) per aver “creato” e “lanciato” grandi giocatori, cresciuti e forgiati nel nostro vivaio, più di ogni altra società di calcio in Italia. Non ci deve insegnare niente e nessuno da questo punto di vista, è solo ritornare ad essere il Toro senza dimenticarci delle nostre grandi tradizioni. Mister Ventura si è conquistato altrove la fama di aver lanciato giovani di talento, siccome non possiamo pensare che gli sia passata la voglia e nemmeno abbia cambiato idea, speriamo ansiosi che anche lui, prima o poi, batta un colpo per farci capire quanto tiene in considerazione questa nostra legittima aspirazione di vedere giovani di grande prospettiva (non inferiori tecnicamente alla maggior parte dei nostri titolari) come Diop, Barbosa, Aramu, Gatto e Parigini in prima squadra; ovviamente non tutti insieme, non vogliamo tanta grazia (né siamo così stolti da non capire che non si può...). Ce ne faccia, però, vedere almeno un paio per favore o è chiedere l’impossibile? E soprattutto non ci risponda che sono calcisticamente giovani o debuttanti in Serie A i vari Darmian, Glik, Stevanovic, ecc, perché quelli non sono più giovincelli di primo pelo ma giocatori in fase di definitiva affermazione!Pietro Ghirardell(Foto D. Fornero)