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Torino in rimonta, Torino di cuore. Torino campione: Longo e i suoi ragazzi mettono un altro trofeo in bacheca, la prima Supercoppa Primavera della storia per il club granata, al termine di una partita durissima e sofferta.
Leggera foschia e ottomila persone sugli spalti dello Stadio Olimpico per la Supercoppa Primavera, che inizia in uno stadio Olimpico commosso nel minuto di silenzio in memoria dei caduti di Parigi. L’appuntamento è di quelli che non capitano tutti i giorni e Longo, che non recupera Procopio, non rinuncia alla qualità di Candellone, schierato esterno alto a destra. La gara si accende già dopo sei minuti: Berardi, che agisce a sorpresa da punta centrale, è liberato a rete da Osei ma viene steso da Mattia: per Mainardi di Bergamo è tutto regolare. Ci prova un volitivo Candellone: destro un po’ debole, a fil di palo. La Lazio dà l’impressione di poter essere pericolosa e al 24’ arriva la prima grande occasione dei laziali, quando Palombi devia di poco alto su un cross. C’è anche una rovesciata di Rossi su una palla spiovente, fuori di poco. Il Torino cerca di ruminare gioco, prova a lavorare sugli esterni e mettere palloni in mezzo ma la migliore palla gol capita a Osei, bravissimo a inserirsi in area e calciare di poco a lato. Dopo tre minuti di recupero, allora, finisce un primo tempo combattuto e spigoloso, in cui lo 0-0 è lo specchio dell’equilibrio visto in campo.
Il secondo tempo si apre con il cambio di Longo: fuori Debeljuh, toccato duro poco prima dell’intervallo, e dentro Martino. Ma la tegola arriva pochissimo dopo il calcio d’inizio del secondo tempo, quando Murgia imbecca Cardoselli centralmente. Il mediano laziale si infila in area e buca Zaccagno. Poco dopo ancora crisi per la difesa granata: Auriletto regala palla, Palombi centra per Rossi ma è prodigioso Osei che recupera e induce l’attaccante all’errore. Cala la nebbia, materialmente sul campo dell’Olimpico e anche nelle teste dei giocatori granata: al 56’ Rossi vola di testa e Zaccagno dice di no con un grande intervento. Il Torino faticosamente cerca di reagire, ma va da sé poi che l’atteggiamento della Lazio diventi conservativo al massimo, con undici giocatori dietro la linea della palla. Ma il Torino di Longo riesce a reagire per l’ennesima volta. Al 32’ Carissoni fugge sulla destra e centra rasoterra, sul secondo palo è puntuale Berardi all’appuntamento con la rete e va ad esultare sotto la Maratona. Martino spreca il possibile vantaggio dal dischetto due minuti dopo, e poi è costretto a uscire in barella per Bortoluz, con Longo che impiega l’ultimo cambio per una punta già sostituita (in precedenza era entrato Kobon, all’esordio assoluto, per Berardi). Si arriva al termine dei 90’ sul pari, e possono recriminare entrambe le squadre.
I supplementari sono duri per entrambe le squadre: il freddo, ma soprattutto la stanchezza, si fanno sentire, e Longo non ha più cambi disponibili. Rischia il Toro in un paio di occasioni, ma Zaccagno resta imbattuto. E all’ultimo minuto Bortoluz si incunea in area di forza in mezzo a Mattia e Quaglia e supera Matosevic per il vantaggio granata.
La partita si fa convulsa, inizia il secondo tempo supplementare: Kobon è steso in area da Dovidio ma l’arbitro lasci correre tra le proteste generali. Subito dopo Candellone e lo stesso Kobon si involano da soli verso la porta, Candellone cade, Kobon insacca ma è chiaramente in off-side. Poco importa, pasano i minuti e i biancoceleesti restano lontano dall'area granata. E al 30' supplementare Mainardi di Bergamo fischia la fine: è un altro successo storico, per una Primavera che sa sempre alzare la voce e tirare fuori risorse inaspettate.
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