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Primavera, il Torino saluta Cottafava: spogliatoio perso ed esonero tardivo
Marcello Cottafava, la prima scelta di Davide Vagnati, ha trascorso 217 giorni sulla panchina della Primavera del Torino. Un percorso che prometteva un calcio propositivo e aveva come obiettivo un campionato tranquillo e votato alla crescita di giovani che sono all'ultimo step prima dell'eventuale salto al professionismo. La realtà ha evidenziato altro. Il gioco è spesso risultato assente, l'identità tattica della squadra mai pervenuta e nessuno dei ragazzi ha avuto una crescita tecnica e mentale tale da ritenerli pronti al professionismo. Anzi, alcuni giocatori si sono involuti.
TORO - Il campionato fin qui ha visto tante clamorose debacle (vedi i due 4-0 consecutivi contro Roma e Atalanta) e poche prestazioni convincenti. Di certo l'avventura di Cottafava è stata fortemente condizionata dal Covid. A inizio ritiro l'ormai ex tecnico della Primavera aveva potuto contare solamente su giovani torinesi a causa di misure sanitarie riguardanti il convitto dove alloggiano i giocatori del vivaio granata, poi si era anche sbloccato il mercato che qualcosa di buono ha portato. A ottobre, con l'inizio della seconda ondata della pandemia, il campionato si è poi interrotto per tre mesi circa. Ma queste sono difficoltà che tutte le squadre in un modo o nell'altro hanno dovuto affrontare. Il problema è piuttosto una questione identitaria. La Primavera del Torino è una squadra diversa dalle altre e questa non è retorica. Il tifo granata tiene in modo viscerale ai propri giovani, che hanno di conseguenza maggiore pressione, così come c'è sull'allenatore. C'è però un rovescio della medaglia. Se le critiche possono essere tante, anche la possibilità di sentirsi importanti aumenta. Basta pensare proprio a Coppitelli, arrivato come estraneo e poi in grado di calarsi al meglio nella parte. Non si può dire altrettanto di Cottafava. Sicuramente il tecnico è stato penalizzato anche dal fatto che la sua Primavera ha giocato solo a Volpiano e mai al Filadelfia, ma in campo comunque non si è mai vista una squadra da Toro. La squadra di Cottafava ha troppo spesso giocato senza quel mordente e quella fame tipica di chi veste la maglia granata.
FALLIMENTO - La partita con la Lazio di domenica scorsa ha rappresentato il punto di non ritorno. In una partita chiave per il futuro il Torino è sceso impaurito e incapace di reagire alle difficoltà, come spesso successo quest'anno, evidenziando il fatto che Cottafava aveva ormai totalmente perso il controllo sullo spogliatoio. Ma la partita di Roma non è stato altro che la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Le ragioni dell'esonero sono tutte nei mesi precedenti. Un esonero che sarebbe potuto anche arrivare prima, ma a Cottafava è sempre stata data pubblicamente fiducia fino all'inevitabile addio. Quello che questo Toro ha messo in mostra in questi mesi è troppo poco. Al di là del discorso salvezza, è il futuro dei giocatori che in questo momento pare più a rischio. In questa stagione nessuno dei granata si è valorizzato a sufficienza e la squadra non è mai stata in grado di esprimere una identità. A Cottafava non sono mancate le attenuanti e le colpe non sono tutte sue, ma questo non basta a ritenere sufficiente il bilancio del suo operato. La scelta di Vagnati si è rivelata sbagliata, ora la palla passa a Coppitelli e Bava: l'input dal presidente Cairo è arrivato forte e chiaro, questa squadra non può retrocedere in Primavera 2.
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