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La sconfitta contro la Spal della Primavera del Torino parla ungherese. I due episodi che hanno indirizzato la partita giocata domenica mattina a Volpiano hanno infatti visto protagonisti i due giocatori magiari della formazione di Coppitelli: la prima è la sfortunata autorete di Nagy, che proprio ieri esordiva in maglia granata dopo essere arrivato a febbraio dall'Entella, e la seconda è la sciocca espulsione di Horvath. Due episodi che hanno condizionato un primo tempo giocato ad armi pari e che sarebbe potuto finire 0-0. Se il primo è perdonabile perché fa parte di una serie di dinamiche che possono accadere, il secondo no. Il fantasista ex della partita ha messo ancora più in difficoltà la squadra con proteste reiterate ed inutili. Segnale di una maturità ancora da acquisire per un ragazzo che sulla carta sarebbe talentuoso.
RAMMARICO - Sicuramente il Torino non è penultimo in classifica per colpa del solo Horvath, ma quel rosso ha avuto un peso non da poco sulla partita contro la Spal. Va invece sottolineata la grinta che Coppitelli è riuscito a tirare fuori dalla squadra. Sotto di un uomo, i granata non si sono mai tirati indietro nel secondo tempo e hanno provato in tutti i modi a raddrizzare una partita che sembrava (ed effettivamente lo era) compromessa. Non riuscendo a creare, però, occasioni limpide, anche a causa dell'inferiorità numerica.
SPIRITO - Dal punto di vista dell'atteggiamento poco si può rimproverare alla squadra. Coppitelli e il suo staff hanno spinto incessantemente i granata a superare gli ostacoli o quanto meno a provarci. "Noi ci salveremo. Non so in che modo o in che percorso, ma noi ci salveremo" ha detto il tecnico a fine partita. Un messaggio forte, che fin qui non era mai stato lanciato. Il tecnico romano è il primo a crederci e sarà l'ultimo a mollare. Sono i piccoli dettagli che possono rivitalizzare una squadra che, come ha giustamente sottolineato sempre Coppitelli, potrebbe aver bisogno solamente di un risultato per trovare la svolta. Questo Torino è vivo, ma ora serve incanalare gli episodi a proprio favore. Per farlo serve anche professionalità, quella che è mancata a Horvath, ma non al resto della squadra. Con 13 partite ancora da giocare, la salvezza non può essere ritenuta irraggiungibile.
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