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La vera vittoria del Torino di Asta al Torneo di Viareggio non è stata la finale conquistata che mancava da 21 anni. Piuttosto è l'approccio alla manifestazione: grande professionalità e voglia di scrivere una piccola pagina di storia della società granata. Il protagonista (o meglio i protagonisti) non possono che essere Antonino Asta e il suo staff, che nel giro di poco sono riusciti a creare un gruppo in grado di vincere, subire poco e giocare da Toro nei momenti di difficoltà. Non era semplice visto che molti di questi ragazzi insieme non hanno mai giocato. Cinque prestiti (anche se uno è una vecchia conoscenza come Azizi e per lui quindi l'inserimento era logicamente più semplice e immediato) e cinque giocatori della Primavera più l'Under 18, un gruppo formato da più anime, ma che alla fine ha giocato come una squadra.
La vittoria contro il Bologna è arrivata proprio da Toro. Si è vista la voglia e la grinta dei torelli di conquistare una finale che in casa granata non arrivava da un'eternità. È la vittoria di tutti insomma. Dalla società allo staff tecnico ai ragazzi. A prescindere da come andrà la finale contro il Sassuolo, questo Viareggio è stato un successo. I granata tornano a giocarsi qualcosa di importante e lo fanno con un gruppo che porterà a casa di sicuro un'esperienza altamente formativa. Conoscersi in poco tempo, stringere i denti insieme e aiutarsi a vicenda: alchimia da squadra che si conosce da tempo.
Questi sono aspetti che poi possono tornare utili anche nella carriera dei ragazzi. Magari pochi di loro faranno i professionisti e magari nessuno vedrà mai la prima squadra del Torino (difficile dirlo con grande anticipo, ma la speranza è ovviamente quella che tutti siano un giorno all'altezza dei grandi), però il Viareggio gli ha insegnato tanto. Il primo maestro è stato Asta. Nel finale di partita contro il Bologna era indemoniato, urlava, saltava e correva per l'area tecnica. Se gli avessero dato la possibilità, forse, sarebbe anche entrato in campo per il suo Toro. Già, perché la forza di avere Antonino in panchina è questa: lui ama il Toro e lo si vede da ogni attimo. Chi gioca per lui non può non accorgersene e chissà quanti riuscirà a contagiarli. Idea romantica, certo, ma da certe epopee possono nascere stupendi amori.
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