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Toro: cosa sta cambiando nel vivaio e nella rete di osservatori

Pietro Ghirardell
Nell`immediato post-partita del derby malamente perso dai ragazzi di Ventura molti quotidiani nazionali si sono affrettati ad esaltare la capacità di “reclutamento” del vivaio bianconero esaltandolo e cercando di sottolineare...

Nell`immediato post-partita del derby malamente perso dai ragazzi di Ventura molti quotidiani nazionali si sono affrettati ad esaltare la capacità di “reclutamento” del vivaio bianconero esaltandolo e cercando di sottolineare una supposta “superiorità” della Juve nell`arruolare giovani talenti sul territorio nazionale ed in particolare in Piemonte. In questo pezzo vi spieghiamo perché le cose non stanno invece così ma, al contrario, permane una supremazia granata grazie all`ottimo lavoro di equipe del trio Bava – Comi – Benedetti coadiuvati da Gianluca Petrachi.   VIVAIO DA RICOSTRUIRE - Il Toro è sempre stato punto di riferimento per migliaia di giovani calciatori promettenti in Italia in generale ed in Piemonte in particolare, grazie ad una tradizione che viene dal passato e che ha visto transitare per la maglia granata molti dei migliori talenti nostrani. Ancora oggi il Torino è la società con il maggior numero di campionati vinti nella categoria Primavera e Allievi ma, ciò che più conta, è che l`anima e l`identità del Toro è sempre stata il proprio vivaio. Per quasi un secolo di storia la Juventus non è riuscita mai a contrastare seriamente questa supremazia ed anzi il Toro era temuto dai bianconeri proprio per la qualità, la grinta ed il cuore dei ragazzi cresciuti all`ombra del mitico Filadelfia. Certamente la Juventus ha approfittato per un breve periodo del vuoto lasciato dal fallimento del Toro avvenuto nel 2005. Negli anni immediatamente successivi ed in attesa che il Toro si riorganizzasse, l`altra sponda di Torino ha avuto tutto il tempo necessario ed in regime di monopolio di accappararsi i migliori talenti presenti in Piemonte. Per questo motivo oggi i vari Giovinco e Marchisio sono stati issati a trofeo della supremazia cittadina dai molti espertoni di calcio nei vari quotidiani nazionali, senza invece considerare che la realtà pian piano è cambiata e che ora la musica è diversa, quasi ad aver riportato il Toro alla normalità, ovvero alla eterna supremazia granata sul vivaio della Juventus che da sempre ha caratterizzato il nostro amato Toro.   LA REALTA' ODIERNA - In quasi tutte le categorie giovanili tranne la Primavera il Toro è davanti alla Juventus sia come punti in classifica sia come talenti italiani prospettici. La stessa Primavera, pur avendo una manciata di punti in meno ampiamente recuperabili nel girone di ritorno rispetto ai rivali cittadini, ha cresciuto nel proprio settore giovanile talenti cristallini che oggi giorno la Juventus non ha ed invidia moltissimo. La differenza odierna non è dettata da una migliore capacità di captare giovani talenti da parte della Juventus rispetto al Toro, quanto piuttosto allo spropositato investimento in termini finanziari che la Juventus fa annualmente in lungo e in largo per l`Italia e per il mondo per accaparrarsi giovani talenti a suon di soldi. Al contrario occorre dar merito a Comi e Benedetti prima e Bava poi di avere una capacità di relazionarsi con il territoio nettamente migliore rispetto alla Juventus. Per fare un esempio chiaro e poco controvertibile i torinesi Gatto, Aramu e Parigini ce li ha il Toro e la Juventus se li sogna. Se poi si va un pò più in là dei confini piemontesi e nazionali, la Juventus è andata a spendere quasi 3 milioni di euro per il giovane Bonatini che probabilmente non vale nemmeno la metà del giovane italo-brasiliano Willyan Barbosa scovato da Comi & C. al Torneo di Viareggio e portato a casa a zero euro grazie alle buone relazioni intrattenute con il Presidente della squadra brasiliana di provenienza del ragazzo. Molto probabilmente se a Comi, Benedetti e Bava fosse concesso solo il 10% delle disponibilità finanziarie messe a disposizione di Paratici le loro capacità di “arruolamento” sarebbero ancora migliori. Tuttavia questo tipo di differenza di forza economica tra i due club è sempre esistita anche se in passato qualche presidenza lungimirante metteva a disposizione dei “cacciatori di talenti” granata qualche quattrino in tasca in più per accaparrarseli. Al fondo resta comunque ancora fortissimo il richiamo della maglia granata per i moltissimi giovani che aspirano a diventare dei futuri campioni. Infine, nell’ambito degli aspetti positivi, va sottolineato un cambio di marcia significativo sia nell`aver messo sotto contratto, per volontà di Massimo Bava, i migliori talenti del nostro vivaio, sia la creazione della squadra Berretti (mentre invece la Juventus l`ha scioccamente cancellata) che permette di dar spazio a ragazzi di età compatibile con la categoria Primavera ma che, per ragioni di ordine tecnico, si ritiene che non siano ancora pronti per giocarvi. Alcuni di questi ragazzi, come la storia ci insegna, sbocceranno e magari daranno più soddifazioni di loro coetani oggi apparentemente più pronti.   COSA MANCA? - Quello che manca è sicuramente una migliore e più articolata struttura di osservatori sul territorio nazionale, fuori dal Piemonte, e a livello internazionale ma, in questo senso, il nuovo responsabile del settore giovanile Massimo Bava, sia pure con le solite limitate concessioni finanziarie messegli a disposizione della società, si sta attrezzando ed è quindi ragionevole pensare in un futuro non molto lontano anche ad una migliore capacità di individuare e captare talenti lontano dalle mura regionali ed in giro per il mondo. La recente nomina di Zavagno ad osservatore per il sudamerica dimostra una precisa volontà in questo senso del giovane direttore sportivo giovanile, avallata e caldeggiata anche da Gianluca Petrachi. L`altra cosa che manca, come già più volte detto, è un investimento più significativo nelle strutture dove i ragazzi del settore giovanile si allenano quotidianamente. La gestione del vivaio non può essere sempre vista al risparmio ed in modo miope sperando che Comi, Benedetti e Bava facciano il miracolo. Se il Toro vuole confermarsi anche in futuro tra le massime potenze del settore giovanile italiano, è ora che il proprietario capisca che il futuro del patrimonio della società sta qui e non altrove. Non è ammissibile che i ragazzi della Primavera e degli Allievi non facciano un minimo di palestra per irrubistirsi per mancanza di struttura, non è possibile che una squadra si alleni a destra e l`altra a manca, non è tollerabile che il pagamento degli affitti dei campi di allenamento sia demandato per lo più agli introiti delle partite giocate dai ragazzini al fine settimana, quasi come se fosse una cortesia per gli affittuari dei campi ospitare e far allenare le nostre giovani promesse. Per gestire migliaia di ragazzi, farli crescere e creare le premesse affinché diventino campioni occorre un maggior sforzo economico e lungimiranza da parte di Urbano Cairo. Vale molto di più dirottare una parte anche minima delle risorse del club a migliorare le strutture sportive che ospitano i ragazzi piuttosto che pagare 7-8 giocatori inutili in più in rosa alla prima squadra.    MAGGIOR SPAZIO PER I GIOVANI - L’unica vera scusante, anche se poco convincente, che potrebbe avere Cairo per non dedicare maggiori sforzi economici all`ampliamento della rete degli osservatori ed alle strutture di allenamento dei ragazzi del vivaio, potrebbe risiedere nella pressoché impalpabile sensibilità di tecnico e dirigenti della prima squadra nel lanciare nel calcio che conta le nostre numerosissime giovani promesse che vengono con tanto sacrificio cresciute nel settore giovanile. É inspiegabile la recente linea societaria di andare a prendere giocatori giovani in compartecipazione ma cresciuti in vivai di antichi ed attuali concorrenti. Questa non è mentalità da Toro, spiace dirlo. Se vogliamo tornare ad avere giocatori che si battono in campo con il “coltello tra i denti”, che vestano con orgoglio e senso di appartenza la maglia granata, che affrontino un Derby contro la Juventus con il “sangue negli occhi” di chi non si sente inferiore ma al contrario si sente fiero della propria superiorità, confermata e toccata con mano fin da quando era ragazzino, occorre ritornare alle nostre origini dando non solo semplicemente più spazio ma priorità assoluta ai nostri talenti fatti in casa. Investire meglio e con meno parsimonia nel settore giovanile e nei talenti cresciuti in casa nostra costa poco ed è il miglior investimento che si possa fare per il futuro.    Pietro Ghirardell   (Foto Fornero)