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Il tecnico della Primavera del Torino: "Ma non ricordiamo soltanto la sconfitta del Viareggio, sottolineiamo il grande cammino dei miei ragazzi"
"Ha parlato ai nostri microfoni Moreno Longo, tecnico della Primavera del Torino, a margine della cena sociale del Toro Club la Gru di Grugliasco, cui ha partecipato, così come i calciatori Marko Vesovic ed il giovane Alessandro Comentale, come ospite d'onore, presentato al pubblico ed intervistato dal nostro vice-direttore Gino Strippoli.
Stai vivendo una stagione fantastica e stai bissando quello che hai costruito nel tuo passato, nelle tue origini granata? Si, la possiamo definire davvero una stagione sopra le righe, una stagione che ci porta indietro nel tempo, perché non si ottenevano questi risultati da tantissimo e di questo siamo orgogliosi, anche se i ragazzi sono consapevoli del fatto che non abbiamo ancora ottenuto nulla e gli obiettivi sono ancora tutti da raggiungere. Parlando proprio ora con un mio giocatore, mi ha detto: Mister, tutti mi ricordano la partita persa col Parma a Viareggio, ecco io vorrei che si sottolineasse, piuttosto, che il Toro Primavera non vinceva così tanto in campionato da 24 anni. Se, dopo tanto tempo, i miei ragazzi sono riusciti a ripetere quello che, un tempo, eravamo abituati a vivere in casa granata, mi sembra superfluo sottolineare una sconfitta in un Torneo, a cui noi siamo affezionati e del quale siamo molto dispiaciuti, ma non si può negare che la formula di una manifestazione nella quale si gioca partite ogni quarantotto ore e dove è permesso a quattro Teste di serie, vergognosamente, di saltare la fase a gironi, non ci abbia penalizzato. Sono comunque fiero di quanto è stato fatto nella prima parte di stagione e speriamo di poter lavorare altrettanto bene nella seconda metà. I tifosi granata si chiedono: ma adesso Moreno Longo, che sta ottenendo ottimi risultati, non è che se ne andrà dalla casa granata? Posso rispondere serenamente che in questo momento sono talmente concentrato nel portare a termine nel migliore dei modi questa stagione che, dentro di me, non c'è spazio per pensare al futuro. Davvero, non farebbe bene né a me, né alla squadra, pensare a cosa succederà: dobbiamo solo concentrarci sul fare bene. Abbiamo otto punti di vantaggio sulla seconda, che sembrano tantissimi, ma in un campionato come quello Primavera sono veramente pochi perché, a livello giovanile, una delle cose più difficili è la continuità, quindi restiamo umili e coi piedi ben piantati per terra, sperando già da sabato, nel derby contro la Juventus, di andare là, a casa loro, ed ottenere i tre punti. E l'ipotesi di raggiungere lo Scudetto? So che generalmente un allenatore cerca sempre di stemperare sostenendo di voler vivere alla giornata, però poi dentro una speranza c'è? Io sto abituando i miei ragazzi a giocare ogni partita con il piglio della squadra che non ha niente da perdere e che deve giocare per vincere. Sto insegnando loro a puntare sempre al massimo, ed il massimo si chiama Scudetto. E' giusto, per chi comincia questo tipo di campionato vestendo la maglia del Toro, avere questo sogno nel cassetto, puntando a raggiungere un risultato così prestigioso. Però siamo anche consapevoli che ci stiamo confrontando con realtà molto importanti, e non possiamo sottovalutare compagini come Lazio, Inter, Milan, Roma, che, a mio avviso, sono squadre ben attrezzate, come dimostrano gli investimenti fatti ed i giocatori a loro disposizione. Basta pensare che il Milan ha vinto il Torneo di Viareggio con un centravanti come Petagna, uno che ha già giocato in Serie A da tempo. Queste sono le compagini con cui noi ci confrontiamo, ma i sogni vanno coltivati ed inseguiti, ed alimentati dalla perseveranza di voler raggiungere a tutti i costi un obiettivo. La cosa di cui potete star certi è che ci proveremo con tutte le forze. Parliamo della tua storia, come ti ricordi il tuo esordio in maglia granata in Serie A? Il mio esordio lo ricordo benissimo, e, devo dire la verità, sono stato fortunato a trovare un allenatore, Nedo Sonetti, con il coraggio di buttarmi dentro in una partita fin dall'inizio, avvisandomi mezzora prima, e subito contro il Milan. Una volta in campo, ho avuto la sfortuna di giocare in mezzo a Maldini e Lentini, che erano i due esterni rossoneri in quel momento, ma è stata una gioia grandissima e, se sono diventato un giocatore di calcio ed ora un allenatore, lo devo alla persona che ha avuto il coraggio di farmi giocare e darmi davvero l'opportunità.
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