- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
interviste
Per lui, non è retorica, la maglia granata era una seconda pelle. Aldo Agroppi da Piombino, 61 anni, dopo una brillante carriera da giocatore prima e dal allenatore poi si è ritagliato una nuova veste come opinionista televisivo. Andando sempre controcorrente, entrando sempre a gamba tesa, come il titolo del suo libro. Perché Agroppi nella vita non è mai stato banale. E non lo è neppure a poche ore dalla sfida tra Toro e Perugia.
“Cosa vuoi che ti dica… Il cuore mi suggerisce che non c’è storia, che la partita non si gioca nemmeno, però con la sfiga che aleggia sempre sul Toro… In giro sento troppa euforia, si parla già di festa, di premio promozione. Aspettiamo, aspettiamo”.
La partita del Curi ha risvegliato entusiasmi antichi, riporterà 60 mila persone allo stadio. Cosa provi nel sapere tutto questo?“Era dalle sfide contro Real Madrid e Ajax che non succedeva. Vuol dire che il cuore Toro non ha mai smesso di battere nonostante le delusioni di tutti questi anni, gli scempi dei vari presidenti, le promesse disattese, lo scarso attaccamento ai colori di molti giocatori. Sarebbe un delitto deludere tutta la gente che riempirà il Delle Alpi. E io, per non passare per quello che ha portato male proprio stavolta, me ne resto a casa a guardala in poltrona”.
Quante possibilità dai al Toro di salire?“Tante, ma ripeto sento troppa euforia. E se il Perugia dovesse segnare subito, come ha fatto l’Ascoli, potrebbe subentrare la paura. Ma confido nel mio amico Zac: non ha sbagliato nulla da quando si è seduto in panchina, lui sa come si preparano certe partite, come vanno vissute certe vigilie. Se i giocatori seguono i suoi consigli, non ci dovrebbero essere rischi”.
Sei d’accordo che questa promozione, se arriverà, porterà il marchio di fabbrica di Pinga?“Il brasiliano nei playoff ha fatto delle cose incredibili, ma ricordiamoci che stiamo sempre parlando di serie B. Lui e due punte tra i cadetti ci stanno, in A sarebbero troppe. E Pinga deve dimostrare quella continuità di rendimento che non ha mai dimostrato in questi anni. Comunque, è indubbio che bisogna ripartire da lui e Marazzina”.
Cosa serve per costruire una squadra di serie A all’altezza?“Tre o quattro giocatori tutti. Servirebbe soprattutto un’altra società, ma qui il discorso diventa un altro. Ma prima di parlare di serie A andiamoci, per favore. Poi vedrai che tutte le altre questioni le sistemiamo”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA