Se bisogna spiegare che cosa sia il tremendismo granata, Aldo Agroppi sarebbe il docente universitario del corso accademico. Toscano di Piombino, ha incarnato come pochi nel corso della storia lo spirito del Toro. Come pochi, inoltre, ha lottato contro gli eterni rivali del Toro, i bianconeri della Juventus. E ancora oggi quando ricorda che ha segnato tre gol in tre derby differenti (1967/1968 vittoria 2 a 1; 1971/1972 vittoria 2 a 1; 1972/1973 vittoria 0 a 2) lo fa con orgoglio e una gioia che dal cuore raggiunge le corde vocali. In esclusiva su Toro News l’ex centrocampista e allenatore ci racconta le sue sensazioni in vista della gara di venerdì tra Juventus e Torino.
Esclusiva
Agroppi a TN: “Derby? La partita più bella da giocare. Partiamo sfavoriti ma…”
In esclusiva su Toro News le parole di un mito vero in vista della del Derby della Mole di venerdì sera
Buongiorno signor Aldo, che cosa si aspetta dal derby di venerdì?
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“Sinceramente, devo essere onesto: mi aspetto di perdere. Quegli altri sono più forti di noi, non c’è dubbio. Poi, se viene fuori la sorpresa, sarei il più felice dei tifosi del Torino. Con la mia affermazione sottolineo un dato di fatto: la Juventus è più forte sulla carta del Torino. A logica loro partono favoriti, ma lo sport insegna che all’atto pratico ci possono essere sorprese”.
Le ultime due partite del Torino l’hanno allarmata?
“Insomma... mi aspettavo qualcosa in più. Speravo di vedere un Torino in grado di portare via punti a Udinese e Venezia. Erano squadre abbordabili. In casa con il Venezia ha pesato il gol annullato all’ultimo. Nelle ultime due giornate, comunque, abbiamo perso un po’ di smalto rispetto alle prime partite del 2022, soprattutto quella contro il Sassuolo. In campionato non rischiamo nulla e non abbiamo molte ambizioni. Dobbiamo prepararci al meglio in vista della prossima stagione. Speriamo che l’amico Cairo rinforzi davvero il Torino. Belotti andrà via, così come magari qualcun altro: bisognerà organizzarsi. Il Torino di quest’anno ha comunque buone individualità”.
Le è piaciuto il calciomercato di riparazione del Torino?
“Il Torino aveva lavorato bene sul mercato anche in estate. La squadra è stata rinforzata rispetto al recente passato. I granata hanno giocato belle partite, ma hanno dei rammarichi, ovvero aver buttato alle ortiche tanti punti quando già si assaporava il gusto della vittoria. Il Torino deve rinforzarsi passo dopo passo, in modo tale da avere una rosa realmente competitiva nel giro di qualche anno”.
E Ivan Juric è il giusto condottiero in questo percorso di crescita?
“Il primo anno ha conosciuto l’ambiente e i giocatori. I tifosi e la dirigenza sono soddisfatti dell’operato. Ora che conosce meglio il mondo Toro potrà ambire a qualcosa in più, soprattutto con qualche pedina giusta”.
Su Andrea Belotti che idea si è fatto?
“Non riesco a giudicarlo in questa stagione perché ha giocato pochissimo. Direi che andrà via, mi sembra scontato. Il presidente dovrà trovare un sostituto e dovrà coprire la sua assenza”.
Le resta l’amaro in bocca per questo possibile epilogo?
“No. I tifosi non devono affezionarsi ai giocatori, ma alla storia, alla società, alla bandiera, ai successi e alle disgrazie. I calciatori come guadagnano un euro in più vanno via: è inutile affezionarsi a liberi professionisti che fanno il loro mestiere. Non bisogna illudersi quando i giocatori parlano del loro attaccamento alla maglia, perché basta un euro in più e cambiano casacca. Bisogna rimanere legati al club e alla sua unicità”.
Tornando alla stracittadina, cosa ha significato per lei la gara contro la Juventus?
“La partita più bella che si potesse giocare, la più attesa da tutta la città e da noi giocatori. Era la gara che ci dava più motivazioni. Ne abbiamo vinti tanti di derby. Io ho avuto la fortuna di segnare tre gol in tre derby differenti. La gara contro gli altri era il massimo: non c’erano Milan, Inter o Roma”.
Oggi ha lo stesso significato?
“Per me senza dubbio. Ha lo stesso significato, è il punto apicale della stagione”.
Cogliamo anche l’occasione per chiederle come sta dopo questi due anni complicati a causa della pandemia.
“Come tutti, vivo da carcerato. Speriamo che ci restituiscano la libertà. Siamo ancora impauriti dal Covid. Si passano tante giornate in casa tra giornali, televisione e partite. Si passano queste giornate da vecchiarelli, ma sempre col Toro nel cuore”.
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