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interviste
Il nostro personaggio è uno di quelli che ha vissuto intensamente la storia e la vita del fu Torino Calcio. Chiamato da Novo nel ’52 si è reso protagonista di alcuni fatti importanti avvenuti nel mondo...
"Il nostro personaggio è uno di quelli che ha vissuto intensamente la storia e la vita del fu Torino Calcio. Chiamato da Novo nel ’52 si è reso protagonista di alcuni fatti importanti avvenuti nel mondo granata.
"Avvocato, si sta avvicinando il centenario, come lo vivrà?
"“Per quanto mi riguarda lo sento come la celebrazione di un parente prossimo, per me unico. Sarà facilitato anche dalle ultime novità targate Cairo e sono certo che il miglior festeggiamento sarà quello di riportare a casa tutti i trofei. Uno dei prossimi passi del presidente riguarderà proprio quello di riprendersi i vecchi ed importanti ricordi. Il centenario non riguarderà solo la squadra granata, ma l’intera città e il calcio italiano in genere. Per fortuna adesso c’è molto entusiasmo attorno alla squadra”.
"Si parla di trofei, per il vecchio nome è ancora possibile fare qualcosa?
"“Intanto va sottolineato che il Toro è già nato come Football Club Torino, poi divenuto Torino Calcio. Non sarà possibile riprendersi il nome perché sussiste il problema che potrebbero farsi vivi tutti i creditori della vecchia società e Cairo ovviamente non vuole correre questo pericolo. Significherebbe conservare di fatto la continuità d’azienda”.
"Tornando indietro nel tempo, com’è arrivato al Torino?
"“Sono stato chiamato da Ferruccio Novo nel 1952, prima come responsabile del settore giovanile, in seguito divenni Segretario del Consiglio, l’equivalente odierno di General Manager. Rimasi con queste cariche fino al 1958, poi ebbi dei contrasti con l’allora presidente Rubatto e me ne andai. Passai anche il periodo di Filippone in tandem con Tillario. Le mie divergenze furono causate dalla cessione di Fogli e Castelletti che non approvai”.
"E’ rimasto in seguito nel mondo del calcio?
"“Sì, andai al Genoa, esattamente nel 1963. Fui l’autore del passaggio di Gigi Meroni proprio dai rossoblu ai granata. Lo consigliai a Pianelli, che incontrai proprio per l’affare. In quel caso fui veramente perplesso se far prevalere il cuore o la ragione. Eravamo a Milano al Gallia, era l’ultimo giorno valido per le trattative e Meroni era in bilico tra la Juventus e il Torino, trattammo a lungo. Il prezzo di Gigi si aggirava sui trecento milioni di lire, più un giocatore che Pianelli doveva darci. Alla fine Meroni costò in totale 370 milioni di lire, a noi fu dato in prestito con diritto di riscatto il giovane Agroppi per dodici milioni di lire più Cappelletti prelevato dall’Inter, dopo che Pianelli lo trattò col mio grande amico Italo Allodi, all’epoca dirigente nerazzurro. A Pianelli mentre firmava le tante cambiali tremavano le mani, ma lo rassicurai dicendo che aveva preso un grande talento. Avevo conosciuto bene Meroni e ne avevo apprezzato le doti sia tecniche che umane. Poi successe quello che tutti sappiamo”.
"Venendo invece al presente, hai mai temuto che il Toro potesse scomparire?
"“Sicuramente poteva anche finire tra i dilettanti, ma quando fu accettato il Lodo Petrucci fui sollevato, perché almeno si poteva ripartire dalla B. Bisogna sottolineare il buon gesto di Marengo e Rodda, su Giovannone ho sempre nutrito parecchie perplessità. Cairo lo conosco bene perché presso il gruppo ci lavora mio figlio Piergiorgio, il quale gli ha portato parecchi contratti pubblicitari con aziende che adesso sponsorizzano la società. Con Cairo il futuro è assicurato”.
"Si dice che il presidente sia un accentratore di potere, concorda?
"“Direi di no, è un pragmatico, lui conosce molto bene il mondo della comunicazione e sa prevedere gli eventi, è in grado di mettere gli uomini giusti al posto giusto. Se non ha ancora completato l’organico è perché sta cercando le persone più adatte. Credo che sarà anche abile a recuperare quanto ha speso grazie alla pubblicità e alle sue giuste intuizioni”.
"Pensa che Cairo ricostruirà il Filadelfia?
"“Di certo ha avuto altre cose da fare in questo periodo, ma provvederà a tutto. La situazione del Filadelfia è un po’ complessa, è da vedere cosa succederà. Considerando che è amico di Berlusconi e di Tronchetti Provera, potrebbe essere facilitato nella ricostruzione, perché questi personaggi hanno interessi negli affari immobiliari. Adesso è tutto in sospeso, la questione resta delicata. Confido anche in Chiamparino, che tanto si è prodigato per aiutare il Toro”.
"Cosa ne pensa della squadra e del mister?
"“De Biasi ho avuto modo di conoscerlo anni fa quando era il responsabile del settore giovanile dei dilettanti del Veneto. Venne a Torino per una semifinale ed ebbi subito un’ottima impressione su di lui. Per quanto riguarda la squadra vediamo che rinforzi arriveranno a gennaio, i quali serviranno certamente, perché ci sono giocatori a fine carriera e alcuni giovani il cui impiego va dosato prima di essere lanciati come titolari fissi”.
"E’ tornato anche l’entusiasmo allo stadio.
"“Sì, Cairo ha portato compattezza nell’ambiente e ha stravolto i numeri delle presenze allo stadio, la serie B grazie ai tanti abbonati del Toro ha sovvertito l’andamento che vede gli stadi più vuoti anche in A. Confido anche nell’impegno del presidente in ambito federale, che porti aria fresca e di rinnovamento che possa ricondurre il calcio al vecchio modello”.
"Per concludere mi permetto di farle una domanda scottante, cosa ne pensa della sentenza di assoluzione sul presunto doping della Juventus?
"“La fortuna della Juve è stata quella di appoggiarsi allo studio Zaccone, il migliore che ci sia a Torino, che gli ha risolto la questione con delle tesi molto, molto valide. Zaccone fino a tre anni fa era docente universitario ed era antagonista di Vittorio Chiusano”. (Nella foto gentilmente concessa dalla famiglia Lievore, l'avvocato, a sinistra, è in compagnia di Italo Allodi)
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