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Aldo Serena: “Il Toro segua Giampaolo. Ma al mister manca il trequartista”

Aldo Serena
Esclusiva TN / Le parole di un doppio ex d’eccellenza in vista di Inter-Torino: 223 presenze in nerazzurro, una stagione in granata con memorabile gol nel Derby
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Aldo Serena rimarrà per sempre legato alla data del 18 novembre 1984, quando la squadra di Gigi Radice, il Torino, sconfisse la Juventus al “Comunale” per 2 a 1 all’ultimo respiro. A realizzare il secondo gol granata fu proprio Serena (QUI LA SUA INTERVISTA SU QUEL GOL), uno dei pochi in Italia ad aver indossato, oltre alla maglia del Torino, anche quella di Inter, Milan e Juventus. Serena, da anni apprezzata voce tecnica di Mediaset, ci introduce alla gara di domenica alle 15 tra Inter e Torino, ovvero tra due sue ex squadre. Con l’Inter la bellezza di 223 presenze in tutte le competizioni, mentre con il Torino una sola stagione, la 1984-1985, con 9 gol, tra cui quello memorabile nel Derby della Mole.

Buongiorno Aldo. Partiamo con una domanda secca: che partita si aspetta a San Siro domenica tra l’Inter di Antonio Conte e il Torino di Marco Giampaolo?

“Sarà un match combattuto. Sotto il profilo agonistico tutti gli incroci tra Inter e Torino sono interessanti. Credo che il Covid-19 potrà condizionare il match da una parte e dall’altra. L’Inter dovrà fare a meno, ad esempio, di Brozovic, mentre il Torino di Giampaolo stesso. Penso che sarà una partita da seguire: il Torino si sta ritrovando. Il mister sta ottenendo buone risposte dai suoi ragazzi dopo un avvio difficoltoso e in salita. L’Inter, invece, è ancora alla ricerca di sé stessa. Deve trovare un equilibrio, un bilanciamento e una continuità. Nelle ultime uscite l’Inter ha rischiato troppo”.

Qualche segnale positivo dal Torino, dicevamo. Quali sono i punti fermi sui quali deve fondarsi Giampaolo?

“Parlando di singoli, senz’ombra di dubbio Andrea Belotti. Non è più un semplice capitano o un semplice finalizzatore, è un leader che ormai si è affermato in maniera definitiva. Giampaolo, inoltre, ha idee precise su come far giocare la sua squadra ed è importante che tutto il gruppo vada nella sua direzione. Mi sembra che questo stia avvenendo”.

Giampaolo ha un suo credo calcistico e su questo non ci sono dubbi. Lei lo avrebbe scelto dopo la fallimentare scorsa annata? Non le appare troppo integralista per un Torino che deve rialzarsi e ristabilizzarsi?

“No, penso che sia una scelta giusta. Squadre come Torino o Sassuolo, che non possono ambire a vincere lo scudetto non avendo la forza economica per effettuare certi investimenti, devono puntare necessariamente su un allenatore didattico che insegna calcio e faccia crescere gli elementi in rosa, valorizzandoli. Giampaolo rientra appieno in questa categoria di allenatori. Dunque, ritengo corretto imbastire un progetto con lui”.

Per costruire un progetto, però, servono tutti gli elementi: al Torino di Giampaolo sembrano mancare ancora alcune pedine, nonostante gli adattamenti. Che ne pensa?

“Seguo da vicino Giampaolo da tanto tempo, da quando era all’Ascoli. So perfettamente cosa vuole dal trequartista Giampaolo. Non è solo un giocatore che illumina e inventa giocate, ma è un giocatore fondamentale per portare il primo pressing e per conquistare in zona offensiva i palloni. Detto questo, Simone Verdi non mi sembra un profilo che si adatta a tali richieste. Manca, secondo me, nella rosa attuale del Torino il trequartista che ha nella testa Giampaolo”.

Usciamo un attimo dal contesto Torino e parliamo di calcio a 360°. Martedì è stato impegnato nella telecronaca di Spagna-Germania per Mediaset. Un 6 a 0 storico quello degli iberici. Un match che insegna tante cose. Quale morale ha ricavato personalmente?

“Chi ha la pancia piena se entra in campo senza fame viene travolto. È una morale che vale a tutti i livelli e in tutti gli sport. Dall’altra parte, la Spagna ha individuato nuovi giocatori negli ultimi anni, ha creduto in loro e li sta facendo crescere, seguendo le precise idee del commissario tecnico. Con Giampaolo anche il Torino dovrà ambire a questo, facendolo lavorare”.

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