Tommaso Pobega, attuale giocatore del Pordenone (in prestito dal Milan) è stato accostato al Torino in queste ultime settimane. I granata osservano con attenzione il mediano e nel frattempo abbiamo contatto un allenatore che ha creduto molto in lui, già a livello giovanile. Parliamo di Alessandro Lupi, ex tecnico del Milan che incrociò anche il Torino nella Primavera A due stagioni fa.
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Alessandro Lupi: “Toro, ti consiglio Pobega. In granata può fare bene”
Esclusiva / L'ex allenatore del Milan Primavera: "Aveva una capacità di assimilazione rapida, può giocare sia play che mezz'ala"
Buonasera signor Lupi, lei è l’allenatore del Chiasso, ma negli allievi ha conosciuto Pobega: cosa ci può dire sul ragazzo?
“Io Pobega l’ho avuto negli allievi, l’anno che sono stato messo nell’attività agonistica Lega Pro. Lui era nel gruppo del ’99, uno di quelli più in difficoltà del Milan. Abbiamo iniziato un nuovo percorso, lui era uno dei più tardivi, più piccoli ed esili. C’erano perplessità da parte di qualcuno. Ma io, con questa nuova metodologia, attaccavamo con la palla e difendevamo con la palla. Pobega quando abbiamo cominciato il ritiro arrivava da un anno che aveva giocato poco. Era uno dei più propositivi ed intelligenti in campo. Riconosceva gli spazi e il lavoro che c’era dietro. Grande volontà ed intelligenza, poi è diventato un giocatore molto interessante. Giocava da play, era bravissimo: era in grado di fare un’ottima reazione alla palla persa. Aveva una capacità di assimilazione rapida. Anche se tardivo, io quell’anno l’ho sempre fatto giocare”.
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Pensa che potrebbe essere un buon acquisto per il Torino?
“Secondo me sì. Lui si è strutturato talmente tanto, aveva anche dei genitori importanti dal punto di vista fisico e lo è diventato anche lui. Può fare più ruoli, ora è più una mezz’ala. Ha grosso temperamento e spirito di sacrificio. Lotta sempre su ogni palla. Ha questo spirito innato di competizione, anche nel giocare a calco-tennis. È sempre uno dei primi a metterci voglia. Per il Torino potrebbe essere importante, perché lui il suo lo fa sempre. Poi dipende sempre anche dal collettivo e dalla struttura. Lui con quella fisicità può essere un ottimo giocatore”.
Lei è stato anche allenatore del Milan Primavera, incontrando il Toro in finale di Coppa Italia: si ricorda il match? Cosa cambierebbe?
“A dire il vero è stata una partita in cui il Torino aveva una fisicità incredibile, noi eravamo una buona squadra. Devo dire che ho rivisto poco fa la partita di ritorno, però devo dire che l’andata fu una partita equilibrata, dove prendemmo due gol in contropiede. Devo dire che a quel punto abbiamo avuto 3-4 palle clamorose, ma la palla non è voluta entrare. Nel ritorno invece sono rimasto impressionato dalla nostra prestazione. Abbiamo comandato il gioco in lungo e in largo. Il Toro arrivava col vantaggio e pensava a difendere. Noi siamo stati bravi ad occupare gli spazi e a giocare nella metà campo del Torino. Abbiamo avuto 4-5 palle gol, ma non le abbiamo sfruttate. È stato un rammarico anche solo perdere il ritorno. Era una finale che potevamo anche vincere”.
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Vedendo quel Toro, da chi era stato impressionato in campo nelle file granata?
“C’era Millico tra i più forti. A dire il vero c’erano giocatori molto fisici. Quando il Toro faceva cambi entravano giocatori importanti. Noi eravamo più un gruppo di 2000, avevamo meno esplosività del Toro che aveva un gruppo con tanti ‘99. L’allenatore del Toro, che stimo, era preparato nella conoscenza della partita e degli avversari. L’aveva preparata benissimo. Diciamo che lui ha avuto più cambi di qualità, però devo anche dire che sicuramente ero demoralizzato per la sconfitta ma ero contento per le prestazioni”.
Parlando di calcio in questo periodo, non posso non chiederle cosa ne pensa dell’inizio delle attività sportive.
“Intanto partiamo dal presupposto che bisogna salvaguardare le vite umane. Io guardo quello. L’incolumità. Io non sono un addetto ai lavori, sono situazioni che devono valutare gli addetti. Chiaro che è una situazione delicata e particolare. Il finire ci può stare, ma solo quando non danneggi il campionato prossimo. Come ha detto Castellacci, si rischia di farlo. D’altra parte ci sono squadre che hanno investito e speso, bisognerebbe trovare un sistema per far salire le squadre di Serie B e Serie C. Secondo me, aumentare il numero delle quadre potrebbe essere una soluzione, andando in sicurezza. Però ripeto, è un’opinione personale ma la devono decidere gli addetti ai lavori”.
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