- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
gazzanet
CAGLIARI, ITALY - FEBRUARY 14: Luis Muriel of Atalanta celebrates his goal 0-1 during the Serie A match between Cagliari Calcio and Atalanta BC at Sardegna Arena on February 14, 2021 in Cagliari, Italy. (Photo by Enrico Locci/Getty Images)
Francesco Aresu, giornalista di Tuttomercatoweb, segue da vicino le vicissitudini del Cagliari. In esclusiva su Toro News ci offre il punto di vista della squadra sarda in avvicinamento alla sfida di domani, venerdì 19 febbraio, alle 20.45 tra i rossoblù di Eusebio Di Francesco e il Torino di Davide Nicola.
Buongiorno Francesco, come arriva il Cagliari alla sfida delicatissima contro il Torino?
“Il Cagliari è con l’acqua alla gola. Partita decisiva per la stagione dei sardi. Se non vince venerdì le probabilità di retrocessione crescerebbero esponenzialmente”.
Di Francesco se non vince contro il Torino rischia il posto?
“Sì, assolutamente. Se non dovesse vincere, nonostante i buoni segnali dati dalla squadra nelle ultime tre partite, Di Francesco verrebbe allontanato. Credo che questa squadra verrebbe rivitalizzata da un cambio di guida tecnica. Dispiace perché, comunque, Di Francesco si è dato molto da fare, rinunciando anche tanto al suo credo tattico. Vedendo la situazione, comunque, anche lui ha le sue responsabilità”.
Il mercato di gennaio ha iniziato ad incidere sul Cagliari?
“A parte Nainggolan, che è arrivato per primo e sta lentamente crescendo a livello fisico, soltanto Rugani ha dato il suo contributo. Duncan appena entrato si è infortunato, lo stesso dicasi per Deiola, che è tornato per qualche minuto contro l’Atalanta. Il mercato non si è fatto sentire in maniera sostanziosa: ha portato una serie di giocatori non pronti. È stato ripetuto mille volte. Si è puntato più sui nomi di grido piuttosto che su calciatori brillanti atleticamente”.
Qual è il clima che si respira a Cagliari per questa situazione di classifica?
“Nessuno si aspettava ad inizio anno un rendimento così. Era lecito attendersi qualche difficoltà complici i nuovi innesti e soprattutto il nuovo allenatore. L’ambiente è abbastanza sotto shock e non è molto ottimista. Credo, però, che sia normale questo pessimismo dopo quindici gare senza vittorie, nonostante i grandi nomi in rosa. I campionati, però, non si fanno con i nomi. Questo Cagliari, purtroppo, risente tantissimo del mancato ingaggio di Nainggolan ad ottobre. Il Cagliari era convinto di prendere il belga già dall’avvio della stagione ma l’Inter si è messa di traverso. Di Francesco non ha così avuto un leader carismatico nello spogliatoio. Inoltre, anche il Covid ha ostacolato e non poco il Cagliari, fermando a turno un po’ tutti i senatori del gruppo”.
Quante responsabilità la tifoseria attribuisce al patron Tommaso Giulini?
“Come tutti i presidenti è un personaggio divisivo: ci sono grandi estimatori e ci sono grandi critici. Il discorso societario va affrontato nella sua totalità e non deve riguardare soltanto Giulini. Al Cagliari manca un direttore sportivo di esperienza. Ciò ha inciso parecchio in fase di trattative. Carta è alla sua prima stagione in Serie A, dopo la gavetta nel settore giovanile rossoblù e all’Olbia, assimilabile pur con le dovute differenze ad una Squadra B. Credo che la gestione generale dell’intera stagione sia rivedibile. Sono state date per scontate troppe cose”.
Un’ultima domanda. Secondo lei, ci sono assonanze tra la stagione del Cagliari e quella del Torino, anche in base alle scelte compiute in estate?
“Certo, ce ne sono parecchie. Tutte le piazze che hanno deciso di cambiare allenatore hanno avuto delle difficoltà a far passare subito il messaggio di un nuovo tecnico. Coloro i quali hanno fatto più fatica sono tecnici come Di Francesco, Liverani e Giampaolo che sono considerati integralisti e fortemente vincolati alle loro idee di calcio. In una situazione del genere la pazienza non deve mancare, ma la verità di fondo è che sono necessari i punti. Se non fai i punti, a meno che non ti chiami Inter, Milan o Juventus, devi preservare la categoria e il progetto rischia di saltare per aria. Di Francesco ha commesso degli errori, come detto precedentemente. Probabilmente all’inizio della stagione è stato troppo dogmatico, chiedendo a Joao Pedro di giocare esterno d’attacco nel 4-3-3. Poi, Joao Pedro e la società si sono imposti e la "chiesa" è tornata al centro del "villaggio". Il miglioramento c’è stato, ma nella seconda parte del girone d’andata, dopo la vittoria con la Sampdoria, è avvenuto un vero e proprio crollo. Credo, comunque, che le stagioni di Cagliari e Torino siano comparabili. I granata hanno deciso prima di cambiare tecnico. Non so fino a quanto stia pagando in questo momento, anche se Nicola un po’ di respiro l’ha dato”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA