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Esclusiva

Artistico fa 55 anni: “Racconto a TN il mio Toro, da Ferrante a Cimminelli”

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In esclusiva, nel giorno del suo 55esimo compleanno, le parole dell’ex attaccante granata, autore di tre stagioni sotto la Mole con due promozioni all’attivo
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Edoardo "Ciccio" Artistico è stato un attaccante che ha girato l’Italia. Da Nord a Sud. Nel suo curriculum ci sono diverse esperienze, tra cui una fondamentale, quella nel Torino dal 1998 al 2001. Oggi, domenica 16 giugno, l’attaccante romano (52 presenze e 17 gol in granata), spegne 55 candeline e si racconta in esclusiva su Toro News, ripercorrendo le tappe centrali della sua esperienza nel mondo del calcio.

Buongiorno Edoardo e buon compleanno. Tre dei suoi anni li ha vissuti con la maglia granata addosso. Come li può riassumere?“Quando ricevetti la proposta del Toro avevo appena vinto il campionato a Salerno. Ero reduce da una meravigliosa promozione, potevo restare in Serie A con la Salernitana o potevo accettare la sfida con la storia perché indossare il granata del Toro è indossare la storia del calcio. Sapevo che la squadra era forte e non ci ho pensato due volte: mi sono trasferito sotto la Mole. Dopo qualche difficoltà, la promozione è arrivata. In Serie A avevo anche iniziato abbastanza bene con un paio di gol ma poi subentrò un problema al tendine che mi tenne bloccato per 14 mesi a seguito di due operazioni, una a Torino e l’altra in Finlandia. Quando rientrai, il Toro era di nuovo in Serie B e segnai alla prima partita contro la Pistoiese. Il finale di campionato fu buonissimo: 6 gol in 13 presenze. Fui decisivo per la nuova vittoria del campionato di B. Indipendentemente da tutto sono stati tre anni meravigliosi, i più importanti della mia carriera perché giocare nel Toro non è da tutti. Sono stato fortunato”.

Costituì una gran bella coppia con Marco Ferrante...“Marco fece 27 gol e io mi snaturai un po’ per aiutarlo e mi fermai a 8. Ero una prima punta, ma mi misi a suo servizio. A livello di corsa cercai di far stare il più possibile Marco dentro l’area di rigore perché vicino alla porta ha sempre fatto la differenza. La squadra, indipendentemente da noi due, era forte. E poi il pubblico e la spinta della Maratona facevano la differenza”.

Al Torino ha conosciuto una vera bandiera come Emiliano Mondonico: che ricordo conserva?“Ha dato tanto, specie nel Torino. Conosceva benissimo il calcio italiano. È stato uno dei tanti allenatori bravi che ho avuto lungo il mio percorso. È stato uno di quei tecnici che mi ha migliorato”.

Al Torino Mondonico è una leggenda, Juric invece se n’è andato in malo modo. Che giudizio ha del triennio del tecnico croato?“Juric è stato mio compagno ai tempi del Crotone. Ha fatto bene al Torino e per me potrebbe ulteriormente crescere nella sua carriera. La piazza granata non è banale. Purtroppo, il Torino sa salvarsi in scioltezza ma non riesce a fare il cambio di passo. Probabilmente, qualche allenatore si aspetta un po’ più di ambizione da parte della proprietà, qualche investimento in più. Il Torino non merita solo la Serie A, ma merita di giocarsi un posto in Europa. Per questo non sempre gli allenatori sono molto contenti del Toro e della loro esperienza nel Toro”.

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Oggi compie 55 anni, quando ne aveva 30, il 21 novembre 1999, al Bentegodi stabilì un record: giocò tre minuti, segnò un gol e venne anche espulso. Era un Hellas Verona-Torino: si ricorda?“Non si doveva neanche giocare: faceva freddissimo e il mister mi mise in panchina. Al 23’ mi inserì a sorpresa in campo, ebbe questo colpo. Dopo un paio di minuti segnai con il sinistro su cross di Maspero, dopo un altro minuto fui espulso. Se rivediamo bene l’entrata, sembra cattiva ma in realtà fu la neve a portarmi sulla caviglia di Filippini. Era un fallo da evitare ma non era così cattivo. Quando vestivo la maglia del Toro, avevo una foga particolare. Tra l’altro, quella partita la finimmo in nove per l’espulsione di Ferrante ma la vincemmo allo stesso”.

Dopo la seconda promozione in Serie A in tre stagioni non arrivò il rinnovo con il Torino: come la prese?“Non ci rimasi benissimo, lo devo confessare. Nei quattordici mesi in cui sono stato fermo ho fatto il massimo per tornare al meglio. Sono andato a Bologna a curarmi a mie spese dopo la seconda operazione, quella in Finlandia. Non chiesi nulla alla società, ma quando fu il momento di tornare mi ripresentai in forma: 6 gol in 13 partite, la rete all’esordio con la Pistoiese e quella promozione con il Pescara. Credo che mi comportai bene, ma avevo 32 anni ed ero in scadenza. Cimminelli mi disse che non ero più giovanissimo. Lasciare Torino mi diede fastidio, ma fa parte della vita”.

Fa ancora parte del mondo del calcio?“Ora lo seguo soltanto, ma fino a due anni fa sono stato nel settore giovanile del Frosinone. Gravitavo sul Lazio. Andavo a vedere i ragazzi e li portavo a Frosinone a fare i provini. Ho collaborato soprattutto con il Frosinone di Stellone. Dal luglio 2023 sono in pensione, ma continuo ad allenarmi perché lo sport è importante. Faccio una vita sana e tranquilla a Roma”.

Quanto è cambiato questo mondo negli ultimi due decenni?“Il calcio è cambiato molto sotto l’aspetto della qualità e anche del ritmo. Mio nipote ha giocato in Serie C nell’ultima stagione, alla Virtus Francavilla. Purtroppo, sono retrocessi ma spero che possa rimanere nel professionismo. Questo per dire che guardo un po’ tutte le categorie. Devo dire che quando giocavo io in Serie B le rose erano mediamente più complete e forti, basti pensare al Toro della prima promozione: Bucci, Maltagliati, Asta, Lentini, Bonomi, Ferrante e molti altri. Oggi c’è meno qualità e penso che nel 2024 avrei fatto qualche presenza in più in Serie A”.

Avrebbe fatto meno fatica con i difensori d’oggi?“Sono stato marcato da Costacurta e Maldini e da Thuram e Cannavaro: ho detto tutto sulla qualità dei difensori che mi hanno marcato in Serie A”.

Più o meno negli stessi anni in cui lei giocava, correva sulle corsie di Serie A e Serie B anche Paolo Vanoli, ormai prossimo a diventare tecnico del Toro. Come valuta la scelta?“L’ho seguito tantissimo a Venezia. È un giovane allenatore che sta facendo benissimo. Mi sembra un ragazzo con le idee chiare e la testa a posto. È una scommessa importante, ma se uno non prova non può sapere fino a dove può spingersi”.

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