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Beccantini: ‘A capo della FIGC vorrei Zoff o Rivera’

Redazione Toro News

Roberto Beccantini, editorialista de La Stampa, analizza la sconfitta dell'Italia, bocciata dal Comitato Uefa, che ha scelto l'Ucraina e la Polonia come prossimi organizzatori degli Europei 2012....

"Tutti pronti ad esultare, poi la doccia fredda, qual è stata la prima reazione della delegazione italiana?

"La tipica reazione di chi pensava di avere già vinto. Un classico della nostra letteratura e nomenclatura. Siamo i migliori a gestire le difficoltà, i peggiori a governare l’ovvio.

"Qual è stato, a suo avviso, la causa della mancata assegnazione degli Europei 2012?

Premessa. Ho sempre scritto che non li avremmo meritati però ero convinto che, arrivati allo sprint, ce li avrebbero dati. Può essere che abbia peccato anch’io di presunzione. Sino a martedì 17, eravamo i favoriti. In questi casi, mi fido molto dei bookmakers. E quelli inglesi ci quotavano a 1,70, con Crozia-Ungheria a 3,25 e Polonia-Ucraina, addirittura, a 4,50. Nelle ultime ore deve essere successo “abbastanza”, se non proprio molto o tutto. Naturalmente, per noi la colpa è di Platini e/o Blatter. Credo, viceversa, che gli scandali e la sicumera dei dirigenti abbiano contribuito a far pendere la bilancia verso l’ucraino Surkis, una vecchia volpe che si è mangiato Carraro e il resto del nostro pollaio. Vero, la corruzione esiste anche a Varsavia e Kiev e, non escludo, che l’Uefa, aprendo all’Est, abbia voluto inviare un segnale forte. Rimango però dell’idea che siamo stati noi a perdere, più che gli avversari a vincere. E come me la pensa Zibì Boniek. Il calcio italiano, a livello dirigenziale, è un gran bordello. All’estero, faticano a trovare un riferimento affidabile. Se non era per Platini, che ce lo impose, saremmo arrivati a Cardiff senza presidente.L'Italia è tornata prima nel Ranking Fifa, è campione del mondo, sotto il profilo tecnico il calcio italiano funziona, forse il problema sta sotto il profilo politico?

Assolutamente sì. Riusciamo al massimo a esprimere dignitosi dirigenti di club, ma siamo sempre lì che rimpiangiamo il buon Artemio Franchi che, da sanguigno contradaiolo senese, sapeva come cucinare il Palio e non solo quello. Un dirigente, cioè, che abbia una visione “alta” del ruolo. Così alta da poter fare gli interessi di tutti. Ecco, qui siamo terribilmente carenti. Rossi è stato un commissario che, a un certo punto, si è creduto Dio in terra. Pancalli, un traghettatore educato e appassionato: per questo, è scappato. Abete frequenta il Palazzo da una vita. Carraro è un Palazzo che, per caso, ha frequentato una vita: la sua. Matarrese è la radice dell’Abete. Petrucci, un sommergibilista sul cui periscopio non tramonterà mai il compromesso.Certo che andare a Cardiff con Matarrese e le sue battute, un po' la bocciatura ce la siamo tirata addosso...

Ormai, è come sparare sulla Croce Rossa. Ma attenzione: un’ambulanza che si mette in posa e dice “prego, sparatemi”. Matarrese è l’altra faccia di Carraro: uno che prima di contare parla fino a cento. Mentre Carraro conta fino a mille prima di (non) parlare. Riconosco a Don Tonino un filo di umanità. Peccato che la nasconda sotto l’uniforme del dittatorello. Appena piombato a Cardiff, ha chiamato “piccole” le federazioni rivali. Così, tanto per creare un po’ di consenso: fra loro. Matarrese è il Niccolai dei nostri boiardi. Un autogol dietro l’altro.

Possibile che in Italia non si possa mai fare un passo avanti mettendo a capo dei vari organi personaggi nuovi e più credibili?

Da anni propongo, invito e supplico di provare ex giocatori nei ruoli nevralgici delle istituzioni. Niente. Non dico che d’improvviso il nostro mondo diventerebbe un paradiso, ma perché non concedere una chance a un Rivera o, per esempio, a uno Zoff? Peggio di quello che hanno combinato i predecessori, non potrebbero fare. Siamo, purtroppo, un Paese ingessato che non si alza mai dalla poltrona. In troppi sensi.

Si sperava che Calciopoli potesse cambiare le cose, invece ha solo penalizzato talune squadre, pizzicate in fallo con le intercettazioni, ma alla fine il calcio nostrano fa fatica a voltare pagina.

Anche Calciopoli è stata un’occasione persa. Per l’ambiguità delle sentenze, per la sindrome da piazzale Loreto che sempre prende i “servi” (e noi lo siamo fin dall’antichità) quando scorgono il tiranno, che sino a un attimo prima baciavano e riverivano, pendere dalla forca. Non cambieremo mai. Né cambierà mai il nostro ritmo: indignazione viscerale, volontà di far pulizia, poi rimpianti, rimorsi e, naturalmente, voglia che la pulizia sia fatta solo nel cortile dell’avversario.

Effettivamente l'Italia del calcio com'è vista in Europa?

Ci considerano, per dirla con uno slogan che mi è caro, una Nazione che sposa le regole e va a letto con le eccezioni.

Questa bocciatura potrà servire a qualcosa? Magari a essere più umili e lavorare seriamente non solo sulle riforme, ma soprattutto per farle rispettare?

La speranza è sempre l’ultima a morire, ma ormai ne ho viste troppe per illudermi. La responsabilità è anche di noi giornalisti che controlliamo poco i giochi di potere, forse perché ci piace giocare con i potenti.

Senza Europei addio ricostruzione stadi, soprattutto il Delle Alpi, cui la Juventus pensava di far ristrutturare grazie al Credito Sportivo, scelta che lei stesso hai criticato nel suo editoriale di lunedì. Adesso che scenario prevede sugli stadi cittadini?

Lo ignoro. Dimenticavo: se abbiamo perso gli Europei, è anche perché, come ha confessato Platini, abbiamo battuto troppo il tasto degli stadi, dando l’impressione che volessimo quelli esclusivamente per ottenere a prezzi di saldo questi. E’ logico, sacrosanto e giusto che lo stadio, anche in Italia, debba diventare di proprietà del club. Patti chiari: chi vuole, se lo costruisca. Il credito sportivo offre prestiti a tasso agevolato. Alla Juventus come al Torino, al sottoscritto (se fosse una società) come a te (idem). Punto e basta. Detesto le scorciatoie. Fondamentale è che il cittadino non sborsi un euro. Certo, per uno stadio di proprietà, darei anche quattro o cinque mercati in sordina e un quinquennio a basso regime in classifica. Il tifoso non può non capire quanto sia cruciale il problema degli impianti.

C’è in atto a proposito una lunga querelle tra Cairo e Chiamparino, hanno ragione e torto entrambi o qualcuno ha più ragione dell'altro?

Ho seguito distrattamente la querelle. Dunque, non mi sento di dire chi abbia ragione e chi torto. Viceversa, mi sento di dire che in Italia si succhiano molto, troppo, le mammelle dello Stato. Ripeto: io, privato, tiro fuori i soldi e costruisco quello che voglio (beninteso, nel rispetto delle leggi e previo autorizzazioni varie); tu, pubblico, pensi alla scuola, agli immigrati, a opere di interesse comune. Ritornando a Cairo e Chiamparino, visto da Milano mi sembra il solito fritto misto all’italiana. Altra cosa, che vale per tutti. Sono stato all'Old Trafford, a Manchester. Sinceramente: io questi centri commerciali e questi cinema multi-sala attorno, mica li ho notati. Ho ammirato, invece, un gioiello di stadio, un museo da urlo e uno store stellare (nei prezzi, soprattutto). Il guaio è che, nel pensare lo stadio nuovo, i nostri creativi partono dai centri commerciali e dai cinema. Capito la differenza?