Bjelanovic a TN: “Vlasic può crescere tatticamente, non avendo un ruolo preciso”
MODENA, ITALY - JANUARY 23: Sasa Bjelanovic of Vicenza Calcio in action during the Serie B match between Sassuolo and Vicenza at Alberto Braglia Stadium on January 23, 2010 in Modena, Italy. (Photo by Claudio Villa/Getty Images)
In esclusiva le parole dell’ex attaccante del Torino (22 presenze nel 2007/2008) circa la Croazia, Juric e Vlasic
Andrea Calderoni
La Croazia è in semifinale del Mondiale, Nikola Vlasic sta portando avanti i colori granata nella rassegna qatariota. Toro News si affida in esclusiva a Sasa Bjelanovic, ex attaccante del Torino (22 presenze nel 2007/2008), nonché nativo di Zadar in Croazia, per approfondire il tema Vlasic e il tema Juric.
Buongiorno Sasa. Si aspettava la Croazia ancora una volta tra le prime quattro del Mondo?
“Me lo auguravo. In generale, l’ambiente non era convinto di raggiungere la semifinale. Era un primo obiettivo passare il girone. Tanti giocatori erano in discussione, lo stesso anche il gioco. Nei palcoscenici importanti, però, esce fuori sempre il meglio della nostra Nazionale. Abbiamo quindi dovuto ricrederci”.
Come giudica il Campionato del Mondo di Nikola Vlasic?
“Vlasic era partito titolare nella prima partita, quindi significa che ha un ruolo importante all’interno di questa selezione. Ha patito un piccolo acciacco al polpaccio per il quale è stato in panchina. Probabilmente, per un discorso tattico non è facile da collocare. Penso che sia un cardine della nostra Nazionale: anche quando non parte dal 1’, è uno dei primi a essere chiamato in causa”.
E il suo impatto in Italia?
“Ero curioso di vedere come sarebbe andato in Italia, ma ero altresì convinto che avrebbe fatto bene. Lo conosco dai tempi dell’Hajduk Spalato e so che ha qualità e caratteristiche adatte al calcio italiano e adatte a Ivan Juric. Sono contento che si stia dimostrando un ottimo acquisto per il Torino”.
Dove può ancora crescere?
“Credo che, nonostante la giovane età, ha tanto ritmo perché gioca da parecchio tempo in campionati importanti. Non penso che possa migliorare ancora dal punto di vista tecnico e fisico, ma penso che abbia ancora margini dal punto di vista tattico. Si tratta di un giocatore che non ha ancora un ruolo preciso. Essendo duttile, gli allenatori l’hanno sempre spostato nel campo. Juric lo conosce bene e gli troverà la collocazione giusta in campo, come peraltro ha già fatto in questi mesi”.
Si aspetta a breve un rinnovo del suo connazionale Ivan Juric?
“Non so cosa accadrà, bisogna essere dentro per dirlo. Mi auguro per il Torino che possa tenere un mister bravo come Juric. Ivan alcune volte è anche troppo esigente, ma sa quello che vuole. La squadra sta crescendo e si è stabilita nella parte sinistra della classifica. Juric ha messo una base importante, poi bisogna comprendere le vere ambizioni della società”.
Cosa ha rappresentato la stagione 2007/2008 con la maglia del Torino nella sua carriera?
“Il Torino è stata una grande esperienza. Mi sono trovato in una piazza importante ed esigente. La squadra non rendeva al massimo e anch’io ho faticato a mettermi in luce, perché ero un attaccante che aveva bisogno del supporto di tutto il collettivo. È stata un’annata molto confusa: le aspettative erano alte, ma dopo pochi mesi ci siamo trovati per terra. Doveva essere una stagione di rilancio e invece fu un’annata negativa. Vestire la maglia del Torino è stato un grande orgoglio; purtroppo, non sono riuscito a dare il mio meglio”.
Ormai da anni siede dietro la scrivania...
“Sono stato all’Hajduk fino al 2019, mentre ora sono direttore sportivo all’NK Istra da sei mesi a questa parte”.
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