"Quattordici anni in granata, dai Pulcini all'Under 18 e in mezzo tante vittorie. Tra i successi più prestigiosi di Massimiliano Capriolo c'è sicuramente lo scudetto Berretti. Un anno fa il tecnico veniva premiato dalla sezione del Piemonte dell'Aiac (l'associazione allenatori) come il miglior allenatore della stagione passata (2018/19, quella dello scudetto appunto). Poi in estate la separazione dal Torino. Vista la sua grandissima esperienza, Capriolo può spiegare al meglio quali sono le difficoltà nelle giovanili in quest'anno falcidiato dal Covid-19.
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Capriolo: “Giovanili? A calcio come a scuola, le verifiche sono fondamentali”
Esclusiva TN / L'ex tecnico granata analizza la situazione attuale per i settori giovanili e ricorda il suo passato al Toro tra lo scudetto Berretti e i Toro Campo con don Aldo Rabino
"Buonasera mister. Partiamo dalle emozioni. Che cosa ha significato per lei l'addio al Toro?
"“Innanzitutto io spero che sia un arrivederci più che un addio. Nel calcio le cose cambiano in fretta. È stato un momento importante della mia vita sia calcistica che umana. Ho avuto una crescita come persona, d’altronde sono stato qui 14 anni”.
"Qual è stato il momento più bello in granata?
"“Sarebbe facile dire le vittorie. Ogni anno c’è sempre stato un passaggio bello. Ogni anno ho avuto la fortuna di vivere esperienze bellissime. Ovviamente il momento più alto è stato vincere lo scudetto Berretti dopo che ero partito dai Pulcini. Ci sono vittorie contro Real Madrid, Borussia Dortmund e altre straniere nei tornei internazionali. Ricordo quando i 2001 erano Esordienti e vincemmo il Selis, il torneo di Rimini e il San Pellegrino di Bergamo, i tre tornei più importanti della categoria. Anche con i 2003 e i 2005 ho avuto annate bellissime, come il campionato vinto con i 2004 quando facevano l'Under 14. Ne ho avuti così tanti di ragazzi (ride, ndr). Un’esperienza per me importantissima è stata quella di Maen, quando feci il responsabile dei Toro Camp con don Aldo Rabino. Lui mi ha aiutato tantissimo a crescere come persona”.
"A proposito di Berretti, lei ha affrontato Vianni nell'anno dello scudetto e ora Samuele è al Toro. Cosa ricorda di lui?
""Sì mi è sempre piaciuto e l’avevo segnalato a Bava, al quale piacque e infatti aveva già provato a prenderlo in passato. Secondo me è proprio un ragazzo da Toro dal punto di vista umano. Lavorava molto per la squadra. Poi ha qualità tecniche veramente interessanti”.
"La soddisfazione più grande che ha avuto?
"“Vedere ragazzi allenati finire in prima squadra è la prima soddisfazione da istruttore. Le soddisfazioni più belle te le danno i ragazzi. L’altro giorno leggevo un’intervista a Niccolò Serra (difensore classe 2005) e lui aveva detto che sono stato uno degli allenatori più importanti che ha avuto. Questa è una bella soddisfazione. Ancora adesso ci sono ragazzi che mi chiamano per chiedermi consigli. Poi ho avuto la possibilità di formare ragazzi che ora sono istruttori nella Scuola calcio del Toro, questa è stata un’altra grande soddisfazione”.
"Durante il lockdown l’anno scorso aveva dovuto interrompere un periodo di crescita. Vi allenavate da casa con la certezza di non poter ripartire. Quanto è stato complicato?
"“La difficoltà è grande, perché con le limitazioni che ci sono non si riesce a fare il lavoro situazionale. Si lavora solo su certe cose. Noi facevamo tutto da casa, quindi potevamo guardare solamente la parte fisica. Avevano delle schede tecniche, ma senza la presenza è difficile. Io ho sempre creduto molto e lavorato sull’aspetto umano. L’empatia e il rapporto con i ragazzi sono la cosa più bella e che permette di lavorare al meglio”.
"Ora quanto meno i ragazzi si allenano con la possibilità di ripartire. Lei come lavorerebbe?
"“Viste le limitazioni io mi concentrerei per fare parecchio lavoro sulla tecnica di base abbinata ad altri aspetti. Senza contatto è comunque complicato. È difficile coinvolgere i ragazzi negli allenamenti se si è obbligati a lavorare solamente sulla tecnica. Anche se prima o poi ripartiranno, comunque manca l’obiettivo della partita. È come a scuola, dove si studia e poi c’è la verifica o l’interrogazione. Nel calcio è uguale, ci si allena e poi in partita si testano i progressi”.
"Quanto può essere minata la crescita e il percorso dei ragazzi?
"“Ti riporto il caso dell’anno scorso. Noi stavamo crescendo e avremmo dovuto giocare il Viareggio, che sarebbe stato un passaggio importante per la loro crescita. Idem quest’anno. Mancheranno degli step. È un peccato per i ragazzi perché perderanno dei mesi di lavoro continuo. Senza confronto i ragazzi potrebbero risentirne”.
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