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Cereser ricorda Bolchi su TN: “Gli piaceva il poker, che sfide con Meroni!”
Due “super amici” che avrebbero dovuto incontrarsi tra qualche giorno nel loro amato Filadelfia: questo il ricordo di Bruno Bolchi da parte di un commosso Angelo Cereser in esclusiva su Toro News, l’indomani della scomparsa a 82 anni dell’ex giocatore di Inter e Torino, intervenuto sulle nostre colonne proprio alla vigilia dello scontro tra nerazzurri e granata dello scorso 10 settembre (LEGGI QUI).
Buongiorno Angelo. Una brutta notizia quella di Bruno Bolchi...
“Abbiamo giocato assieme quattro anni e mezzo più. Avevamo già programmato per ottobre un pranzo a Torino, una visita al museo del Grande Torino e al Filadelfia. Ci dovevamo vedere con tutto il gruppo di fine anni Sessanta-inizio anni Settanta. Non gli è stato possibile: mi dispiace proprio, quest’anno se ne sono andati via tanti di quel calcio, da Gabetto a Garella. Era un buon amico, semplice e dolce. Aveva un animo buono, predisposto all’aiuto dei più giovani. Anche se non giocava, aiutava il gruppo e soprattutto i ragazzi più giovani. Era il nostro Maciste per la sua mole. Il suo metro e ottantacinque non lo limitava nella velocità. Ci insegnava a correre con il passo breve”.
Aveva passioni extra campo?
“Era un grande giocatore di carte. Gli piaceva il poker: che sfide con Gigi Meroni!”.
Come ha accennato, siete rimasti in contatto in questi anni?
“Siamo sempre stati in contatto. Quel gruppo è rimasto molto unito. Proprio oggi (ieri ndr) mi sono sentito con Agroppi. Anche con Pulici non manca mai la chiamata. Il rapporto si è mantenuto ed è rimasto un po’ particolare. È un legame più duraturo rispetto ad altri, forse è stato il Filadelfia a renderlo così speciale”.
Umanamente cosa le ha lasciato Bruno?
“Bruno è stato un semplice. Ha vinto campionati di Serie D e di Serie C come allenatore ma non ci teneva ad apparire. Amava le cose semplice e non aveva mire da leader. Mi ha lasciato dei grandi insegnamenti. È stato un grande compagno. Non era facile non essere invidiosi dell’altro perché anche allora si era campioni, proprio come oggi. Avevamo anche due ruoli in alcuni casi simili, soprattutto in fase emergenziale, eppure siamo sempre stati super amici, mai concorrenti. Credo che il nostro esempio sia importante per le generazioni d’oggi”.
Passiamo all’oggi. Come vede il Torino?
“Vedo bene il Toro perché segue le idee dell’allenatore. Va tutto bene tranne la fase di realizzazione. Mi sembra che quando deve attaccare, la via per andare in gol non funziona tanto. Juric vuole mandare in gol le mezzali allargando gli attaccanti, così diventa difficile fare gol in ripartenza perché la logica suggerisce l’opposto. O hai un grande attaccante oppure trovi delle difficoltà. Il Torino fa pochi gol e penso che i granata faranno un campionato da metà classifica. Mi appare un torneo in linea, punto in più punto in meno, a quello scorso”.
Quanto inciderà il Mondiale invernale?
“Tanto. Il campionato è anomalo perché non si sa chi starà meglio nella seconda metà della stagione. Ci sono già tantissimi infortuni, i quali non erano preventivabili”.
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