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Coppitelli a TN: “Mi sono immedesimato col Toro. Partite a Biella? La vedo così”

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Coppitelli se ne va dopo cinque anni gratificanti quanto difficili, caratterizzati da trofei vinti o sfiorati e dalla crescita di tanti giocatori: il tecnico romano affida a Toro News alcune riflessioni dopo la fine del contratto col Torino
Gianluca Sartori Direttore 

Era arrivato al Torino 32enne, da allenatore promettente alla prima esperienza lontano da casa. In città lo conoscevano in pochi e il fatto che sulla panchina della Primavera, dopo tanto tempo, arrivasse una persona non di estrazione granata era guardato da taluni con sospetto. Ora Federico Coppitelli se ne va dopo cinque anni (inframmezzati da un’esperienza all’Imolese) gratificanti quanto difficili, caratterizzati da trofei vinti o sfiorati e dalla crescita di tanti giocatori. Anni che lo hanno fatto diventare certamente un tecnico più completo, assolutamente pronto per il calcio professionistico, ma che lo hanno reso anche – e chi lo ha conosciuto se ne è reso conto - un granata “adottivo”. Il tecnico romano affida a Toro News alcune riflessioni dopo la fine del contratto col Torino.

Mister Coppitelli: a conclusione di questa lunga avventura con il Torino, quale è il suo bilancio personale? E cosa prova dentro di sé?

“Sicuramente il Torino è la squadra nella quale sono stato più a lungo. Mi sono immedesimato molto con questa realtà, si è creato un legame importante che va oltre il calcio. Professionalmente parlando, penso siano state fatte cose importanti. La Primavera è una categoria che negli anni è diventata sempre più difficile da affrontare. Tolto quest’anno siamo sempre arrivati ai playoff, abbiamo sfiorato uno scudetto nel 2019, e l’anno prima con una squadra particolarmente giovane abbiamo vinto la Coppa Italia e siamo andati a giocarci al Franchi la semifinale scudetto. Quando sono arrivato il Torino arrivava da anni di successi in Primavera, quelli di Moreno Longo, ma la difficoltà era mantenere uno standard alto di risultati, perché oltre alle corazzate tante diverse realtà si stavano attrezzando per essere più competitive. E la cosa principale che mi è stata chiesta fu quella di aiutare a far crescere giocatori che fossero validi per la Serie A e la Serie B. Da questo punto di vista penso che abbiamo lasciato un’eredità di ragazzi utili, penso ai vari Gemello, Buongiorno, Kone, Rauti, Millico, più altri che sono andati via come De Luca. Ovviamente non è solo merito mio, ma quando mi guardo indietro provo soddisfazione e questo dà un senso al percorso fatto. Il bilancio globale da questo punto di vista è positivissimo”.

A chi le chiede come mai lei e il Torino avete deciso di separare le strade cosa risponde?

“Penso che l’intelligenza sta nel capire in anticipo quando è il momento giusto per separarsi. Da un lato io posso aver bisogno di fare un passaggio differente, dall’altro la società è cambiata molto rispetto a quando sono arrivato ed è giusto che scelga le persone che ritiene più congeniali. Entrambe le parti hanno capito spontaneamente che era giusto salutarsi”.

Ci dica tre momenti che le restano impressi di questa sua avventura.

“Ce ne sono tanti. Sicuramente il primo è la vittoria della Coppa Italia a San Siro. Ma un altro bel momento è stata la prima partita giocata al Filadelfia dalla riapertura nel 2017, anche se la perdemmo contro l’Atalanta di Barrow e Kulusevski. Al Fila abbiamo portato tante partite di alto livello: due finali di Coppa Italia, derby intensi ed emozionanti. Questo mi rende orgoglioso, ma devo dire lo stesso anche della salvezza del 2021, considerando da dove eravamo partiti. Purtroppo la stagione si è conclusa con una sconfitta netta contro la Sampdoria, ma mi sono rimasti impressi i dieci giorni di quel mese di giugno in cui costruimmo una salvezza insperata vincendo con l’Empoli poi campione d’Italia e con il Bologna e perdendo di misura un derby giocato benissimo contro la Juventus”.

Forse la stagione meno soddisfacente è stata proprio l’ultima…

“Io credo invece che siano stati raggiunti dei risultati grossomodo in linea con quelli che erano i nostri valori. Il fatto è che nel girone di andata abbiamo inanellato delle vittorie nel girone di andata che ci hanno dato un booster, una spinta, fin troppo grande. Alla fine del girone d’andata però eravamo noni e penso che il nostro valore fosse quello. Quando si giudica una stagione bisogna tenere presente il punto da dove si era partiti. Il Torino Primavera era reduce da due annate difficili e la squadra l’abbiamo dovuta costruire negli ultimi 15 giorni di agosto. Il risultato è stato un gruppo poco omogeneo, con ragazzi presi dall’estero che hanno fatto fatica a integrarsi. E' chiaro che era un anno di transizione e per tutti è stato difficile trovare subito le misure; credo che fino a inizio aprile, quindi ad un mese e mezzo dalla fine, abbiamo fatto un campionato ottimo, avevamo 40 punti che poi alla fine è stata già di suo la quota salvezza. Mi sarei evitato volentieri il doverci giocare tutto in casa con l’Atalanta, ma è stato bello terminare l’anno tornando a giocare e a vincere al Filadelfia”.

Sicuramente il fatto di giocare a Biella le gare in casa ha condizionato la vostra annata. Al termine della stagione lo ha evidenziato anche lei. Questo è un argomento che ha destato scalpore. Come la pensa lei?

“Fatico a vedere soluzioni diverse. Il problema è che la Lega Serie A ha dato un giro di vite ai parametri a cui devono attenersi i campi di gioco e nel Torinese le strutture che li rispettano scarseggiano. Certo, a vedere i campi utilizzati da altre società italiane viene il sospetto che queste regole non vengano seguite sempre alla lettera, ma tant’è. Il Filadelfia? Ci può stare che la prima squadra voglia preservare il campo. Ma sicuramente Il Filadelfia qualche punto in più te lo porta e il Torino Primavera è caratterizzato e noto per il grande seguito di cui gode. Anche per questo scelsi il Toro, ai tempi. Era un motivo di appeal importante”.

Il suo successore sarà Giuseppe Scurto, che conosce bene come allenatore e come persona. E' una scelta buona? Gli ha dato consigli?

“Non ci siamo sentiti, sicuramente non ha bisogno dei miei consigli, si sa destreggiare e ha fatto le sue esperienze. E’ un ottimo allenatore che nel contesto di Torino farà sicuramente bene. Questo al di là del fatto che nello staff potrebbero esserci alcuni miei ex collaboratori a cui sono legato. Non posso che augurare il meglio a lui e a tutto il Toro”.

Chi si sente di ringraziare al termine della sua avventura in granata?

“Ci sarebbero tante persone da ringraziare. In primis penso ai tifosi. Mi hanno sempre fatto percepire affetto anche nel periodo in cui non ero al Toro e spero che questo legame rimanga anche in futuro. E poi un ringraziamento speciale va al presidente Cairo: in un momento importante della mia carriera ha avuto fiducia in me e mi ha sempre supportato”.

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