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Diana a TN: “Vi racconto il ‘mio’ Gemello. Samp e Toro oggi due mondi diversi”
Aimo Diana è uno dei tecnici più apprezzati della Serie C italiana. Dopo aver portato in alto il piccolo Renate, ora comanda le operazioni nel girone B con la Reggiana (spettacolare il testa a testa con l’ambizioso Modena di Attilio Tesser). Nel 2020/2021 l’ex laterale di Sampdoria e Torino (prossime avversarie in campionato sabato 15 gennaio alle 15 a Marassi) ha allenato proprio al Renate Luca Gemello, che al tempo era in prestito dal Torino e che lunedì sera ha esordito in Serie A. Con Gemello in porta le pantere della Brianza chiusero al terzo posto il girone A, perdendo il primo turno nazionale dei play-off; in altre parole, un ottimo risultato per un comune di meno di 5mila abitanti.
Buongiorno Aimo, un suo ragazzo all’esordio in Serie A. Contento?
“Sono molto contento per lui. Ho proprio voluto vedere la partita per vederlo all’opera. Come ragazzo si è sempre contraddistinto. È educato e capace. Si tratta di un portiere che ha garantito buone prestazioni nel passato campionato al Renate. Come in tutti i percorsi di crescita, ha commesso qualche errore ma la Serie C ti lascia lo spazio per sbagliare. Fin da subito, comunque, aveva dato la sensazione di un ragazzo presente. Luca ha una personalità importante. In Serie A e nella singola partita tutti i valori possono essere diversi, ma noi al Renate l’avevamo potuto testare nell’arco delle trentotto giornate e Luca aveva messo in luce tutte le sue capacità. È un portiere di prospettiva e sono contento che abbia questa possibilità. Ha dimostrato alla società e all’allenatore che possono contare su di lui”.
Gemello ambiva a tornare al Torino?
“Un po’ tutti i ragazzi che arrivano in prestito in Serie C puntano a tornare nella loro squadra d’appartenenza dopo essersi fatti le ossa. Non tutti ci riescono. Non conosco le dinamiche interne al Torino e la scelta di tenere Luca come terzo portiere. Sono scelte molto personali. È chiaro che rischi di giocare poco, ma c'è sempre la possibilità di toglierti soddisfazioni enormi come quella dell’altra sera. Il calcio ti offre grandi opportunità, anche un po’ casuali. Ad esempio, io ho esordito in A perché tutta la squadra aveva la gastroenterite e mi gettarono nella mischia”.
Anche Ivan Juric ha dimostrato un certo coraggio nella scelta. Concorda?
“Credo che Juric sia l’allenatore da prendere come esempio da questo punto di vista. A Verona ha fatto esordire tantissimi ragazzi della Primavera e li ha trasformati in giocatori veri. Non c’è nessuno meglio di Juric in tal senso. Il tecnico ha dimostrato coraggio nel puntare su un portiere giovane. L’ha rassicurato. Poi, Luca è un ragazzo che si fa voler bene da tutti. Credo proprio che il gruppo squadra l’abbia supportato. Luca non è assolutamente arrogante e non fa il fenomeno”.
Il che si è tradotto in fiducia da parte della squadra in campo?
“Sì e lo si è visto bene anche nei tanti retropassaggi effettuati. L’ho visto molto migliorato con i piedi, soprattutto nella precisione dei rilanci. È molto bravo nelle uscite alte, sa leggere molto bene le traiettorie. Con noi al Renate è stato autore di un girone d’andata molto importante, poi era leggermente calato nel ritorno, prima di concludere alla grande la stagione nei play-off. La ‘carcassa’ da portiere l’ha dimostrata alla grande. Poi, un conto è allenarti al Renate, un altro al Torino e credo che se ti alleni con i più bravi impari di più, anche dal punto di vista della comunicazione e della responsabilità”.
Il Torino di lunedì sera l’ha sorpreso?
“Non mi ha sorpreso perché vedo il Torino più o meno sempre sulla falsariga di quello contro la Fiorentina, poi non sempre sono arrivati i gol. L’idea che Juric dà a tutte le sue squadre ormai si vede costantemente anche nel Torino. I granata possono giocare con serenità, considerata la classifica, e ciò non era mai avvenuto nel recente passato. Il Torino sta molto bene anche fisicamente. Mi ha dato quest’impressione nel match contro la Fiorentina. Comunque, la tappa contro la Fiorentina mi è sembrata in linea con quanto visto finora in casa granata, nel senso che continua il processo di crescita”.
Un po’ nelle sue squadre, Renate e Reggiana su tutte, si vedono alcuni principi di Juric...
“È chiaro che l’avvento di Gasperini ha portato tanti allenatori a studiarlo. Juric è un suo diretto discepolo e conosce a fondo il gioco di Gasperini. Noi giovani allenatori proviamo a prendere qualcosa di questa filosofia, senza mai scimmiottarla. Quando le idee sono buone e positive, dobbiamo farle nostre. Si tratta di un calcio nuovo e moderno che verrà ulteriormente sviluppato in futuro”.
Che partita si attende tra due sue ex squadre come Sampdoria e Torino?
“Attualmente Sampdoria e Torino sono due mondi diversi. La Samp ha più difficoltà del Toro. Affrontare i granata al momento è complicato per tutti perché sono liberi mentalmente e non hanno problemi di classifica. Inoltre, il Torino ha un’idea molto chiara mentre i blucerchiati stanno lottando nei bassifondi della classifica. Per la Samp sarà una gara complessa. Sulla carta, però, le qualità dell’una e dell’altra rosa non sono così diverse. L’aspetto mentale potrebbe far la differenza”.
La sua Reggiana è prima insieme al Modena nel Girone B di Serie C. Siete ancora imbattuti e avete il miglior attacco del torneo. Domanda retorica: siete soddisfatti?
“Non possiamo non esserlo! Sia noi sia il Modena abbiamo la difficoltà di pensare che abbiamo un avversario così forte a pari punti. Senza il Modena o senza la Reggiana il campionato sarebbe già chiuso. La questione Covid sta mettendo in difficoltà la Serie C perché non è semplice organizzare il lavoro quotidiano. Prima o poi si ripartirà e lo si farà alla pari. Se ci sarà un crollo nostro o del Modena, altre formazioni proveranno a rintuzzare. Noi cercheremo di fare un campionato di vertice anche al ritorno ma mantenere il ritmo dell’andata avrebbe del miracoloso. Mi aspetto delle sorprese”.
A un giovane consiglia di farsi le ossa nella terza serie?
“Banalmente potrei dire che la Serie C è la cosa migliore per un giovane. Tuttavia, troppe volte i giovani non sono pronti e vengono buttati nella mischia. Bisogna essere molto bravi nello scouting e dare l’opportunità del professionismo solo ai ragazzi che sono veramente pronti. In Serie C, del resto, si incontrano giocatori che lottano per uno stipendio a fine mese e per sostenere le rispettive famiglie. I giovani non sempre sono pronti a questo tipo di lotta. Però, piuttosto che tanti campionati in Primavera, è meglio fare la Serie C perché la terza serie è uno spartiacque: chi è pronto farà il calciatore, chi non è pronto giocherà a pallone come hobby”.
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