Giuseppe Dossena è nato calcisticamente nel Torino, ha vinto tanto con la Sampdoria. Granata e blucerchiati sono i due club più importanti della sua carriera, senza se e senza ma. Ma Dossena, oggi collaboratore di Rai Radio 1, è anche uno dei più grandi conoscitori del mondo del pallone africano. Ha infatti allenato il Ghana e poi anche nel Nord Africa e proprio per questo in esclusiva su Toro News ci parla anche delle ansie e delle preoccupazioni dei presidenti di tutta Europa in vista della prossima Coppa d’Africa.
Esclusiva
Dossena a TN: “Juric? Colpo straordinario di Cairo. Il Toro ha un’identità”
In esclusiva su Toro News le parole di un grande doppio ex della sfida tra Torino e Sampdoria: Giuseppe Dossena
Buongiorno Giuseppe, che cosa si attende sabato sera allo stadio “Olimpico - Grande Torino”?
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“Il Torino è una squadra solida, molto solida. Ha una precisa identità e ha raccolto meno di quello che ha prodotto e mostrato sul campo. In tal senso Ivan Juric è una garanzia. La Sampdoria, invece, è partita molto bene soprattutto contro le grandi. Si sta però smarrendo contro le squadre sulla carta alla pari nei match che avrebbero dovuto dare una svolta al campionato. Sembrerebbe una partita con un pronostico di un certo tipo: Torino leggermente favorito. È anche vero che si giocherà la terza partita in una settimana e quindi si dovrà fare i conti anche con la condizione fisica. In tal senso, diventa una partita indecifrabile”.
Si può allenare il cinismo che è mancato nel primo scorcio di campionato sotto la Mole?
“Nel calcio si allena tutto. Ovviamente fino al punto in cui entrano le qualità personali dei giocatori. Ma moltissimi aspetti dei calciatori possono essere allenati, anche a tarda età. La ciliegina, però, spetta sempre alle qualità del singolo”.
Le sembra cresciuta la qualità media del Torino in questa stagione?
“Non lo so se la qualità del Torino è cresciuta, quello che so per certo è che quando hai già un’identità precisa diventa tutto più semplice. Il merito di Juric è questo: aver dato un’identità alla squadra. Quando giochi contro il Torino sai cosa ti aspetti. Sai che tipo di partita devi fare e sai che tipo di avversario troverai sulla tua strada. A questa filosofia si allineano tutti all’interno del gruppo e ne giova l’intera rosa”.
Le due punte possono convivere nel Torino?
“Se stanno bene, Belotti e Sanabria possono convivere. Belotti per certi versi è fin troppo generoso. Non c’è mai abbastanza generosità, ma in Belotti siamo a livelli molto alti: corre, rincorre, si spende per gli altri, lotta e non si risparmia. Sa dare dei vantaggi anche ad altre punte che lo possono affiancare, proprio come Sanabria. L’importante è comunque avere sempre equilibrio”.
Che cosa significa per lei Torino-Sampdoria?
“Significa venire a fare la radiocronaca per la Rai, significa la mia adolescenza a Torino, significa i miei primi sette anni tra i professionisti, significa dall’altra parte due anni e mezzo ricchi di vittorie. Sono due aspetti della mia vita molto importanti, i più importanti: il Torino mi ha permesso di fare la professione che ho sempre sognato, mentre la Sampdoria mi ha dato l’opportunità di vincere tanto. Sotto la Mole ho lasciato grandi ricordi, soprattutto quelli giovanili”.
Trova più analogie o divergenze tra Urbano Cairo e Massimo Ferrero?
“Hanno due modi di condurre un club calcistico molto differenti. Hanno due modi di fare gli imprenditori molti differenti: Cairo è più strutturato anche perché l’editoria ti obbliga a essere più strutturato rispetto al settore cinematografico. Credo che siano due personaggi agli antipodi. Sono agli opposti per come concepiscono il business e per come lo conducono”.
E l’investimento di Cairo su Juric può far ritrovare il filo del discorso al Torino dopo due stagioni pessime?
“Juric è la garanzia di non soffrire. Poi, è vero che ci sono tante variabili. Ma aver scelto Juric significa avere garanzie. Da questo punto di vista Cairo ha fatto un colpo straordinario”.
Avendo lavorato diversi anni nel calcio africano ed essendo oggi un tema così caldo quello relativo alla Coppa d’Africa, le vorrei chiedere un suo parere sul timore di tanti circa la prossima Coppa d’Africa in programma a gennaio. È realmente un problema insormontabile come alcuni presidenti sostengono?
“La prima variabile è numerica: quanti giocatori avrai fuori per questo torneo? La seconda è qualitativa: a chi dovrai rinunciare? La terza è per la seconda parte della stagione: dopo il torneo molti avranno bisogno di un periodo di recupero e di una gestione particolare. È sicuramente un problema che va affrontato, pur senza drammi. Sono cose che si sanno con anticipo e vanno gestite. Bisogna fare un’analisi profonda”.
Anche a gennaio si può porre dei rimedi?
“Bisognerebbe averci pensato prima perché non puoi conoscere quello che accadrà nei prossimi mesi. Chi investe su calciatori africani, nelle stagioni con la Coppa d’Africa a gennaio deve fare delle analisi particolari e oculate”.
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