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Il dottor Campini: “La ripresa un grande rischio. Protocollo? È solo per ricchi”

Andrea Calderoni

Intervista TN / L’ex medico sociale del Torino analizza il protocollo di sicurezza sanitaria

"Il dottor Roberto Campini è stato medico sociale del Torino per qualcosa come 27 anni (dal 1978 al 2005) e lo ha fatto con il Toro nelle vene, essendo grande tifoso granata. Con lui abbiamo commentato la bozza del protocollo di sicurezza sanitaria redatto dalla commissione medico-scientifica della Figc, che è al vaglio del governo; documento che farebbe ripartire il nostro calcio professionistico, o quanto meno quello di Serie A, che è fermo da inizio marzo a causa dell’emergenza sanitaria che ha colpito il nostro paese e più in generale l'intero pianeta.

Dottore, circola ormai una bozza più che avanzata del protocollo di sicurezza sanitaria redatto dalla Figc e già inoltrato ai ministri dello Sport e della Salute. Che idea si è fatto?

“Parto da una premessa. Io commento il protocollo, ma non sono mai stato interpellato per redigerlo, giustamente visto che non faccio più parte del mondo del calcio. Mi soffermo, inoltre, su un documento che non è ancora ufficiale e potrebbe essere modificato, sicuramente in meglio considerato che verrà discusso da diversi organi competenti. Detto questo non posso che esprimere le mie idee sul protocollo. L’idea è logica, ma può essere seguita solo dai ricchi”.

Ci offre due spunti di riflessione. Partiamo dall’ultima affermazione. Che cosa intende quando dice che è solo per ricchi?

“È una delibera dispendiosa, estremamente dispendiosa. È difficile da mettere in atto. Potrà andare bene per la Serie A, forse. Per le altre due leghe professionistiche la vedo molto complicata, se non impossibile. Penso che sulle 100 società professionistiche in Italia circa il 20% potrebbero adottarlo e questo 20% è quello che corrisponde alla Serie A. Servono strutture adeguate: alberghi di ottima qualità in un posto che ti permetta di vivere due mesi in isolamento. Si capisce bene come sia una questione per ricchi”.  

https://www.toronews.net/toro/torino-tavana-lascio-la-commissione-per-motivi-personali-e-professionali/

Il senso del protocollo, invece, la convince.

“Sì, a rigor di logica funziona. Dal punto di vista sanitario ha senso. Certo è che il calcio se riprendesse camminerebbe su un filo molto sottile, dal quale è un attimo cadere”.

Dal filo si cadrebbe qualora fosse individuato anche solo un contagio tra i giocatori o tra i componenti dello staff di una qualsiasi società del campionato.

“Proprio a quello pensavo. Se si trova un positivo, si tornerebbe alle quarantene e il torneo dovrebbe essere nuovamente sospeso. Pensiamo, ad esempio, a cosa è accaduto prima della pausa forzata alla Juventus e all’Inter”.

È d’accordo, quindi, con il riprendere il calcio professionistico?

“È un grande rischio. Non siamo assolutamente sicuri del punto in cui siamo arrivati con questa epidemia. Possiamo essere alla fine, ma anche no. Dunque, indipendentemente dal protocollo di sicurezza sanitaria, riprendere ad inizio maggio è un rischio. Non sappiamo dove ci condurrà la fase-2, perché è prematuro dirlo. E poi c’è un’altra riflessione da fare”.

Quale?

“Statisticamente leggevo ieri che in Piemonte si dovrebbero raggiungere i casi zero il 21 maggio, mentre in Lombardia il 28 giugno. Dal punto di vista calcistico come ti comporti e come gestisci questa previsione? Le squadre lombarde non giocherebbero fino a fine giugno? Mi pare impossibile. La ripartenza non sarà semplice, anzi sarà rischiosa e dispendiosa per tutti. E sarà ricca di insidie, tutte dietro l’angolo”.