In cerca di quella continuità che gli mancava da troppo tempo, Simone Edera a gennaio ha attraversato lo Stivale. Da Torino a Reggio Calabria, dal granata all’amaranto: ad accoglierlo in prestito la Reggina, dove ora l’esterno classe ’97 sta recitando un ruolo da protagonista. Già nove presenze nel campionato di Serie B, ma soprattutto un posto da titolarissimo e una serie di prestazioni convincenti. In esclusiva per Toro News, Edera si è raccontato tra le nuova avventura calabrese ed i trascorsi in granata.
Esclusiva
Edera: “Alla Reggina per dimostrare chi sono. Toro, non meriti queste posizioni”
Simone, innanzitutto come è nato questo trasferimento alla Reggina?
“Il direttore ed il mister, Taibi e Baroni, erano interessati a me come giocatore ed anche in funzione del modulo della squadra, il 4-2-3-1 o 4-3-3. Hanno chiamato il mio procuratore e la telefonata è stata subito girata a me. Li ho sentiti ed erano molto interessati a portarmi a Reggio: quelle chiamate sono state importanti per il mio approdo alla Reggina”.
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A Reggio ti sei subito imposto, in campo hai convinto e la Reggina ha fatto punti. Ora ti manca solo il gol?
“Diciamo che stiamo facendo un buon percorso. Quando sono arrivato eravamo quartultimi, sono arrivati altri nuovi giocatori ed ora stiamo facendo veramente un bel finale di campionato. Al momento non mi rimprovero niente, anche se il gol sarebbe una cosa importante. In questo momento si potrebbe cercare con insistenza, ma partita dopo partita devo pensare a meritarmi di giocare ed indossare questa maglia. In campo faremo il possibile per salvare la Reggina e tenerla in Serie B anche l’anno prossimo”. (Ora la Reggina è tredicesima a +8 sulla zona playout, ndr)
E a livello personale che obiettivi ti sei dato?
“Giocare il più possibile ed ovviamente anche segnare, non lo nego. Ma soprattutto rimettermi in forma e trovare la condizione. Questa è la cosa più importante per un ragazzo che in questi anni ha sì giocato, ma poco e subentrando. Da titolare ne ho giocate poche, sono venuto qui perché avevo bisogno di giocare, mettermi in mostra e far vedere chi è Edera”.
Come ti sei ambientato in un contesto così lontano e diverso da Torino?
“Sono tutti molto accoglienti, al Sud c’è calore. Dispiace solo che non ci siano i tifosi, perché qui vivono per il calcio e fanno quindicimila spettatori. Con loro allo stadio sarebbe stato tutto diverso”.
Hai fatto il doppio salto dalla C alla Serie A, la B è un’esperienza nuova. Che cosa può darti questo campionato per crescere?
“Il campionato di Serie B – non pensavo – ma è davvero molto difficile. Puoi perdere contro tutti, dalla prima all’ultima in classifica. Se non giochi con cattiveria e con il giusto agonismo anche le partite che possono sembrare più facili diventano difficilissime e fai solo brutte figure. Non conoscevo questo campionato ma sono felice di giocarci”.
Tornando al Toro, Giampaolo ti ha elogiato pur non ritenendoti adatto al suo modulo. Come hai vissuto la prima parte di stagione?
“Con il mister ho sempre avuto un buon rapporto, Giampaolo con me è stato chiaro fin da subito. Ad inizio anno abbiamo avuto un confronto, mi diceva «sei un giocatore forte, ma per il modulo faresti un po' fatica». Ma in estate non siamo riusciti insieme alla società a trovare una sistemazione che ci andasse bene, così abbiamo preferito rimanere a Torino. Mi sono sempre tenuto a disposizione e quando il mister mi ha chiamato in causa ho cercato di dare il massimo. Poi a gennaio abbiamo fatto valutazioni diverse, anche con il presidente: la cosa giusta era andare a giocare”.
Quanto ti ha penalizzato, negli ultimi due anni, l’utilizzo di moduli che non prevedessero esterni d’attacco?
“È quello che un po' mi rimprovero di più di questi anni, potevo andare a giocare un po’ di più. Sono sempre arrivati allenatori che giocavano con il 3-5-2 o comunque con le due punte ma senza esterni. Da questo punto di vista qualcosa mi rimprovero, ma c’è ancora tempo e sono sicuro che Edera verrà fuori e magari proprio nel Toro”.
Giocare in altri ruoli in che cosa ti ha aiutato? E Mazzarri aveva un progetto particolare per te?
“A Mazzarri piacevo come punta, mi accostava spesso a Cavani perché svariavo molto ed attaccavo la profondità. In questi anni ho fatto la punta, la seconda punta, il trequartista… diciamo che sono diventato un attaccante duttile”.
A Torino nel tuo stesso ruolo c’è Verdi, che ha incontrato qualche difficoltà di troppo. Pensi che anche lui paghi un modulo non ideale per le sue caratteristiche?
“Simone è un giocatore forte. Tanti pensavano che potesse dare qualcosa di più, come ogni giocatore che viene pagato così tanto. Diciamo che negli ultimi due anni non c’è stato quel piglio in più, ma penso che verrà fuori il Verdi che si è visto a Bologna”.
Con la Primavera hai vinto uno Scudetto da sottoleva, che effetto fa oggi vederla così in crisi?
“Mi ha fatto grande effetto, perché la Primavera del Torino è sempre stata una grandissima squadra, una delle formazioni più forti. Dispiace perché dietro c’è tantissimo lavoro. Per me Massimo Bava è un grandissimo direttore, ha fatto bene e sono sicuro che continuerà a fare bene nella sua carriera. Sono spiaciuto che ora la squadra non stia andando bene, ma sono felice del ritorno di Coppitelli perché è davvero un bell’allenatore”.
Quando ti sei affacciato in prima squadra c’è stato un giocatore in particolare che ti abbia aiutato particolarmente?
“Se devo sceglierne uno dico Emiliano Moretti. Mi ha sempre dato un sacco di consigli ed una mano sia in campo che fuori. È esemplare in tutto, come professionista e come persona. E quindi devo molto ad Emiliano perché mi consigliava in allenamento e sul comportamento anche fuori dal campo. Magari capitava qualche atteggiamento che non gli piaceva e se ne accorgeva subito. Mi ha aiutato sotto tutti i punti di vista”.
Hai esordito con Ventura, ma a lanciarti definitivamente è stato Mihajlovic che poi ti ha rivoluto anche a Bologna. Che rapporto hai con lui?
“Con mister Sinisa ho sempre avuto un bel rapporto fin dall’inizio. Ogni tanto continuo a sentirlo e gli mando qualche messaggio, come l’anno scorso dopo la vittoria del Bologna contro l’Inter. È una persona fantastica, auguro a tutti di averlo come allenatore. Come lui ce ne sono pochi, è stato veramente bello lavorare insieme e spero magari in futuro di averlo di nuovo, chissà…”.
Pensi che per un giovane sia più formante scendere di categoria per fare il titolare o giocare di meno ma allenandosi quotidianamente con giocatori forti?
“Allenarsi con giocatori forti aiuta sempre, è più bello e più emozionante. Ma arrivati ad un certo punto c’è bisogno di mettersi in mostra e giocare. In questo momento, e qui parlo per me, io ho bisogno di mettermi in mostra e giocare. Poi l’anno prossimo o tra due anni vedremo, quando finirà la stagione decideremo il mio futuro”.
Tornando al Toro, ad inizio stagione avevate il sentore di ritrovarvi di nuovo a lottare per la salvezza o vi aspettavate qualcosa di più?
“Io sinceramente mi aspettavo qualcosa di diverso, come te lo aspetti ogni anno dal Torino. Perché il Toro è una squadra forte, poi in questi ultimi anni è stato quel che è stato, non so neanche come mai. In questo momento la squadra è in difficoltà, si vede, ma c’è un buon allenatore e sono sicuro che ce la farà. E poi sono arrivati due buoni giocatori, Mandragora e Sanabria. Sono sicuro che si salverà, perché il Torino deve restare in Serie A e spero che ci rimanga”.
Ripensando a posteriori alla scorsa stagione, l'eliminazione con il Wolverhampton ha rappresentato l'inizio della crisi o c'è stato un momento particolare in cui si è spenta la luce?
"Quando si sia spenta la luce non lo so, devo essere sincero, però c'è stato qualcosa che ci ha bloccato.Venivamo da una stagione fatta benissimo, i 63 punti con Mazzarri. Sei mesi dopo ci siamo ritrovati a lottare per la salvezza, cosa che il Torino non aveva più fatto negli ultimi anni. E questo dispiace perché il Toro non merita di stare in questa posizione”.
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