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Esclusiva

Fortunato Torrisi a TN: “Toro, serve la determinazione di Dossena e Zaccarelli”

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In esclusiva le parole dell’eroe di quel indimenticabile 27 marzo 1983: fu lui a segnare il gol del definitivo 3 a 2 della rimonta in 3’ e 40”
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

I tre minuti e quaranta secondi più incredibili della storia moderna del Torino sono stati tali grazie a Fortunato Torrisi, autore il 27 marzo 1983 del gol del 3 a 2 dei granata nel derby contro la Juventus. In meno di quattro giri di lancette fu ribaltato tutto dal Torino di Eugenio Bersellini che sconfisse la Juventus di Giovanni Trapattoni, entrando di diritto nella storia del derby di Torino. In esclusiva su Toro News Torrisi indica la via al Toro d’oggi per tornare a vincere una stracittadina.

Buongiorno Fortunato. Che portata ha ancora oggi quel derby del 27 marzo 1983?“Soltanto dopo tanti anni si è compresa la portata di quel derby. Quando ero in campo nemmeno mi resi conto di quanto potesse diventare importante quella rimonta in 3 minuti e 40 secondi. È stato un record che resta imbattuto e viene ancor più esaltato dall’esito dei successivi quarant’anni, nei quali la Juventus ha prevalso quasi sempre sul Torino. Sebbene stessimo perdendo 2 a 0, avevamo la voglia di fare qualcosa di importante. Mettici la nostra volontà, mettici un po’ di fortuna ne è venuta fuori una rimonta leggendaria. Tra l’altro, nel 2023 si è celebrato il quarantesimo anniversario di quel derby ed è stata l’occasione per rivivere a Torino insieme ad amici e tifosi quel ricordo”.


Michel van de Korput al cross, inserimento vincente per il 3 a 2 di Torrisi: come descriverebbe il gol più importante della sua carriera?“Ci penso da tanto tempo. Non so come descriverlo. Penso che doveva succedere ed è successo. Non credo nella casualità. Era la giornata giusta: tra il primo e il secondo tempo c’era un’atmosfera particolare. Non abbiamo dovuto dire niente e sapevamo che avremmo fatto un secondo tempo importante. Mi ricordo ancora che entrai per la ripresa, accarezzai il Toro sotto la Maratona e sentii una sensazione particolare, mi vennero i brividi. A fine partita ho chiesto ai miei compagni se avevano provato lo stesso e molti di loro furono concordi con me. Comunque, quella è stata e rimarrà per sempre una giornata indimenticabile che ci fa emozionare ancora nel 2023. Oggi lo strapotere della Juventus è evidente, ma credo che il Torino possa dare del filo da torcere”.

Come potrà dare filo da torcere alla Juventus?“Juric è una persona che stimo tantissimo ed è colui il quale dovrà guidare il suo Toro. La squadra granata può anche non giocare benissimo, ma ostacola sempre gli avversari e non permette a nessuno di esprimersi al meglio. Juric può giocarsi una grande chance domani. Lo sento a fior di pelle. Tutto dipende dallo spirito di chi scende in campo. Serve una vittoria in un derby, sono passati troppi anni”.

La Juventus di oggi è paragonabile a quella dei suoi tempi?“La Juventus non è quella di una volta, ma riesce sempre a stare a galla. È chiaro che la Juventus del 1983 era un’altra cosa. Erano tutti Nazionali. Noi avevamo alcuni grandi giocatori, vedi Selvaggi o Zaccarelli, però la Juventus era insormontabile. Quel giorno, però, doveva andare come è andata. Fare tre gol in 3 minuti e 40 secondi non è facile nemmeno quando fai il 10 contro 0 in allenamento. È quasi matematicamente impossibile fare meglio e poi farlo in un derby: pazzesco”.

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Nei giorni dopo il trionfo, quale fu il clima a Torino?“Il campo d’allenamento fu colmo per giorni. Per me era difficile rendermi conto di quello che avevamo fatto. Era il mio secondo derby della carriera. Il primo andò male: perdemmo 1 a 0 e sfiorai un gol. La Juventus all’andata si dimostrò superiore, ma ci volle un vero miracolo di Zoff sul mio tentativo. Ancora oggi mi chiedo come abbia fatto a respingere. Eravamo una squadra sempre pronta a dare tutto. Però, ricordo bene il finale di campionato dopo quella rimonta per 3 a 2: fallimmo la qualificazione alla Coppa Uefa. Facemmo pochissimi punti e per me fu una delusione non arrivare in Europa, poteva essere l’apice della mia carriera. Il segno, comunque, lo lasciammo lo stesso”.

Che ricordo ha di mister Eugenio Bersellini, scomparso nel 2017?“L’ho sempre stimato, anche prima di incontrarlo a Torino. Lui mi conosceva poco come calciatore e ci siamo dovuti chiarire. Io nasco come centrocampista centrale, ma all’Ascoli mi sono adattato a fare il tornante e feci molto bene. A quel punto divenni uno degli esterni più promettenti del calcio italiano. In realtà, mi sono sempre sentito più un centrocampista centrale abile nell’inserimento. Bersellini mi ha capito nel corso dei mesi e da lì ho vissuto un periodo esplosivo con quattro gol in poche settimane. Feci un grande campionato, nonostante la distorsione al collaterale del ginocchio a Palermo a inizio stagione. Con Bersellini ci siamo capiti nel tempo: io da persona intelligente e lui quasi da papà abbiamo tratto il meglio per il Torino. Il mister ha creduto a me e ricordo benissimo l’esultanza per il 3 a 2. Stavo andando verso la Maratona, ma poi ho visto Bersellini che mi stava venendo incontro e allora ho deciso di tornare indietro e di abbracciare lui prima degli altri, un modo per ringraziarlo”.

Chi potrà essere l’uomo derby di domani?“Non è facile determinare a tavolino chi possa essere l’uomo derby. Sono cose che nascono dentro: noi sotto di due gol non abbiamo mollato di un centimetro. Ci dev’essere un’armonia incredibile. Alcune volte l’uomo derby è il giocatore meno in vista, quello che magari ti aspetti meno. Devi scendere in campo con determinazione, devi scendere in campo come Dossena: aveva una marcia in più. Anche Zaccarelli aveva una serena determinazione che faceva la differenza”.

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