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Fossati a TN: “Si nasce granata ed è difficile dimenticarlo. Manca una punta vera”
Natalino Fossati, vecchia gloria del Torino e arcigno difensore in granata dal 1964 al 1974, era presente alla festa della Curva Maratona. Accolto da tutti con favore, ancora oggi è amatissimo dai tifosi. La stagione del Toro è iniziata e a lui abbiamo chiesto quali possono essere le speranze e le attese in vista del campionato 2023-24. I valori che la maglia granata incarna sono ancora fondamentali in un mondo come quello di oggi e Fossati non ha perso occasione per ribadirlo. Di seguito le sue parole.
Che ruolo può avere il tifo granata in un calcio che si allontana sempre più dalle passioni rispetto a quello a cui era abituato lei? "Si nasce granata ed è difficile calpestare il granata o dimenticarselo, per mille motivi. La dimostrazione te la dà il popolo, che non ti abbandona mai. L'importante è riuscire a fare ottime squadre per far sì che i tifosi aumentino e non diminuiscano".
Il gesto di Buongiorno, la scelta di restare, riconcilia questo legame? "Intanto ha un bel nome, effettivamente il buongiorno si vede dal mattino (ride, ndr). Dà l'impressione che sia ancora un giocatore d'altri tempi. Poi è bravo, sa giocare. Poi mi dispiace che altri invece siano andati via".
Ritiene quindi la squadra incompleta? "Ritengo la squadra incompleta per un motivo. Intanto è facile parlare a priori e a posteriori, ma è incompleta perché non abbiamo una punta come Belotti. Zapata non è una punta vera, mi piacerebbe aver visto Zapata insieme a Belotti.".
E la trequarti? "Sulla trequarti la squadra invece si aggiusta. Mi è dispiaciuto anche per Lukic che è andato via, anche se è arrivato Ilic: me li vedevo insieme. Per arrivare a certi livelli devi avere giocatori che riescono a far sì che la squadra possa cambiare la qualità. E' vero che la qualità ti cambia la quantità, ma fino a un certo punto. Anche ai nostri tempi, se avevi uno come Meroni lo lasciavi andar via? Povero Gigi, era il mio compagno di stanza e con lui avevo giocato anche a Genova. Dove ne trovavi uno come lui in giro?".
Forse era un altro calcio sia per il modo di giocare che per i soldi che giravano... "Era un altro calcio, sicuramente sì. Ma anche noi non guadagnavamo male, erano cifre importanti per l'epoca: io posso dire di aver toccato il cielo con un dito. Il calcio è quello che mi ha dato tanto e devo ringraziare i miei genitori che mi hanno spinto. Ho giocato anche con Rivera all'Alessandria, che avrebbe potuto essere uno del Toro".
Quale può essere l'obiettivo di quest'anno? "Intanto penso che si possa migliorare la classifica. Penso che possiamo arrivare a fare qualcosa in più. Mi sembra di vedere qualche squadra disarmata. Se guardi cosa sta succedendo alla Juventus per esempio, con quello che sta succedendo paga della qualità (sospensione di Pogba per doping, ndr). Non me ne vogliano i miei amici di Roma, ma non vedo il Torino inferiore alla Lazio o alla Roma".
Cosa pensa del lavoro di Ivan Juric sulla panchina granata? "Il suo lavoro lo fa. Non divento matto per Juric, assolutamente. Non capisco perché si lamenta sempre della punta. Sarà colpa mia se è andato via Belotti? Avrebbe dovuto imporsi per il rinnovo anticipato del contratto. Certo è che se Cairo alza il livello della squadra fa divertire i tifosi e si diverte anche lui. Se no poi va a Milano e lo prendono in giro... (ndr ride)"
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