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Esclusiva

Franceschini a TN: “Vi dico su chi punterei se va via Gleison Bremer”

Andrea Calderoni

In esclusiva su Toro News le parole dell’ex difensore del Torino e del Genoa in vista della sfida di venerdì sera

Ivan Franceschini, oggi allenatore, è un attento osservatore di tutto il mondo calcistico. Ex difensore, 42 presenze e 3 gol con il Torino tra il 2006 e il 2009, ha vissuto in granata stagioni un po’ turbolente, le prime in Serie A dell’era Urbano Cairo. Era anche lui in campo in quel famoso Torino-Genoa 2 a 3 deciso da Milito che costò la quasi aritmetica retrocessione della squadra allenata da Gian Carlo Camolese. In esclusiva su Toro News Franceschini ci parla del match di venerdì tra due delle sue ex squadre.

Buongiorno Ivan, un parere su questo Torino? 

“Il Torino mi piace tantissimo. Con Juric c’è stato il salto di qualità: ci sono gioco e identità. Da allenatore seguo i granata volentieri perché voglio apprendere quanti più segreti da Juric. La classifica non rispecchia quanto espresso sul campo e il valore del lavoro della squadra. Il Torino è bello da vedere per la sua intensità. Tanti giocatori sono stati rivalorizzati, soprattutto in difesa”.

Pensiamo a Koffi Djidji, ad esempio.

“Sì, ma dico anche Gleison Bremer. Oggi è uno dei difensori più forti in circolazione. Giocare uno contro uno su tutto il campo sembra facile; in realtà, è complicatissimo. Richiede concentrazione e tanta esplosività. Se sei capace a difendere come richiedono Juric e Gasperini, sarai in grado di farlo con eccellenti risultati in qualunque circostanza”.

Dunque, Juric e le sue richieste hanno completato Bremer?

“Bremer balza all’occhio nel Torino perché Juric lo mette in vetrina con il suo assetto difensivo. C’è stato un notevole salto di qualità. Tornando a Djidji, l’anno scorso era a Crotone mentre in questo campionato sta facendo benissimo. È stato bravo Juric a fare le scelte iniziali senza lasciarsi condizionare dall’andamento della difesa nelle ultime due stagioni. Anche i giocatori sono stati bravi a entrare subito nella parte. Tutti i calciatori della rosa del Torino, a mio modo di vedere, hanno un valore di mercato più alto rispetto al settembre 2021 perché stanno facendo bene, nonostante la classifica”.

Se Bremer dovesse andare via, su che profilo dovrà puntare il Torino? A gennaio i granata erano a un passo da Federico Gatti del Frosinone, poi acquistato dalla Juventus per il 2022/2023.

“Sai, Gatti sarebbe stato tutto da testare nel sistema di Juric. Il Frosinone gioca a quattro e non gioca a uomo. Io sceglierei invece un profilo che già conosce le caratteristiche del calcio di Juric, uno che già in altre squadre gioca nello stesso modo. Il primo che mi viene in mente è Lovato del Cagliari. Al Verona ha fatto benissimo e lo stesso sta facendo a Cagliari. Il cartellino, credo, ha un prezzo alto ed è di proprietà dell'Atalanta. Tanti allenatori puntano sempre più sull’uno contro uno in diverse zone del campo. Si tratta di un atteggiamento coraggioso che richiede difensori di passo e veloci, i quali sono sempre più richiesti. Un altro giocatore da tenere d’occhio è Bruno Amione, in forze alla Reggina ma di proprietà dell’Hellas. Un ragazzo molto giovane che da quando è arrivato Roberto Stellone in panchina non ha più perso un minuto. È molto bravo sull’uomo, è bravo di testa ed è veloce. Commette ancora sbavature ma in prospettiva può essere interessante”.

E il Genoa? Che squadra affronterà il Toro?

“Con il nuovo tecnico c’è stata la svolta. La rosa è stata ribaltata a gennaio. Anche in difesa due o tre elementi si stanno ben comportando. Il Genoa ha un gioco molto aggressivo e propone un pressing alto. Mette molta intensità. Non è facile andare a Bergamo e non far segnare l’Atalanta come hanno fatto loro. La difficoltà è in zona gol. Con l’Atalanta il gol l’avrebbe meritato. Sarà una partita aperta venerdì sera: il Torino dovrà riprendere a vincere, ma il Genoa ha bisogno di punti salvezza. I rossoblù sono quelli che stanno meglio, tra chi è in fondo alla classifica, dal punto di vista fisico e mentale”.

Un tuffo nella memoria: le sue stagioni in granata come le ricorda?

“Avrei voluto fare di più. Eravamo all’avvio dell’era Cairo. Il primo anno fu difficile: ci salvammo alla penultima giornata. La squadra era forte. Erano arrivati nomi importanti, penso a Fiore, Pancaro e Abbiati. Il secondo anno mi feci male; ero destinato ad andarmene ma mi infortunai il giorno prima della firma. Rimasi così altri due campionati al Torino, ma giocai pochissimo a causa di un lungo infortunio. Fu Camolese a ripescarmi nelle ultime giornate del torneo 2008/2009. Feci anche bene con due gol in nove partite. Sarei anche rimasto perché mi trovavo bene, ma andò diversamente”.

Ci fu anche un “drammatico” Torino-Genoa in quel maggio 2009...

“Un pareggio poteva valere molto. Il dispiacere fu tanto. La retrocessione, che se ne dica, rimane dentro a chi la patisce. E retrocedere con la maglia granata è anche peggio. Il Torino è un club che investe e Urbano Cairo è uno che cerca di far fare una Serie A dignitosa alla sua squadra. Ambire all’Europa contro club dal budget triplo o quadruplo non è facile. Pensavo che quest’anno, considerate le prestazioni, il Torino potesse lottare per l’Europa perché Juric è un valore aggiunto e l’investimento su di lui è azzeccato”.

Come ricorda il finale di quel Torino-Genoa?

“Era lecita la tensione perché entrambe le squadre si giocavano molto. Il Genoa blindò l’Europa con quel successo. Inconsciamente, si poteva pensare che fosse più semplice di quanto potesse realmente essere. I rammarichi furono molti perché non mancarono le occasioni per vincerla. Per me, a distanza di anni, resta una ferita aperta”.

Ci racconti l’Ivan Franceschini allenatore.

“Purtroppo non sto allenando in questa stagione dopo tre campionati di Serie D. Sto studiando tanto e guardo molto il Torino di Ivan Juric perché anche a me piace vedere le mie squadre giocare come quelle del tecnico croato”.