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Esclusiva

Gian Luca Favetto a TN: “Cairo? Deve avere il campo nel cuore, è poco empatico”

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In esclusiva su TN le parole di un appassionato tifoso granata che traccia un bilancio della deludente stagione 2023/2024
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Gian Luca Favetto è un appassionato tifoso del Toro, come piace chiamarlo a lui ("il Torino è una cosa diversa dal Toro"). Torinese di nascita, è giornalista, scrittore, drammaturgo, critico teatrale e cinematografico. È un intellettuale a 360° e ama i colori granata più di ogni altra cosa. In esclusiva su Toro News traccia un bilancio della stagione 2023/2024.

Buongiorno Gianluca. A distanza di qualche giorno dalla fine del campionato, quali sono le sensazioni che rimangono sulla stagione del Torino?"C'è un po' di rammarico perché speravo che il terzo anno di Juric fosse decisamente migliore. Il primo anno si sono fatte le fondamenta, nel secondo si è costruito, nel terzo mi sarei aspettato un passo avanti. Non c'è stato lo scatto in avanti e Juric è stato il primo a disinnamorarsi. Le ragioni di tutto questo non le capisco fino in fondo. Con il nono posto poteva andare in Europa il Torino, non il Toro. Il Toro deve andarci in altro modo". 


Giusto porre come prima pietra del nuovo Torino Davide Vagnati?"Non sono un esperto, ma per me è l'allenatore la prima pietra. Non so nemmeno se Vagnati abbia fatto bene o male, so però un'altra cosa: il presidente dev'essere più empatico. Dev'essere un uomo che ha il campo nel cuore, è bravo come manager ma manca di attaccamento alle cose di campo". 

Le piace il profilo di Paolo Vanoli?"Mi piace per una cosa essenziale: la sua provenienza dal Venezia. Amo la città di Venezia e il Venezia calcio. E poi il Venezia è strettamente legato alla storia del Grande Torino. Vanoli mi sembra un allenatore proveniente da una buona scuola. Sono curioso di capire come parla perché l'utilizzo delle parole è fondamentale: se parli bene, operi bene ma se parli male, fatichi anche ad agire bene. La grandezza di Ancelloti è che sa parlare ai suoi giocatori. Solo parlando trasformi un gruppo di giocatori in una squadra".

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Ecco, a tal proposito, il più grande limite di Juric è stato comunicativo?"Sono un po' allergico alla parola comunicazione. Penso che abbia fatto fatica a essere guida, non ha saputo amalgamare bene le pedine a sua disposizione. Ha avuto difficoltà soprattutto con i giocatori provenienti dalla sua stessa terra, vedi Ilic e Radonjic. Devi saper ascoltare e poi devi saperli prendere: è un'opera maieutica. Il grande Rocco sapeva ascoltare, lo stesso si può dire di Giagnoni e Radice. Se non sai ascoltare, non fai andare d'accordo Pulici e Graziani". 

Le dispiace per la mancata convocazione di Samuele Ricci?"Sì, mi dispiace. Era perfetto il terzetto Bellanova, Buongiorno e Ricci. Fagioli non l'avrei preso per una questione etica. Comunque, Ricci non ha fatto la sua stagione migliore".