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Esclusiva

Gian Luca Favetto a TN: “Ecco perché non mi entusiasmerebbe un Red Bull Torino”

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Torinese di origine e grande tifoso granata, l'intellettuale traccia un bilancio delle ultime complesse e agitate settimane del Toro
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Gian Luca Favetto è un appassionato tifoso del Toro, però oggi è l'amarezza a regnare sovrana nella sua analisi sul futuro granata. Torinese di origine, è giornalista, scrittore, drammaturgo, critico teatrale e cinematografico; si tratta di un intellettuale a 360°. In esclusiva su Toro News traccia un bilancio delle ultime settimane molto aspro e amaro, destinato a far discutere.

Buongiorno Gianluca. Che idea si è fatto sul futuro societario del Torino?"Nonostante Cairo sia imprevedibile, nonostante sia capace di fare i suoi affari, queste voci mi appaiono forti e insistenti. Tanti fondi di investimento si interessano a club più o meno grandi e blasonati del nostro calcio. Credo che qualcosa di vero sulla cessione del Toro ci sia, proprio per questo penso che il Toro verrà venduto. I giochi si faranno adesso e tra sei mesi ci sarà il cambio della guardia. Anche i giornali si vendono nello stesso modo". 

E se dovesse entrare Red Bull?"Bello sponsor per carità, però l'idea di diventare il Red Bull Torino non mi entusiasma, così come non sarei soddisfatto di un proseguimento di avventura con Cairo. Se ci prende Red Bull, saremmo dietro a Lipsia e Salisburgo, saremmo il Novara con un marchio sponsorizzato. Per riaccendere la fiammella della sofferenza vera serve un'altra tragedia a questo club. Oggi ho tristezza, il Toro non mi illumina più la giornata e fatico ad avere fede. Non esiste nemmeno nella religione la verità assoluta e nemmeno il Toro lo è più perché questo non è il Toro che mi ha tramandato mio padre. Il Toro è stato eccezionale grazie alle sue tragedie e al suo glorioso passato, oggi non è niente di più che il Torino Football Club". 

Gian Luca Favetto a TN: “Ecco perché non mi entusiasmerebbe un Red Bull Torino”- immagine 2

Ritiene che ci sia uno smarrimento sociologico da parte del tifoso granata?"Mi chiedo come fa a stare un pezzo di storia del Novecento negli anni Duemila. Come faceva a stare Gianni Mura che scriveva i suoi pezzi con la macchina da scrivere nell'epoca dei giornalisti che battono le notizie dall'agenzia dietro al desk. Se ci avventuriamo in uno sport dai valori sempre più americani, come fa a starci il Toro che mi ha tramandato mio padre. Il valore non è dato dal credo e dai sentimenti interiori, bensì dal prezzo. Oggi l'unico scopo è il guadagno, non la meraviglia e non la sorpresa. Noi piccoli non abbiamo la possibilità di mettere un ingranaggio nel mondo dei grandi. Ecco quindi che il Toro, quello vero del passato, non può più starci in questo contesto". 

Però, quest'analisi non riguarda solo il Toro ma è un po' figlia dei tempi moderni."Ma il Toro è più colpito perché è stato più simbolo di quell'epoca. Il Toro non è soltanto chi va in campo o chi allena, è anche il presidente perché tutti devono essere attraversati dallo spirito di Ferrini, di Meroni, del Grande Torino. Cairo non ha mai avuto lo spirito giusto, siamo sicuri che Red Bull lo abbia? Diventeremmo internazionali, tutto qua". 

Cairo ha superato lunedì Pianelli per numero di giorni da presidente granata. Trova punti in comune? (Ride ndr) "Non sono paragonabili. Conosco bene il genero di Orfeo Pianelli, mi sento raccontare aneddoti e curiosità sul nostro presidente. Pianelli e Cairo hanno avuto stili completamente diversi. Cairo ha superato Pianelli solo per il numero di giorni, però non supererà mai nella storia e nella leggenda Pianelli. Nessuno vivendo cent'anni supera l'intensità di quanto ha dato Gobetti in 25 anni. Superato il record, Cairo può però finalmente lasciare. Red Bull ci potrà dare una forza, potremmo anche divertirci e uscire dall'anonimato. Le mie riserve le ho comunque espresse". 

Non vede quindi in nessun caso un futuro roseo per il Toro."No, non vedo un futuro roseo per il nostro club. Anche i giornalisti parlano del Toro come se fosse ancora quel Toro là. E lo spirito da incarnare non è più nemmeno quello delle curve. Ricordo benissimo una trasferta a Vienna contro il Rapid insieme a mio padre. La nostra curva ospiti era popolata da gente di cultura, da gente capace di ragionare oltre che di cuore. La nostra era una curva che ingaggiava con la Juventus una lotta di classe, ora è tutto venuto meno. Mi scuseranno i lettori, ma purtroppo per me parla molto spesso l'amarezza".