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interviste
"Cinque anni alla guida del Toro, detentore del record di presenze consecutive sulla panchina del club con 194 apparizioni, fautore della promozione dalla Serie B alla Serie A, della vittoria del Derby della Mole a vent'anni di distanza e della mitica cavalcata europea culminata nella notte di Bilbao in Europa League. Gian Piero Ventura è parte integrante della storia recente del Torino e proprio attraverso le sue parole, rilasciate in esclusiva ai microfoni di Toro News, "Mister Libidine" ha provato ad analizzare il momento della società di Via Arcivescovado.
"Buongiorno mister, lei con il Torino ha raggiunto risultati importanti, iniziando un ciclo di crescita che ha cambiato anche le prospettive e la società. Si sente di aver segnato l’epoca sportiva recente? Secondo lei, per quanto riguarda l'ultimo decennio, esiste un Torino pre e un Torino post Ventura?
""Indubbiamente mi inorgoglisce essere l'allenatore con il maggior numero di presenze consecutive nella storia del Toro. Se davvero sono stato utile per la società, per il presidente e se davvero ho gettato le basi per qualcosa che ha reso più roseo il futuro del club, non posso che esserne contento, ma non sono certo io a poterlo dire".
"Pensa che il suo sia stato il Torino più forte dell’era Cairo? Oppure pensa che altri allenatori, dopo di lei, abbiano avuto una rosa più competitiva della sua?
""Gli allenatori dopo di me hanno avuto senz'altro una rosa più competitiva, su questo non c'è dubbio. Nel periodo in cui ho allenato io, molti dei giocatori che avevo a disposizione sono stati cresciuti proprio dal Toro. Basta pensare invece al Toro dello scorso anno, con elementi come Ansaldi, Verdi, Izzo o Rincon. In pratica calciatori già formati, con una storia ed un passato che ha dato loro esperienza. Ma è giusto che sia così, perché altrimenti il lavoro fatto precedentemente per provare a migliorare la società avrebbe perso senso".
"Lei ha fatto esordire Belotti sia in granata che in nazionale: chi, secondo lei, tra Zaza e Bonazzoli ha le caratteristiche migliori per giocare con il Gallo?
""Sono due punte che avrei voluto avere io. Ho avuto certamente la fortuna di avere Quagliarella, che è un calciatore di grandissimo spessore, ma Zaza e Bonazzoli sarebbero state due scelte che avrei condiviso: uno ha già dimostrato ciò che sa fare e l'altro è potenzialmente un giocatore di enormi prospettive. È vero che Zaza è reduce da un campionato forse non all'altezza, ma è un elemento che se si trova in condizione di poter sfruttare al meglio le proprie caratteristiche può essere molto importante e Bonazzoli dal canto suo ha tutte le carte in regola per poterlo diventare".
"Dopo l'esperienza al Toro è, per lei un periodo complicato, cosa crede non abbia funzionato nei diversi contesti in cui si è trovato ad allenare?
""Ho lasciato Torino avendo ancora due anni di contratto e avendone pronti altri tre con una squadra importante per accettare la Nazionale ed è stato un errore che non avrei dovuto commettere. Questo chiaramente ha pesato molto su tutto quello che era stato fatto precedentemente, ma se ho allenato per trentacinque anni consecutivi senza interruzione, vuol dire che tutto sommato qualcosa ho seminato, quindi accetto sia il positivo che il negativo".
"Tornando al Toro, quello dello scorso campionato è stato uno dei più contestati degli ultimi anni. Cosa pensa che abbia portato quella situazione di incertezza?
""Rimango dell'idea che il Toro dello scorso anno fosse una squadra assolutamente competitiva. Poi ci possono essere annate che nascono in maniera poco positiva sin dal principio e quella passata si è trascinata fino a quando è subentrato il Covid, che ha confermato il periodo obiettivamente negativo. Il tutto però era in forte contrapposizione con una rosa che, a mio parere, era la più forte e con le prospettive più concrete dell'era Cairo. È chiaro che andando ad analizzare la situazione in termini di risultati la cosa cambi, ma per chi fa calcio è stato evidente fin da subito il potenziale della squadra dello scorso anno. Poi, per poter spiegare perché certe premesse non si siano concretizzate è necessario essere parte del contesto. Per quanto riguarda la stagione in corso, il discorso è differente: bisogna tenere conto che il Toro ha cambiato allenatore e di conseguenza anche modulo. In più non c'è stata, per ovvie ragioni, la possibilità di programmare un ritiro vero e proprio, né l'opportunità di giocare amichevoli estive in cui è concesso sbagliare. Sono sicuro che chi ha cominciato questo campionato con la stessa guida tecnica di quello precedente sia partito nettamente più avvantaggiato".
"Pensa che Giampaolo, con il suo 4-3-1-2, possa essere l'uomo giusto per questo Torino?
""Il giudizio che in genere il pubblico ha di un allenatore può essere molto altalenante in base ai risultati, anche in un intervallo ristretto. Penso che Giampaolo si sia dimostrato soddisfatto della squadra a sua disposizione e credo che gli si debba concedere il giusto tempo. Non è stata una partenza semplice, è vero, ma le cose vanno costruite. Se si crede nel lavoro di un tecnico è necessario dargli la possibilità di concretizzare le proprie idee e penso che la campagna acquisti del Toro sia stata finalizzata a quelle che sono le specifiche del gioco di Giampaolo. Per esempio, il Toro nelle ultime sei o sette stagioni, a parte sotto Mihajlovic, ha sempre utilizzato la difesa a tre e il passaggio al reparto a quattro è molto consistente. Ora, rispetto alle prime gare e lasciando da parte l'uscita non esaltante con il Crotone, credo che sia contro il Sassuolo che contro la Lazio stessa, al di là di quello che è successo negli ultimi minuti di entrambe le partite, il seme sia stato piantato. Sarà necessario innaffiarlo domenica dopo domenica per poter veder crescere una pianta vera e propria, ma è più che comprensibile che ci possano essere degli alti e bassi. L'augurio che posso fare, dopo cinque anni in granata, pieni di grandi sacrifici, ma anche di grandi gioie, è che arrivino presto risposte importanti, perché i tifosi del Toro se lo meritano".
"Urbano Cairo ha recentemente compiuto 15 anni di presidenza e si è auto-valutato dando un 7 al suo operato, lei che ha avuto modo di viverne una buona parte, crede che sia un giudizio corretto?
""Per la mia esperienza, posso dire che il presidente tiene al Toro come pochi, anche se i pareri possono essere discordanti, e farebbe qualsiasi cosa per fare bene con il club. Penso che all'inizio dello scorso campionato si pensasse che la squadra potesse giocarsi non solo l'Europa "piccola", ma anche, perché no, quella più "grande". Credo che ancora oggi la società stia pagando le scorie dell'anno passato. Il calcio però non è parole, figurine, playstation e fantacalcio, è frutto della programmazione e del lavoro congiunto tra campo e dirigenza. I miei anni a Torino, sotto Cairo, sono stati un crescendo continuo. Non so quante squadre in tre anni siano passate dal centro classifica della Serie B alla Serie A e poi all'Europa nel giro di tre anni. Credo che in questo periodo sia stato fatto molto dal presidente, è ovvio che l'obiettivo sia fare sempre meglio, ma penso che si debba dire grazie a Cairo".
"Le voci che si erano diffuse dopo le prime difficoltà di Giampaolo riguardo un contatto tra lei e il presidente per un possibile ritorno erano fondate?
""Assolutamente no. Erano fake news che lasciano il tempo che trovano. Io spero con tutte le mie forze che il Torino incominci una marcia che possa ridare gioia ed entusiasmo ai tifosi. Ho visto entrambe le facce dell'ambiente: ricordo il giorno del mio arrivo la contestazione verso la dirigenza e la rabbia negli occhi di molti. Però ho visto anche la gioia e le lacrime dopo Bilbao. Torino ha bisogno della propria squadra e la società ha bisogno di risultati, quindi mi auguro che siano state gettate le basi per una stagione importante, perché anche quest'anno secondo me la rosa è competitiva".
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