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UDINE, ITALY - APRIL 30: head coach of Torino FC Giampiero Ventura looks on during the Serie A match between Udinese Calcio and Torino FC at Dacia Arena on April 30, 2016 in Udine, Italy. (Photo by Dino Panato/Getty Images)
La miglior versione di Gian Piero Ventura non sarà migliorata da questo Torino. Il club granata nel 2013/2014 con il tecnico genovese in panchina concluse a quota 57 punti al settimo posto; nella stagione successiva, invece, i punti furono 54 e il piazzamento finale fu un nono posto. Con i sei punti ancora a disposizione da qui alla fine del torneo di Serie A 2022/2023 il Torino di Ivan Juric potrà agguantare al massimo quota 56 dopo il pareggio ottenuto contro la Fiorentina domenica 21 maggio.
Buongiorno mister. Ritiene deludente l’ultimo pareggio del Torino?“Parlare dopo è facile. La Fiorentina, tuttavia, si è presentata con 9/11 non titolari e quindi l’occasione si può definire come persa per il Torino. Da fuori è facile parlare, poi tutte le partite vanno giocate. Ci sono state delle note positive. La prima riguarda Sanabria, che si è confermato giocatore importante. Si tratta di un calciatore meno reclamizzato di altri ma molto più produttivo di altri e l’ha confermato anche contro la Fiorentina. Gli ultimi sei punti a disposizione lasciano ancora aperto tutto”.
Il primo Torino di Juric chiuse il torneo con 50 punti, quelli attuali. Potenzialmente si può fare meglio, basta un punto tra Spezia e Inter. La domanda è la seguente: il Torino di oggi è più forte e completo di quello dell’altro anno? “Secondo me, sì. La rosa, per quello che è il livello del Toro, è di livello, non uno straordinario livello ma comunque buono in ogni reparto. Gli ultimi acquisti dimostrano che ci sia una programmazione. Penso ai vari Ilic, Ricci, Buongiorno: sono giovani che stanno facendo bene e possono diventare lo zoccolo duro del Toro di domani. Non mi focalizzo molto sul dato dei 50 punti perché, alla fine, conta la classifica; quindi se con 50 punti arrivi settimo, allora sono tantissimi punti, altrimenti li quantifichi come un po’ meno. Comunque, il bottino è importante per il Torino perché gli anni prima di Juric erano stati durissimi per il Torino. Il tecnico croato ha ricostruito e ha dato una via. Ora serve l’ultimo sforzo per agguantare l’ottavo posto che resta alla portata. Il rammarico sono soprattutto i punti persi contro alcune piccole, ma il campionato resta positivo. Gli ultimi 180 minuti possono renderlo estremamente positivo”.
Chi tra i giocatori granata l’ha maggiormente sorpresa in positivo?“Devo essere sincero: Alessandro Buongiorno. Quando allenavo il Torino, era in Primavera. Ha dato continuità e inizia ad assumersi diverse responsabilità. Ha anche segnato gol e ha aiutato i suoi compagni a segnare. Inoltre, sa coprire diverse zone della difesa a tre. Sta crescendo a vista d’occhio e oltretutto è un bravissimo ragazzo. Rappresenta bene lo spirito Toro, perché vuole arrivare. È nato con questa maglia e vuole arrivare in alto con questa maglia. Un altro bel giocatore del Torino di oggi è Samuele Ricci. Non era abituato a giocare nel modo in cui gioca Juric, si è adattato bene in pochissimo tempo”.
Da chi invece si aspettava quel qualcosa in più?“Beh, penso che da Wilfried Singo era lecito attendersi qualcosa in più. Non ha fatto il passo decisivo per diventare devastante come le sue potenzialità gli permetterebbero. Quando ci sono ragazzi giovani in squadra, bisogna lasciargli il tempo per maturare e migliorare”.
Il ciclo inaugurato da Ivan Juric in tandem con Davide Vagnati, a mano a mano che progredisce, le ricorda il suo quinquennio?“Io sostengo, fin dal primo giorno in cui arrivai a Torino, che l’attuale dimensione granata sia in Europa o ai bordi dell’Europa. Per far sì che ciò avvenga ci sono due opzioni: o investi tantissimi denari oppure investi al fine di avere risultati sportivi ed economici. Quando siamo partiti, il Torino perdeva tanti soldi e da quell’aspetto siamo partiti per migliorare le cose. Vendere un giocatore non significa soltanto venderlo, ma significa investire per prendere altri giovani. Un esempio: con la vendita di Ogbonna siamo arrivati ai Glik, ai Darmian e ai Maksimovic. Questa è la programmazione, ovvero portare avanti parallelamente i percorsi economici e sportivi. Il Torino d’oggi è stato costruito bene. Ha uno zoccolo duro di ragazzi giovani che si sono già ambientati sotto la Mole e che sono destinati a crescere”.
Un’ultima domanda: c’è spazio per un suo ritorno in granata in vesti differenti rispetto a quelle di allenatore, come era stato paventato nel passato?“Sicuramente non quello da allenatore (ride ndr). Prima c’erano i presupposti per un mio ritorno, oggi sono venuti meno. Cinque anni vissuti con quella intensità non si dimenticano. Partimmo con una contestazione feroce e in tre anni andammo dalla Serie B all’Europa. Non bisogna quindi mai dimenticare da dove partimmo e proprio per tali ragioni il Torino fa parte della mia vita. È indubbio che mi farebbe piacere far parte ancora una volta del Toro ma a oggi sono soltanto un grande tifoso del Toro. I presupposti per un ritorno sono meno forti che in passato”.
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