Le è successo nel corso delle sue stagioni da calciatore di dover cambiare modulo in corsa con un allenatore perché le cose non stavano andando nel miglior modo possibile? "Mi è successo spesso da giocatore. Quando giocavo in Serie A e in Serie B scoppiò la moda delle difese a tre. Da esterno mi ritrovai a giocare da seconda punta e quindi fui costretto a adattarmi. Ritengo che sia un'ammissione di intelligenza calcistica adeguare le idee di gioco che ogni allenatore ha ai giocatori che si hanno in gruppo in una determinata stagione. Dal mio punto di vista, ho sempre apprezzato tecnici in grado di comprendere le esigenze della squadra, mettendo da parte le proprie ferree convinzioni".
Cosa si aspetta dai campionati di Torino e Sassuolo, sue ex squadre?"I contesti di Torino e Sassuolo sono completamente differenti. Il Sassuolo è partito malissimo a causa soprattutto della questione Berardi. Quando è rientrato Domenico, le cose sono cambiate perché è un giocatore troppo importante. Giocare al Sassuolo è più facile che giocare al Torino. La piazza granata è molto più esigente, mentre in Emilia anche i più giovani si possono esprimere al meglio. Il Sassuolo ha preso tanti giocatori semi-sconosciuti e poi li ha rivenduti a cifre considerevoli".
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