Esclusiva

Gianluca Sordo a TN: “Il mio Toro non merita l’anonimato sistematico”

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In esclusiva le parole dell'ex centrocampista di Torino e Milan in vista della sfida di domani, sabato, alle ore 18
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

In esclusiva su Toro News interviene uno che il Toro l'ha conosciuto a fondo. Nato calcisticamente nel Toro, si è affacciato al professionismo in granata raggiungendo grandi traguardi (dalla promozione alla Coppa Italia vinta nel 1993). Gianluca Sordo è sicuramente uno dei giocatori più apprezzati di quei favolosi anni Novanta granata tra Fascetti e Mondonico, tra la facile riconquista della Serie A e la finale di Amsterdam. Poi, nell'estate 1994 Sordo (celeberrimo per la sua folta chioma) si trasferì dal Torino al Milan ma non riuscì più a essere incisivo come nella prima parte della propria carriera.

Buongiorno Gianluca. Cosa aspettarsi sabato alle 18 da Torino e Milan?"Sono due squadre che rischiano l'anonimato. Il Toro è da diversi anni che non riesce a fare il salto di qualità perché forse non lo si vuole fare e perché forse non si sta lavorando nel verso giusto. Ogni anno si parla di un Toro che vuole fare di più ma ogni anno rimane né carne né pesce, resta a metà senza soddisfazioni. Il Milan, come la Juventus, ha comprato tanti giocatori nuovi e non sta cambiando ritmo. L'uscita dalla Champions sta lì a testimoniarlo. Sulla carta il Milan rimane favorito. A fine febbraio la Serie A nella logica delle cose vedrebbe il Torino nell'attuale posizione del Milan e il Milan in lotta per lo Scudetto. La situazione reale è ben lontana da quella della logica, dunque entrambe le squadre stanno deludendo". 

Approfondiamo il tema del mancato salto di qualità del Torino: di chi è la colpa?"Parlo da tifoso del Toro, parlo da tifoso che avuto nel Toro la sua prima famiglia. Vorrei vedere il Torino nelle prime sei posizioni ogni anno. Ciò non succede. I problemi possono essere plurimi. Il presidente magari investe male, i direttori che si sono succeduti non hanno svolto un lavoro certosino. Questa è l'idea che mi sono fatto. Il Torino non merita l'anonimato sistematico". 

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Tra martedì e mercoledì il calcio italiano ha patito duri colpi: è crisi nera per il nostro movimento?"Si pensava che il calcio italiano stesse rinascendo, ma le settimane più importanti della stagione, quelle di febbraio e marzo, hanno decretato l'ennesimo fallimento del calcio italiano. Il nostro calcio è rimasto indietro nel tempo. Il PSV ha preso a pallate la Juventus. Le squadre straniere sembrano andare tre volte più forte delle nostre. C'è una mentalità arrendevole da parte delle nostre formazioni. PSV, Feyenoord e Bruges non sono top-club europei, eppure hanno vinto bene e meritatamente contro le nostre. Non immagino cosa possa accadere con Real Madrid, Barcellona, Liverpool, Arsenal". 

Tornando indietro negli anni, cosa ricorda del suo passato in granata?"Posso solo avere grandissimi ricordi del Toro. Ho fatto parte del settore giovanile più forte d'Italia e poi mi sono tolto grandi soddisfazioni in Prima Squadra: dalla promozione con Fascetti alla Coppa Italia del 1993, passando per la famosa finale di Amsterdam. Ho avuto la fortuna di giocare in un grande gruppo. C'erano determinazione, gamba e grinta. E poi c'erano i campioni veri: Lentini, Vazquez, Scifo. Unire le due componenti ha fatto la differenza". 

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