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L’arrivo del centravanti della Nazionale giapponese al Toro ha cambiato gli scenari internazionali della squadra granata, solo pochi anni fa era difficile poter trovare articoli sui media nazionali, oggi, grazie ai felici intuiti di...
L’arrivo del centravanti della Nazionale giapponese al Toro ha cambiato gli scenari internazionali della squadra granata, solo pochi anni fa era difficile poter trovare articoli sui media nazionali, oggi, grazie ai felici intuiti di Cairo, il Torino è sulle pagine non solo dei quotidiani europei, ma anche sugli scenari mondiali, soprattutto in Giappone. Abbiamo così incontrato la bella ed elegante Chigusa Namihira, inviata del Nikkan Sports News, noto quotidiano sportivo giapponese, la quale sta seguendo da anni tutti i giocatori giapponesi in Europa. Parla bene l’italiano perché sposata ad un ragazzo di Roma, ora vive a Bologna e nel fine settimana si trasferisce a Torino. Quando il Toro gioca in trasferta si sposta nella città ospitante per seguire passo, passo Oguro.
Chigusa, presentiamo il nostro Masashi Oguro. Caratteristiche tecniche e umane del primo giocatore granata con gli occhi a mandorla.
“E’ un attaccante di razza, con il fiuto del gol e molta velocità. Non è un centravanti alla Vieri, ma è più vicino ad Inzaghi, in area è molto bravo a smarcarsi del difensore. Come carattere è molto aperto essendo nato ad Osaka che è notoriamente una città dal temperamento latino, dove è più facile fare amicizia”.
Come si è integrato Masashi a Torino?
“Molto bene, non ha problemi anche perché avendo giocato a Grenoble è già abituato all’Europa, non solo, ma nella città francese già mangiava in alcuni ristoranti italiani, per cui non ha problemi con il cibo. A Torino alterna piatti italiani con il ristorante giapponese. Presto imparerà anche la lingua”.
C’è un giocatore con cui si sta trovando particolarmente a suo agio?
“Uno su tutti è Barone, che ha avuto Nakata al Parma per cui sa comunicare con i giapponesi, sono anche compagni di camera durante i ritiri. Altri due che hanno dimestichezza con i giapponesi sono Franceschini e Stellone, entrambi sono stati alla Reggina con Nakamura, mentre Taibi a Venezia ha conosciuto Nanami”.
Oguro ha avuto modo di segnare anche ai mondiali un gol al Brasile. Com’è il suo rapporto con la nazionale nipponica?
“Ora c’è un nuovo allenatore, che è serbo. Al momento non ha più convocato giocatori che sono fuori dal Giappone, per cui Masashi non ha più vestito la maglia della sua nazionale, ma il mister ha promesso che cambierà mentalità e presto farà un giro in Europa per vedere all’opera i giapponesi che giocano nei vari club. Ad ogni modo il precedente coach, Zico, non faceva mai partire titolare Oguro, entrava sempre negli ultimi dieci, cinque minuti e spesso risolveva”.
Credi che giocherà a Cagliari?
“Non penso parta titolare, ma è possibile che entri nel secondo tempo”.
Come sta andando il calcio in generale in Giappone, c’è maggiore interesse rispetto a qualche anno fa?
“Direi di sì, i giovani adesso sembrano preferire il calcio al baseball, che era lo sport praticato per eccellenza. Da noi si chiama soccer, come in America”.
C’è stato un calciatore che in particolare ha fatto innamorare i giapponesi?
“Uno su tutti: Roberto Baggio. Ha portato la passione del calcio nel Sol Levante. E’ stato ammirato quando faceva parte della Nazionale italiana, ancora adesso è famoso, anche perché è diventato nel frattempo buddista. Ad ogni modo dopo i Mondiali del 2002 molti giocatori azzurri sono entrati nel cuore dei giapponesi, in particolare Inzaghi, Del Piero e Cannavaro”.
Con Oguro il Toro adesso è una delle squadre più seguite in Giappone?
“Certo, ogni giorno esce un pezzo sul Toro sui media nazionali, poi a giugno la squadra granata verrà in tournèe nel nostro paese, dove prenderà parte ad un torneo con alcune squadre locali”.
Come ti trovi personalmente a Torino?
“Molto bene, così come mi sono ambientata anche a Genova quando seguivo la Sampdoria. La gente è calma e disponibile. Senza dimenticare l’ottima organizzazione della società granata, l’abbiamo visto come hanno lavorato bene quando s’è trattato di gestire la burocrazia del transfer proprio di Masashi”.
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