In esclusiva su Toro News Massimo Gramellini ci racconta i primi quattro mesi della nuova stagione del "suo" Toro. Il giornalista e scrittore dal cuore granata racconta come ha vissuto dal suo punto di vista il percorso del Torino nel primo spezzone di campionato, un percorso nel quale ci si imbatte inevitabilmente nei capitoli riguardanti il tecnico Ivan Juric e il capitano Andrea Belotti.
Esclusiva
Gramellini a TN: “Il Toro somiglia di nuovo al Toro. Il posto di Belotti è qui”
In esclusiva su Toro News ci racconta i primi mesi della stagione del Torino un grande tifoso granata, il giornalista e scrittore Gramellini
Buongiorno Massimo, si può dire che il Torino è tornato sulla retta via?
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"Il Torino assomiglia di nuovo al Toro. Pressing alto, furia agonistica, giocatori che in campo sanno finalmente cosa devono fare e lo fanno: più o meno bene, ma sempre a cento all’ora".
Quanti sono i meriti di Ivan Juric? E quali sono i principali?
"Juric ha dato subito un’impronta fortissima. Ci ha messo un attimo per capire chi siamo, forse perché siamo simili a lui. Complimenti a chi lo ha scelto. Ha un gran brutto carattere, come tutte le persone di carattere. Però vale la pena sopportarlo e supportarlo. Se a gennaio Vagnati riuscisse a piazzare gli esuberi Izzo, Zaza e Baselli, e a imbarcare un mediano tosto come Amrabat, realizzerebbe una sessione di mercato da applausi".
Si diverte a guardare questo Toro?
"Moltissimo. Si soffre sempre, ma prima era la sofferenza dell’impotenza, adesso è quella del rammarico. Meritavamo di battere Atalanta, Venezia e Lazio, e di pareggiare con Napoli, Juve e Milan. Fate voi i conti. Anzi, li faccio io: ci mancano esattamente dieci punti. La classifica giusta sarebbe 24: terzi alla pari con l’Inter".
Quello attuale le ricorda un Toro del passato?
"Il primo di Gigi Radice, per personalità e stile di gioco, anche se onestamente non abbiamo né un Claudio Sala né un Pulici (mentre Belotti, se sta bene, per me è forte quanto Graziani)".
Chi potrà essere la sorpresa della stagione granata?
"Oltre che per Praet e Mandragora (che però non sono certo una sorpresa), vado pazzo per Pobega: peccato che a fine anno lo perderemo. Pur di tenerlo sarei disposto a sacrificare un altro gioiello grezzo come Singo (ma non il monumentale Bremer). L’altro mio idolo è Ansaldi: l’unico fuoriclasse della rosa, quando la salute lo sorregge. Cioè quasi mai, purtroppo. Mi piacciono anche Baeten e Stenio, i due talentini della Primavera, mentre ogni volta che vedo un gol di Lucca in serie B cambio canale: mi fa troppa rabbia pensare che il nuovo potenziale Bobo Vieri era nostro e lo abbiamo dato via per due euro. Come lo stesso Bobo Vieri, d’altronde".
Quali sono stati i sentimenti provati al gol di Belotti contro la Sampdoria? E cosa auspica per il prosieguo del "Gallo"?
"Il Gallo è come Juric: il Toro è la sua dimensione ideale. Altrove giocherebbe meno e comunque mai meglio che qui, dove è circondato dall’affetto di tutti e apprezzato per le sue qualità agonistiche, che per i tifosi di altre squadre contano meno. Già mi immagino la festa “alla Totti” che gli potremmo fare quando lascerà il calcio, tra sette-otto anni… Capisco le frustrazioni passate e le ambizioni future. Ma secondo me può togliersi più soddisfazioni da capitano del Toro di Juric che da riserva di lusso del Milan o di qualche squadra inglese".
Un'ultima domanda. Realisticamente che obiettivo può porsi il Torino in questa stagione?
"L’obiettivo minimo è 50 punti, che sarebbe anche il record di Juric in serie A. Napoli, Milan, Inter e Atalanta sono molto più forti, e anche la Fiorentina (unica sconfitta meritata, finora), sempre che a gennaio tenga Vlahovic. Le altre mi sembrano alla nostra portata, a cominciare dalle romane (i cui allenatori, secondo me, sono sopravvalutati) e dalla Juve. Almeno una di questa tre possiamo mettercela alle spalle, a patto che la sfiga smetta di accanirsi contro i nostri giocatori che sanno “creare superiorità numerica” (ma quanto era più bello dire “saltare l’uomo”?). Pjaça, Ansaldi, Brekalo: se tornano tutti sani e non si rompono più, immaginare un settimo-ottavo posto non è utopia".
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