Giovanni Graziano, partiamo proprio da quel momento a Copenhagen, da Ventura che si gira e dice: vieni che entri. Che cosa ti è passato per la mente?
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Graziano: “L’esordio a Copenhagen, che ricordo. Io con Ventura? Un sogno, ma non mi illudo”
"In quell'istante ti passano tanti fotogrammi per la testa. Il coronamento di tanti sforzi, miei e della mia famiglia: sicuramente fin qui il momento più bello della carriera. Poi è stata una bella serata anche per il risultato, un 5-1 che ci vide passare la fase a gironi. Una grandissima emozione che non si dimentica..."
Poi non hai avuto più chance di metterti in mostra con Ventura. Sei rimasto un po' deluso perchè speravi di essere aggregato stabilmente o sapevi che era un'occasione singola?
"Ovvio che ho sperato di essere aggregato, ma al contempo sapevo bene che probabilmente si trattava di un'occasione singola. Anche per il fatto che altri miei compagni della Primavera, anche più pronti di me, non venivano presi in considerazione per entrare a far parte in pianta stabile della rosa di Ventura".
Comunque tu della Primavera del Torino sei stato un punto di forza per una stagione e mezza. Il ricordo più bello?
"Nella stagione 2013-2014, quella della finale persa ai rigori contro il Chievo, ho giocato parecchio e mi sono tolto tante soddisfazioni. Quella più bella sicuramente è stata quando ho realizzato di testa il goal che ha deciso il derby in casa della Juventus, a Vinovo. Tanta roba..."
Poi, nell'ultima stagione al Torino, gli ultimi sei mesi non sono stati felicissimi...
"Sì, l'arrivo di Dejan Danza a gennaio mi ha tolto un po' di spazio, ovviamente essendo in quattro fuoriquota uno doveva restare fuori (il regolamento Primavera permette di portare in distinta al massimo tre giocatori di leva superiore, ndr) e quello che più spesso si è seduto in tribuna sono stato io. Poi ho avuto anche problemi fisici, una pubalgia fastidiosa. Non è stato un grande periodo perchè non giocavo e ho avuto momenti di nervosismo sicuramente eccessivo, con discussioni accese con mister Longo ".
In seguito avete ricucito, anche perchè in mezzo c'è stata la vittoria dello Scudetto
"E' stato sicuramente il miglior modo per concludere il mio percorso nelle giovanili del Torino, anche se non sono stato uno dei protagonisti principali. Una grandissima soddisfazione, ci siamo subito resi conto che abbiamo fatto qualcosa di grande. Con mister Longo ora è tutto a posto. Siamo rimasti in contatto e, dopo che ho segnato il mio primo gol da professionista contro il Lumezzane, si è complimentato con me e mi ha fatto molto piacere".
Poi, dopo il ritiro a Bormio con il Torino di Ventura, il prestito al Renate. Come sta andando la prima esperienza tra i professionisti?
"Sta andando bene. Ho già messo a segno più di venti presenze, trovando appunto anche il primo gol. La squadra si è risollevata dalla zona retrocessione, finisse oggi la stagione saremmo salvi, ma il campionato entra ora nella fase più accesa perchè abbiamo diversi scontri contro le dirette concorrenti, a partire dal prossimo match contro l'Albinoleffe. Vogliamo assolutamente salvarci".
Il Renate ha iniziato la stagione con il tecnico Boldini, poi a dicembre il cambio con Colella. Due sistemi di gioco differenti che ti hanno visto giocare in ruoli diversi.
"Sì, con Boldini usavamo spesso il 4-4-2 e mi schierava spesso e volentieri come esterno di centrocampo. Ora, Colella adotta il 3-5-2 e mi schiera nel mio ruolo naturale, quello di mezzala destra, a volte mi cimento anche da regista. Insomma, non ho problemi ad adattarmi a qualsiasi ruolo del centrocampo. Comunque sto trovando spazio e sto facendo abbastanza bene, questo mi soddisfa perchè la prima annata da "pro" non è mai facile".
Appunto, è così ampio il dislivello tra professionismo e Primavera?
"Assolutamente sì, sono due mondi diversi. Sia a livello tecnico che a livello mentale. Si vivono le cose in un altro modo, ci sono regole di condotta strette da osservare, lo spogliatoio si vive in un altro modo. C'è da dire che comunque qui al Renate il 70% della rosa è formata da ragazzi nati negli anni Novanta, quindi mi sono trovato a mio agio fin da subito".
E' ancora presto per parlare di futuro, ma sicuramente avrai già fatto un pensiero alle aspirazioni per la prossima stagione...
"Sicuramente è ancora presto perchè sono concentrato al 100% sul Renate, dobbiamo salvarci. Certo, dopo una buona prima annata in Lega Pro ci sta avere l'aspirazione di salire un altro gradino verso l'alto: una sistemazione in Serie B sarebbe ottima. Io nel Torino di Ventura? Voglio essere sincero: sarei già contentissimo anche solo di prendere parte a un altro ritiro pre-campionato (sarebbe il terzo: Graziano ha seguito la Prima Squadra di Ventura a Bormio sia nel 2014 che nel 2015, ndr). Voglio fare un passo alla volta e non rischiare di bruciare le tappe, volando basso senza illudermi, anche vedendo quello che succede al Torino con i giovani del vivaio".
Che vengono dosati con attenzione, diciamo così.
"Sì, evidentemente il mister e la società ritengono necessario che i giovani usciti dal vivaio facciano esperienza nelle serie inferiori, dimostrando lì di essere all'altezza di palcoscenici superiori. Sono valutazioni che ci stanno e che comunque non spetta a me fare. Del resto, non si può proprio dire che al Torino non si punti sui giovani, prendete Benassi, Baselli, Gaston Silva, Belotti... Ma per i ragazzi del vivaio per ora il discorso è diverso. Certo, se chiedete a me un parere, penso proprio che giocatori come Alfred Gomis, Parigini e Barreca sono già prontissimi per fare il salto di qualità".
Tu sei comunque certo di essere seguito dal Torino? Il club si fa sentire coi propri giovani?
"Sì, da quel punto di vista non c'è nulla da dire, assolutamente. Sia io che il mio procuratore Gabetto sentiamo il sostegno della società granata, a partire dal direttore Bava ma non solo. Si tengono sempre aggiornati sui miei progressi. Chissà cosa può succedere in futuro, mai dire mai, il sogno di tornare a vestire il granata è sempre nel cassetto..."
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