Se c’è in Italia un allenatore che conosce Kevin Haveri, questo è Marco Gaburro che ha allenato il nuovo laterale del Torino per due stagioni al Rimini tra Serie D e Serie C. Con Gaburro in panchina Haveri ha vissuto due stagioni importanti: la prima culminata con la promozione, la seconda con un ottimo nono posto nel girone B di Serie C. In esclusiva, Toro News si affida proprio al tecnico ex Gozzano e Lecco per parlare del classe 2001.
Esclusiva
Haveri raccontato su TN dal suo mister del Rimini: “Sfonda le difese avversarie”
Buongiorno mister. Come potrebbe riassumere le due stagioni di Haveri nel suo Rimini?
“È un ragazzo arrivato al Rimini all’inizio della preparazione del campionato di Serie D, ormai due stagioni or sono. Aveva uno storico veramente limitato: poche presenze tra Campodarsego e Mantova. Ci lasciava intuire di possedere mezzi fisici fuori dal comune: questo era l’aspetto che ci stuzzicava di più. Quando ci siamo seduti per conoscerci, gli ho testualmente detto che facevamo una scommessa con lui: o finiva in Serie A o finiva in Terza Categoria. Il materiale c’era, ma bisognava iniziare un percorso. Il percorso da lui affrontato è stato importante: ha abbinato le doti che madre natura gli ha dato a una serie di conoscenze che mese dopo mese ha portato sul campo. Da questo punto di vista ha molto margine. Ha un’esplosività e una forza fisica straordinarie che gli permettono di andare sopra l’avversario in quasi tutte le circostanze. Quest’aspetto, anche ad alti livelli, è sempre più apprezzato, soprattutto in ruoli come l’esterno”.
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Ama più spingere che difendere?
“Sì, sì ama soprattutto spingere. Sa sfondare la linea avversaria. È molto bravo ad andare al cross e a conquistare la linea di fondo campo. La maggior parte dei gol che ha fatto fare sono nati proprio dalla sua capacità di prendere il fondo; è accaduto sia in Serie D che in Serie C. È più giovane della sua carta d’identità perché ha uno storico talmente limitato che i margini di crescita sono più ampi rispetto ad altri ragazzi del 2001”.
Lo vede bene nel gioco di Ivan Juric?
“Secondo me, è perfetto come esterno da 3-4-3 o da 3-4-2-1 perché si esprime meglio dalla linea di centrocampo in avanti. Ha una fisicità che gli permette di fare entrambe le fasi abbastanza agevolmente, ma il punto forte è la spinta. Da terzino puro nella difesa a quattro è un po’ sacrificato, a meno che non sia la difesa a quattro di Zeman. Partire da lontano non lo esalta al massimo”.
L’ha sentito in questi giorni di trattative con il Torino?
“L’ho proprio sentito la scorsa settimana quando era in dirittura d’arrivo la trattativa. Gli ho detto che la scommessa l’avevamo vinta. Però, gli ho anche ribadito, e penso che lui sia consapevole del fatto, che il Torino possa essere soltanto un punto di partenza. È vero che ha molto margine, ma deve crescere parecchio e starà al Torino trovare gli step adatti a lui per fargli fare un ulteriore salto di qualità”.
Secondo lei, è duro il triplo passaggio di categoria in due stagioni, il doppio in una sola?
“I giocatori vanno valutati nel contesto e poi si strutturano i percorsi più adeguati. Un dato è certo: è un ragazzo di prospettiva”.
Umanamente come può descrivere Kevin?
“Si tratta di un ragazzo un po’ timido e magari un po’ chiuso dal punto di vista caratteriale. È un bravissimo ragazzo che in questi anni a Rimini ha portato avanti anche l’impegno universitario, tanto che sta preparando la tesi di laurea. Non ha la testa per aria e sa quali sono le priorità della vita”.
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