interviste

Il Filadelfia ricostruito?

Redazione Toro News

Ha un padre nobile la vittoria del Torino. Alla vigilia di Cesena-Torino chiedemmo a Roberto Salvadori un pronostico e lui, con piglio sicuro, tuonò “Vinciamo noi, siamo in forma e siamo forti”. Ha portato...

"Ha un padre nobile la vittoria del Torino. Alla vigilia di Cesena-Torino chiedemmo a Roberto Salvadori un pronostico e lui, con piglio sicuro, tuonò “Vinciamo noi, siamo in forma e siamo forti”. Ha portato fortuna all’11 di De Biasi la profezia dell’ex-terzino del Toro scudetto di Radice. Oggi “Faina” Salvadori, smessi i panni di giocatore continua a muoversi per lavoro lungo tutto il Piemonte e in alcune zone d’Italia. Ha scelto una professione che, per ironia della sorte, collega gli ultimi brandelli del vecchio Toro (fa il rappresentante per un’azienda di materie plastiche, lo stesso ramo in cui lavora Cimminelli) con la dimensione manageriale attuale, propria del Presidente Cairo. In origine era in società con Terraneo e Zaccarelli che però hanno subìto e risposto presente al richiamo del mondo del calcio. Lui, invece, ha continuato a vivere l’aria granata in modo indiretto, assistendo da dietro le quinte il figlio Simone ultimo team manager del Torino di Cimminelli.

"Come ha vissuto la vicenda estiva ?

"Per me è stata un trauma, filtrato e vissuto anche con mio figlio. E’ stato così drammatico che ancora oggi non mi riesco a identificarmi in questa società. Ricordo il dramma, anche emotivo, di vedere un figlio impegnato in prima fila e totalmente abbandonato dai suoi datori di lavoro. Non è però un’altra Superga è solo una grande ferita che comunque si sta lentamente rimarginando.

"E allora per lei il Toro è…

"Una parte fondamentale della mia vita. Non solo sportiva ma anche umana. E’ anche oggi continuo a seguirla da tifoso.

"Come valuta la stagione del Toro?

"Come tutti gli anni: entusiasmo all’inizio, delusione verso dicembre, quest’anno giunta un po’ in ritardo, poi speranze per il proseguo del campionato. Quest’anno risalire è d’obbligo, abbiamo una bella squadra con gente esperta sia in serie A che B.

"E la crisi?

"Non me la spiego. Probabilmente c’è stato un eccessivo rilassamento in chi aveva tirato la carretta fino a gennaio in concomitanza con l’avvento dei nuovi rinforzi. In B è normale, speriamo la nostra crisi sia già capitata e che adesso colpisca quelli che stanno davanti.

"Promozione sicura quindi…

"Lo dice lei (ride), diciamo che sono fiducioso. C’è un buon livello generale e si può recuperare il terreno perso.

"Qual è il giocatore che le piace di più di questa squadra?

"Ardito che incarna meglio lo spirito del Toro. Mi piacciono i giocatori un po’ sottovalutati ma fondamentali con la loro costanza per vincere il campionato.

"Molti dicono Cairo è il nuovo Pianelli, lei che ha conosciuto bene il commendatore è d’accordo?

"Nooo. Da un punto di vista di formazione è tutta un’altra storia. Pianelli portava avanti il Torino con spirito quasi amichevole, da buon padre di famiglia. Cairo è un manager, un professionista che arriva da un altro ambiente e da un’altra esperienza.

"Il Toro è nato o risorto ?

"Secondo me è nato un altro Toro perché le vicissitudini estive hanno posto una linea di demarcazione fra la società vecchia e quella nuova. Io che ho partecipato alla vecchia mi sento poco partecipe di questa, anche se la seguo con molto affetto. Sicuramente qualcosa è cambiato. Quello che è successo deve essere ancora digerito. Diciamo che tornerà il vecchio Toro quando si recupereranno le coppe, i trofei e il titolo sportivo.

"Quanto manca il Filadelfia al Toro?

"A quelli della mia età tantissimo perché era un simbolo e poi mi ci sono allenato e ci ho vissuto. Non penso però che le nuove generazioni si rendano conto di quello che rappresenta questo ex-stadio.

"Pensa che lo ricostruiranno mai?

"No. Secondo me non lo ricostruiranno più, non è questione di pessimismo. Potrebbe darsi che lo ricostruiscano come sede, come museo, come campo d’allenamento. Come stadio, invece, non se ne vedrebbe il motivo, il nuovo comunale è bellissimo e non avrebbe senso fare un nuovo stadio a distanza di 200 metri in linea d’aria. E poi ci vuole un Presidente che ha intenzione di starci almeno 10 anni investendo in questa struttura. Per Cairo potrebbe essere effettivamente l’occasione di dimostrare che può e vuole restare a lungo presidente del Torino.