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Da ieri non è più un calciatore. E’ scaduto il contratto che per due anni lo ha legato al Torino, l’ultimo dopo 22 anni di una carriera con pochi eguali per longevità. Questo, ufficialmente;...
"Da ieri non è più un calciatore. E’ scaduto il contratto che per due anni lo ha legato al Torino, l’ultimo dopo 22 anni di una carriera con pochi eguali per longevità. Questo, ufficialmente; perché nei fatti, Eugenio Corini non era più un calciatore già da tre mesi, dalla sostituzione al 55’ a Palermo nella gara di esordio di Camolese.Raggiunto telefonicamente nel corso della puntata di ieri di EstaToro, “Genio” racconta la sua messa a riposo: “Hoappeso le scarpe al famoso chiodo”.
"“Era una decisione che avevo preso all’inizio della stagione, e sulla quale non ero disposto a ripensare”, dice. “Stagione che avrei voluto diversa. Nel suo svolgimento, perché sono stato colpito da una tendinite che mi ha fatto giocare molto poco; e soprattutto nel suo esito, perché chiudere con una retrocessione era certamente l’ultima cosa che avrei voluto. Un dolore difficile da digerire”. Non solo per Corini, ma anche per molte migliaia di persone.
"Meglio guardare al futuro, comunque, visto che il passato recente è triste e purtroppo non modificabile. Colantuono ha detto che la cosa più difficile, in una squadra retrocessa, è convincere qualcuno a non scappare, e riaccendere la motivazione in quelli che restano, e l’ex-giocatore condivide: “Se ha detto questo, ha detto una delle cose più giuste che abbia sentito: non è facile ritrovarsi, per una retrocessa”. Il 40enne bresciano, in procinto di trasferirsi a Verona, rivolge un saluto alla tifoseria granata, augurandole ogni bene.
"Per fare quel che auspica Colantuono, il Torino dovrebbe puntare su alcuni dei suoi pezzi migliori, e su alcuni acquisti, specialmente a centrocampo. Da grande interprete del ruolo quale è stato, chiediamo a Corini: Dzemaili è un regista, oppure no? “Io penso che lui possa diventarlo -è la risposta- ma che ad oggi non lo sia. Ad oggi, è una mezzala arrembante in grado di fare male quando avanza, è questo che gli riesce naturale fare e limitarlo tatticamente credo sarebbe sbagliato”. Il nome giusto in cabina di regia, utile a far crescere anche il giovane Gorobsov, potrebbe essere quello di Vincenzo Italiano? “Penso di sì, è il nome giusto. Lui è un regista di prim’ordine, esperto e capace: una garanzia”. Parola di “Genio”.
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