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Beccantini, grande firma de La Stampa, juventino di classe, ma soprattutto esperto di calcio, si sofferma ad analizzare la nuova situazione del Toro. Dopo mesi di fatti e misfatti finalmente è arrivato un presidente appassionato e...
Beccantini, grande firma de La Stampa, juventino di classe, ma soprattutto esperto di calcio, si sofferma ad analizzare la nuova situazione del Toro. Dopo mesi di fatti e misfatti finalmente è arrivato un presidente appassionato e capace. Che cosa pensa di Cairo? 'Non lo conosco, mi devo fidare di quello che ho letto e mi è stato riferito. Berlusconiano o no, ha i soldi e una fede granata a prova di fidejussioni. Se non altro per la legge dei grandi numeri, dovrebbe essere un presidente normale: cioè serio. Parte da un vantaggio indiscusso: peggio di coloro che l'hanno preceduto, non potrà fare'. Perché, secondo lei, è successa questa telenovela con Giovannone? Che idea si è fatto, soprattutto, dell'imprenditore ciociaro? Crede che fosse manovrato da qualcuno o desiderava davvero di prendere il Toro in proprio? 'La situazione era oggettivamente disperata. E quando una barca affonda, può succedere che qualche nostromo si affretti verso la prima scialuppa disponibile e qualche mozzo, più generoso, lasci il posto a donne e bambini. L'Italia, poi, è il Paese delle scritture private, che affiancano, modificano o sfigurano la prassi legislativa. Certo, Cairo avrebbe potuto muoversi con un po' d'anticipo, ma nessuno poteva ordinarglielo. I lodisti hanno evitato la cancellazione del club. Non è poco. Quanto a Giovannone, aveva - e ha - tutta l'aria di essere una prolunga di Lotito. Detto questo, non vorrei che venisse accettata, e codificata, una certa qual violenza 'positiva'. Molti hanno pensato: senza la rivolta degli ultras, Giovannone avrebbe conquistato il Toro. Se così fosse, sarebbe un precedente pericolosissimo'.Adesso si può affermare: 'La Stampa' aveva ragione sul fatto che il Toro di Cimminelli non sarebbe stato iscritto alla A. C'è qualche retroscena o soffiata che ci può dire a proposito? 'Nessun retroscena, nessunissima soffiata. Bastava controllare le carte. La fidejussione falsa è stata il detonatore. E comunque, Cimminelli non aveva un euro. La Coavisoc aveva allungato i tempi, dal 30 giugno al 12 luglio, e il Tar del Lazio - di fronte un piano di rateizzazione completo e, soprattutto, coperto - avrebbe riammesso la società granata. Qualcuno ha vellicato l'orgoglio dei tifosi. Affari suoi'.Come vede ora il futuro granata, tornerà a dare fastidio alla Juventus? 'Più che il futuro, urge il presente. Mi auguro che Cairo scelga come modello il primo Chievo o l'ultima Udinese e proceda di conseguenza. Un consiglio: che l'organigramma sia il più snello possibile. Lui, uno o al massimo due dirigenti di collegamento e di mercato, l'allenatore: e stop. Dar fastidio alla Juventus è, per adesso, l'impegno meno incalzante. Ogni cosa a suo tempo. Questo è il tempo della rifondazione'.Lei è d'accordo che Chiamparino si sia adoperato così tanto, come lui stesso ha detto, e non solo da tifoso, ma da sindaco che ha a cuore le due squadre cittadine? 'Sul fatto che si sia adoperato, non ci piove. Gli rimprovero, però, un eccesso di ingenuità. O, peggio, di omesso controllo. La scrittura privata di Giovannone gli è scivolata via dal radar'.Per ultimo, parlando di questioni televisive, trova giusto che la Ventura non possa nemmeno urlare gol durante la sua trasmissione? Lei come opinionista Rai come vede il calcio sull'emittente di stato? 'Essendo stata una mezz'asta e non un'asta, data la doppiezza di Galliani, sì, lo trovo normale. Ho letto che, a suo tempo, anche Maurizio Costanzo aggiornava i risultati in diretta. E allora? Piuttosto, non sono un opinionista Rai ma un giornalista de "La Stampa" che qualche volta partecipa a trasmissioni della Rai. Il calcio sull'emittente di stato lo vedo poco: non è una battuta'.
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