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interviste
Alessandro Rosina in Nazionale Under 21. La sfida con l’Ungheria valevole per la fase finale degli Europei di categoria, ma anche e sopratutto tanto Toro. Siamo stati con lui in questi tre giorni di ritiro a porto San...
"Alessandro Rosina in Nazionale Under 21. La sfida con l’Ungheria valevole per la fase finale degli Europei di categoria, ma anche e sopratutto tanto Toro. Siamo stati con lui in questi tre giorni di ritiro a porto San Giorgio. Lo abbiamo osservato e gli abbiamo tastato il polso sul futuro del Toro, il legame con i tifosi e le prossime prove con la maglia della nazionale. I sogni, il presente e i progetti del Golden boy granata.
"PORTO SAN GIORGIO- Se ti affacci al terrazzo dell’albergo Il Timone di Porto San Giorgio, sede del ritiro della nazionale Under 21 in riva all’Adriatico dove i giocatori agli ordini di Claudio Gentile trascorrono la delicata vigilia della partita di Fermo del ritorno-spareggio contro l’Ungheria, vedi una linea orizzontale azzurra che separa il cielo dal mare. Da quel terrazzo Alessandro Rosina, golden boy granata prestato alla causa, scruta il suo oggi e il suo domani. E per uno come lui, nato sulle sponde del Tirreno, il panorama balneare è una cornice familiare e una radice profonda. Il sole e il mare di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, sono una costante del codice genetico che i figli di Calabria si portano nella valigia per riscaldare i loro giorni migranti. Le nebbie padane che circondavano Parma, dove ha mosso i suoi primi passi nel calcio che conta, si sono dischiuse lasciando spazio al panorama urbano di una Torino, metà granata del cielo, che lo ha accolto fra i suoi eroi e lo accudisce come il più prezioso dei suoi gioielli. Tutto è apparentemente immobile qui. Ovattato, riposante, sereno. Come il suo sguardo tranquillo ma determinato. L’eco della vittoria granata contro il Modena di Pioli, blindata dal ritorno al gol di Stellone e dalla puntuale griffe di Fantini, che consolida un secondo posto solitario e insperato fino a un paio di mesi fa, rimbomba secco e squarcia il pacioso scorrere di una domenica pomeriggio di metà novembre. All’improvviso, da una stanza con la finestra socchiusa si ode qualcuno che esulta. È Rosina, sintonizzato sul satellite di Rai Sport, che soffre, lotta e tifa come un matto a 600 km dal Delle Alpi, come se stesse su quel prato verde con la Maratona come bussola ad indicargli la strada al successo.
"“Sono stato felice per il gol di Roberto che ha archiviato un periodo difficile e sfortunato per lui. Ho esultato urlando tre volte al gol del raddoppio di Enrico considerando chiusa la questione. Ho sofferto sul ritorno di Bucchi su rigore. Ho avuto un mancamento quando il vocione di Galeazzi ha interrotto la diretta di Vicenza-Verona, per annunciare un pareggio in extremis…che fortunatamente era quello di Milanetto del Brescia e non del Modena. Che sofferenza viverla così, seguendo l’altalena dei collegamenti e dei risultati”.
Il momento azzurro è importante e delicato. Tutti i giocatori sono concentrati su un obbiettivo fondamentale nella storia della Giovane Italia del dopo Tardelli. Passa il viola Gianpaolo Pazzini scortato da Alessandro Salerno, addetto stampa dell’Under, deputato ad incontrare i giornalisti. Volti tirati per l’impegno, ma consapevoli dei propri mezzi. Ma è anche vero che il cuore di Rosinaldo è sempre sintonizzato sulle frequenze medie del Toro rampante.E quando nella hall dell’hotel, fra frotte di inviati della carta stampata, delle reti Rai, Mediaset e Sky, dirigenti accompagnatori, addetti stampa e atleti in tuta Puma azzurro-oro d’ordinanza, scorgi la familiare cabeza bianca del “Giaguaro” Luciano Castellini, preparatore dei portieri, e poi il passo svelto di Rosario Rampanti, braccio destro di Gentile, e poi scorgi la testa rasata di Rosina mentre sfoglia i quotidiani del lunedì, ti rendi conto che il granata è di nuovo un colore fondamentale se abbinato all’azzurro.
"“Abbiamo giocato bene. Il Toro sta progressivamente definendo la sua fisionomia tattica e il suo carattere che riesce a superare le avversità e le difficoltà di cui un campionato insidioso come quello di B è ricco. L’infortunio di Stellone aveva posto in essere una soluzione d’attacco alternativa e la coppia Muzzi-Fantini ha funzionato. Con il ritorno di Roby al gol e la conferma di Fantini, ieri abbiamo verificato l’ottimo stato di salute anche della coppia predestinata. Attenzione, questa è una squadra senza titolari e riserve. E’ un gruppo compatto e determinato nel quale a prescindere dagli atleti che entrano in campo, tutti siamo indistintamente pronti a fare la nostra per restituire al popolo granata il sogno che si merita e che gli compete: la Serie A. Parola di Rosina, scrivilo pure”.
"Un’estate vissuta sul filo del rasoio da questo popolo appunto. Vicende note e dolorose sulle quali tutti abbiamo voluto mettere sopra un sigillo ermetico ed evitare di parlarne ormai, esausti e rinfrancati dalle vittorie ottenute. Un vaso di Pandora che non vorremmo mai più scoperchiare, pieno di dolori e disgrazie alle quali se è vero che la gente Toro ci ha fatto in un secolo di storia il callo, è altrettanto vero che non vorrebbe più patirne altrettante e guardare avanti con la navigata certezza del suo Patron Cairo e con l’inguaribile ottimismo del suo piccolo fenomeno. Rosina è uno di quelli con le idee chiare. Giocatore e ragazzo più maturo di quanto dichiari la carta d’identità. Per lui conta il Toro, la squadra, la società, la felicità dei tifosi, ben prima che i successi e le gratificazioni personali. Pensa e parla con un pluralia majestatis che la dice lunga su quanto lo spirito di squadra gli sia già entrato nel sangue.
"Quando giochi nel Toro il rapporto epidermico con la sua gente diventa morboso. Nessun giocatore è mai rimasto immune al fascino sanguigno di quella curva che “guarda” a Superga. Giocatori di talento e guerrieri, fuoriclasse e comparse degli almanacchi, tutti unanimi nel dire che la Maratona e il tifoso del Toro rappresentano un caso unico al mondo di attaccamento alla maglia. Quasi un fenomeno antropologico e mistico applicato alla liturgia del pallone, dei colori sociali, della tradizione. L’ultimo ad esserne imbrigliato è stato Diaw Doudou, che domenica scorsa è rimasto appollaiato alla balconata del secondo anello della Curva Maratona, ospite degli Ultras Granata, probabilmente a bocca aperta ad ammirare il diluvio di passione che ne sgorgava.
"“Si, ho letto su Tuttosport della sua incursione in Maratona. A me non è mai capitata un’esperienza simile. Ne sarei onorato. Ma siccome la Curva Maratona è la casa del Popolo Granata, ed io sono stato educato a non autoinvitarmi in casa d’altri, aspetto volentieri un invito ufficiale dei rappresentanti della curva al quale risponderei con grande entusiasmo”.
"E di lì ancora in volo radente verso il centro dei suoi pensieri. Il gruppo, la classifica, la Serie A:
"“Noi tutti stiamo trovando la condizione giusta. L’affiatamento cresce proporzionalmente ai risultati, forgiando una squadra senza timori reverenziali. Un gruppo in grado di fare la voce grossa, nel rispetto delle concorrenti ovviamente, di puntare senza timori verso la promozione con una attitudine vincente, frutto anche della determinazione, della mentalità e degli equilibri tecnici e tattici introdotti da De Biasi che ha dovuto marciare spedito per recuperare il tempo in seguito all’emergenza con cui si è dovuto operare sul mercato”.
"De Biasi, il tecnico, di cui Rosina, come il resto dei ragazzi di Orbassano, pare impersonare lo spirito. E a sua volta Rosina pare essere uno di quegli atleti, che sebbene dotati del sacro dono del talento divino, si mettono al servizio del bene comune, senza isterismi e atteggiamenti da prima donna volubile.
"Anche Claudio Gentile sembra essersene accorto. Estrapoliamo dalla conferenza stampa del tecnico azzurro in cui a precisa domanda risponde facendo intendere molte cose:” Rosina è un giocatore su cui convergono molti degli equilibri di questa squadra. È un giocatore tecnicamente dotato, in grado di saltare l’uomo e imprimere un cambio di ritmo al gioco della squadra per sviluppare la superiorità numerica in fase offensiva. Inoltre vede bene la porta, rifinisce con precisione e si sacrifica con la mentalità del gregario”.
Un filo rosso che conduce il giocatore granata ad essere anche in nazionale uno di quelli che ci mette qualcosa in più. Il filo rosso che nella mente dei tifosi riporta ai fasti del Grande Torino ossatura di una nazionale anni’30/40, di Bearzot, di Pupigol e Ciccio, di Zaccarelli, Dossena, Francini, Crippa e Antonino Asta. A livello di Under recentemente Mantovani e Quagliarella.
"È ormai certo, il granata è un colore fondamentale se abbinato all’azzurro. Rosinaldo è un giocatore fondamentale se abbinato al granata. La mattina dopo il trionfo azzurro lo raggiungiamo mentre si imbarca all’aeroporto di Ancona per ritornare in fretta agli ordini di De Biasi. Negli occhi la felicità del successo e la voglia di tornare al suo Toro che lo divora.
"“ Oggi pomeriggio ti racconto della notte europea e di domenica col Verona. Adesso scappo, ciao”.
"Domenico Mungo
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