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interviste
Giovedì 29 marzo a Beinasco ho avuto l’occasione, casuale ma graditissima, di scambiare qualche battuta con Alessandro Rosina, davanti al folto pubblico presente per l’inaugurazione del Toro Club a lui...
"Giovedì 29 marzo a Beinasco ho avuto l’occasione, casuale ma graditissima, di scambiare qualche battuta con Alessandro Rosina, davanti al folto pubblico presente per l’inaugurazione del Toro Club a lui intitolato.Ne ho approfittato per fargli un paio di domande, naturalmente di natura tecnica, in tema con la rubrica Passione Toro.Non sta a me fargli domande scomode, sul contratto o altro. Sono un tifoso, non un giornalista. E restando nell’ambito del gioco, quello sul campo, Alessandro si sente a casa. E’ un talento naturale, nato per giocare a calcio.
"L’anno scorso, con il modulo applicato da De Biasi che ha portato alla promozione, il 4-4-2, sei stato costretto a snaturare leggermente il tuo gioco. Ti ha pesato?
"Effettivamente nel 4-4-2 non è prevista la figura del numero 10 classico, l’uomo di fantasia che gioca dietro le 2 punte. Che è il ruolo che preferisco, nel quale sono più libero di esprimere le mie qualità. Ho dovuto spesso adattarmi a giocare sulla fascia, dove venivo a trovarmi più lontano dalla porta e perdevo qualcosa dal punto di vista della conclusione a rete. Ma l’ho fatto senza problemi perché è importante rendersi utile secondo le esigenze delle squadra, più che del singolo. Ed io che sono ancora giovane ho il dovere di seguire questa linea. Sono contento di averlo fatto, anche perché ha contribuito alla mia maturazione tattica, a migliorare un po’ la fase di non possesso. Chiaro che quest’anno, sia prima con Zaccheroni che ora con lo stesso De Biasi, mi trovo meglio, ho la possibilità di puntare a rete con maggiore pericolosità, ma credo di aver dato il mio contributo anche l’anno scorso. Rimango comunque pronto in qualsiasi momento ad adattarmi alle esigenze del collettivo, che vengono prima di tutto.
"Quest’anno in serie A e B si vedono pochi giocatori che sono determinanti per le loro squadre come lo sei tu per il Toro in questo momento. O sbaglio?
"Non sta a me dirlo. Il calcio rimane in ogni caso un gioco di squadra, dove il singolo rende al massimo se è tutto il complesso a funzionare. Io lavoro ogni giorno con impegno per migliorarmi come giocatore e per dare il massimo per la maglia granata che, come voi tifosi mi ricordate spesso, non è uguale a tutte le altre. Mi sembrava all’inizio una frase fatta, ma dopo un anno e mezzo che sono qui, questa è per me una certezza assoluta.
"Sei diplomatico e intelligente, Alessandro, e crediamo anche sincero. Noi malati di Toro ti amiamo, e speriamo vivamente che il successo non ti cambi, che tu rimanga il ragazzo semplice e modesto che sei oggi.Però ti rendi conto che i rigori, come li batti tu, li batteva solo Maradona? Pochissimi possono permettersi di non decidere prima da che parte calciare.
"E’ il mio modo di batterli. Ed è un aspetto del gioco che curo tantissimo anche in allenamento, con Jimmy Fontana e gli altri due portieri, che ormai mi conoscono fin troppo bene. E’ vero, non decido prima della rincorsa, ma solo quando il mio piede destro poggia per terra a fianco del pallone. Il portiere necessariamente fa un movimento, ed io giro la caviglia: dove va lui non vado io. Mi rendo conto che è un rischio, ma calcolato, che privilegia la precisione rispetto alla potenza. Mi prendo volentieri questa responsabilità, ho fiducia nei miei mezzi, del resto è indispensabile averla in una situazione delicata come un calcio di rigore. Arriverà sicuramente il momento in cui sbaglierò, ma di certo non mi abbatterò e continuerò per la mia strada, perché nessun rigorista è infallibile. Nemmeno Maradona, che tu hai citato prima, li ha trasformati tutti.
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