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interviste
Gianluigi Lentini (249 presenze in granata, 31 gol) diventa “maestro” di calcio: farà uno stage con bambini e ragazzini di età compresa tra i 7 e i 16 anni, nei Camp di...
"Gianluigi Lentini (249 presenze in granata, 31 gol) diventa “maestro” di calcio: farà uno stage con bambini e ragazzini di età compresa tra i 7 e i 16 anni, nei Camp di Villeneuve (Ao) dal 17 giugno al 21 luglio, a San Sicario (To) dal 17 giugno al 7 luglio, in collaborazione con il Torino FC. La presentazione dell’avvenimento è avvenuta nella mattinata di venerdì presso lo Sporting Club di C. Agnelli, evento organizzato dalla società E20, in cui figura Gabriele Chiuminatto, l’ex infaticabile addetto stampa del Torino Calcio 1906. Era anche presente la pallavolista del Chieri Maurizia Borri, che seguirà gli stage di volley femminile.
"Lentini, un commento su questa stagione del Toro ormai in dirittura d’arrivo?E’ stato un campionato strano, sinceramente non mi aspettavo così difficile per i granata. Il colpaccio di Roma è stato fondamentale, altrimenti vedevo la situazione molto difficile. Pensa che i problemi siano stati causati da poca coesione di gruppo? Il cosiddetto gruppo si può fare con i bambini, l’unione la fa il risultato, se si vince viene da sé. In una rosa di 25 giocatori circa, se la squadra vince nessuno mugugna, ma se si inizia a perdere tutti vorrebbero dire la loro per giocare. Io ho fatto 4 anni di Milan in cui si sono vinti 3 scudetti, nell’anno in cui non lo vincemmo successe il caos negli spogliatoi ed eravamo gli stessi degli altri anni. Quanto è cambiato il calcio da quando giocava da professionista? Parecchio, adesso c’è più opportunità di giocare per tutti perché i campionati sono lunghi e con tanti impegni un giocatore non può più reggere una stagione intera. Nel suo Toro, quello ancora forte di Borsano, c’era gente tosta, si diceva che litigavate spesso... E’ vero, si faceva la voce grossa, ma questo non sfaldava il gruppo, anzi. Litigavamo quasi sempre, ma se si fa risultato passa in secondo piano e la gente non se ne accorge nemmeno. In campo però le tensioni non si portano mai, si gioca solo per fare bene, per dare il massimo, commisurato con il proprio momento fisico e mentale. Come ha preso gli esoneri prima di De Biasi e poi di Zaccheroni? Mi ha stupito di più quello di settembre, perché era il mister che aveva vinto la promozione. Mi ha colpito meno l’esonero di Zaccheroni a febbraio, è normale cambiare quando le cose non vanno bene e a pagare è sempre l’allenatore. Cosa pensa di Cairo? Non lo conosco e non gli ho mai parlato. Però mi sembra che abbia intenzioni serie. Nessuno compra una squadra di calcio se non ha ambizioni. Per fare bene però deve circondarsi di collaboratori capaci. E’ ovvio poi che è basilare avere una certa potenza economica per fare bene. Che futuro prevede per Rosina? Importante, è il giocatore che apprezzo di più di questo Toro, è giovane, ha grandi prospettive davanti, deve e può solo migliorare. Ha talento e può essere davvero una pedina importante per il futuro. Abbruscato? Sinceramente non mi ha mai convinto, almeno in quelle partite in cui l’ho visto giocare, non mi dà le giuste garanzie. Farebbe bene Cairo a tenere Abbiati, pagando oltre 4 milioni di euro per il suo riscatto? Sì, è un grande portiere, se ha fatto qualche errore è perché ha avuto qualche colpa anche la difesa. Per costruire una buona squadra il portiere è un ruolo fondamentale, quello che ti dà una certa sicurezza, come fece con noi Marchegiani. Cosa pensa della questione Filadelfia? Non ho mai preso parte alle discussioni presso l’Associazione Ex Calciatori Granata, ma sostengo Cereser. Non sono d’accordo sulle speculazioni, ma se sono necessari i negozi per creare un centro sportivo, ben vengano, altrimenti non si uscirà mai dalla questione, già se ne parlava quando giocavo ancora io nel Toro! Si ricorda di quel settore giovanile cui fece parte? E’ stata una scuola di vita prima che di sport. Lì ho imparato ad essere puntuale agli appuntamenti, perché non si sgarrava di un minuto. Dal punto di vista calcistico all’epoca non si lavorava molto sulla tattica, ma più sulla tecnica, ricordo che un grande allenatore sotto questo aspetto era Beppe Marchetto. Tornando all’attualità come vede la partita di domenica contro il Livorno? Che volenti o nolenti il risultato sarà condizionato da quello degli altri, se basta un punto si può tirare indietro la gamba. Perché rischiare oltre? Chi vede tra le squadre messe peggio? La Reggina, anche se sarebbe un peccato andasse in B perché ha fatto un gran campionato al di là della penalizzazione. Cosa pensa di Brevi ancora in forma a 40 anni? Per un difensore è più facile giocare fino ad una certa età rispetto ad un attaccante, ha l’intuizione che lo aiuta, chi gioca in avanti deve avere anche il fisico, altrimenti non ce la fa più. Ad un giocatore avanti negli anni, per restare ad alti livelli, non gli deve pesare niente della vita che fa, sempre in giro, albergo, aeroporti. Per la prima volta farà l’esperienza di insegnare calcio ai ragazzini, mai pensato di tornare nel Toro? Sì, come attaccante (scherza!). Ho scoperto di saper insegnare molte cose ai bambini, soprattutto le malizie del calcio, però non ho ancora pensato ad un futuro da allenatore. Al momento preferisco giocare, poi vedremo. Trovo un po’ faticoso dover andare a prendere i vari patentini di categoria. Come commenta il fatto che Fuser si è preso tre giornate di squalifica nel Canelli? In totale ne ha prese dieci in questa stagione. Lui pensa ancora di essere il Fuser della serie A, ma in serie D nessuno fa sconti nemmeno se sei stato famoso, le entrate sono dure e gli arbitri se protesti ti ammoniscono senza indugi. Lei quante squalifiche ha avuto? Una, per il quarto giallo. Salvezza per il Toro, Champions al Milan e poi? Vincere i playout con il Canelli, scontro con il Vado domenica, sarebbe un tris fantastico.
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