Ci sono rimpianti per qualcosa che avrebbe voluto fare e non ha fatto? "Non posso lamentarmi, non ho rimpianti. Sono stato un calciatore realizzato e ho solo tanta gratitudine per tutto quello che mi è successo nella vita dentro al rettangolo verde".
Stasera Italia-Svizzera: gli azzurri ce la possono fare? Buongiorno lo metterebbe titolare?"Devono giocare un po' meglio perché non sempre si può vincere all'ultimo minuto. Su Buongiorno non so che dire, non posso sostituirmi al commissario tecnico; lasciamo la decisione a Luciano Spalletti".
E il suo Brasile può vincere la Coppa America? "Il Brasile sta iniziando un nuovo ciclo con un nuovo commissario tecnico. Il materiale umano è buono, però bisogna trovare la giusta amalgama. Ha bisogno di tempo. Vincere la Coppa America non sarà facile. Argentina, Uruguay e anche Colombia hanno un livello un po' superiore a quello dell'attuale Brasile".
Parliamo un po' di lei in un giorno così speciale. Come andò la trattativa che lo portò in Italia? "La trattativa con Moggi e Nizzola fu abbastanza tranquilla, anche perché avevo chiesto preventivamente in quale ruolo mi volessero far giocare. Radice mi aveva visto giocare a centrocampo nel Flamengo e in un torneo a Milano, quindi voleva riportarmi in mediana, in cabina di regia. Per me era un sogno tornare a giocare nel ruolo in cui avevo iniziato nelle giovanili e nelle categorie inferiori. La decisione di rimettermi a centrocampo ha certamente facilitato la mia scelta e quindi è stato semplice dire di sì al Torino, a Moggi e Nizzola".
Se le dico Beppe Dossena, cosa ci può dire?"Beppe è stato un compagno eccezionale a centrocampo, aveva un palleggio eccezionale. Sapeva sviluppare le giocate con estrema facilità. Devo dire che è stato davvero un piacere giocare al suo fianco e mi diede una grandissima mano perché ci capivamo al volo. Credo che anch'io sia stato utile per lui in mediana, basti pensare al rendimento che mantenemmo nell'anno in cui finimmo secondi dietro all'Hellas Verona. Il nostro impegno fu ottimo".
Con Gigi Radice vi siete mai chiariti dopo il turbolento ultimo anno?"Con il mister abbiamo parlato e ci siamo chiariti, anche negli anni al Pescara. Gli ho telefonato in occasione della festa del centenario del Torino, speravo di vederlo allo stadio ma non fu così. Comunque, anche al telefono, anni dopo l'accaduto, l'attrito era venuto meno e il chiarimento era su tutta la linea".
Quella famosa partita con il Milan in cui fece assist e gol su punizione (era l'autunno 1984) è stata una delle migliori della sua carriera? "Quella partita con il Milan è stata una delle belle partite che ho giocato in Italia, non soltanto per l'assist e per il gol su punizione ma anche per il comportamento di tutti i miei compagni durante i novanta minuti. Fu una bella partita e conquistammo una meritata vittoria".
Qual è il segreto di una bella punizione? Il Toro non ne segna una diretta da nove anni..."Sapete il segreto delle punizioni? Bisogna allenarsi sempre. Se non ci si allena, difficilmente uscirà la punizione vincente durante la partita. Le punizioni sono giocate speciali, bisogna avere il piede ma credetemi che conta tantissimo l'allenamento quotidiano".
A Pescara ha conosciuto un giovane Gasperini che le ha anche consegnato la fascia: si poteva già capire che sarebbe diventato un grande allenatore?"Gian Piero è una persona eccezionale, lo capii fin dal primo giorno al Pescara. Non vi nascondo che ci sentiamo spesso ancora oggi. Si vedeva che era un leader e si poteva capire che sarebbe diventato un grande allenatore. Io lo conosco bene e non sono affatto sorpreso, a distanza di oltre trent'anni dai trascorsi a Pescara, della sua carriera da tecnico. Oggi è un top europeo".
La vittoria della Mitropa Cup con il Toro in prestito dopo essere tornato in Brasile cosa ha significato nella sua carriera?"Moggi mi chiamò e mi chiese se volessi fare la Mitropa Cup con il Torino, diciamo un evento eccezionale. Io ero ancora in attività nel Flamengo, ero in forma e potevo vivere questo momento, potevo tornare granata per qualche partita. Eravamo una squadra davvero forte. Con me si unì Amarildo Souza, c'era Martin Vazquez. Per me è stato un onore tornare e vincere quel torneo con il Toro".
Per tutti i tifosi che hanno vissuto il Toro anni '80 Leo Junior è una leggenda: da parte sua cosa può dire a questi tifosi che da troppi anni vivono poche soddisfazioni?"Per vivere grosse soddisfazioni bisogna costruire grosse squadre: questa è l'unica verità. Le probabilità di vittoria salgono se hai rose competitive, lo dimostrano i fatti in giro per il mondo. Gli investimenti mi sembrano l'unica via per grandi risultati".
La vedremo un giorno in Italia al Filadelfia o al Grande Torino per prendersi un'altra enorme standing ovation dal popolo granata?"Tornerei volentieri a Torino perché ho ancora un sacco di amici in città. Tornare al Filadelfia significherebbe fare un salto indietro di quarant'anni. Posso dire che ogni volta che parlo del Toro e della città di Torino lo faccio con tanta soddisfazione e orgoglio".
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