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interviste
Franco Lerda é ancora l'allenatore del Toro: ci tiene a ribadirlo più e più volte, nel lungo dialogo che intratteniamo. Anche se sa di essere giunto al termine, e che un altro prenderà il suo posto, nel cuore di...
Franco Lerda é ancora l'allenatore del Toro: ci tiene a ribadirlo più e più volte, nel lungo dialogo che intratteniamo. Anche se sa di essere giunto al termine, e che un altro prenderà il suo posto, nel cuore di quella squadra che lui continua ad amare. Ha voglia di parlare, ma la gentilezza d'animo che lo contraddistingue gli impedisce di lanciare accuse o gettare ombre sulla dirigenza del Torino così come sui giocatori, che ha sempre difeso.E' così che Franco Lerda saluta il mondo granata.Qual é il più grande rammarico di Franco Lerda, dopo questa stagione fallimentare?Beh, il rammarico é non aver raggiunto quell'obiettivo che ad inizio stagione, per blasone e storia, sembrava dovuto. Ma sembrava anche fattibile. Invece, non siamo andati nemmeno ai play-off, il rammarico é grande, mi dispiace tantissimo perché ci tenevo molto. Io sono nato e cresciuto qui...Cos'é successo?Dopo il girone d'andata eravamo sesti, che può sembrare poco ma non lo era in quel momento alla luce della condizione generale di una squadra che aveva capito cosa doveva fare, e giocava bene. Eravamo in piena corsa, poi forse abbiamo sbagliato qualcosa a Gennaio, e alla fine non siamo riusciti a migliore quel sesto posto, anzi.
Quali le responsabilità?Le responsabilità sono le mie, me le assumo, perché se si fallisce é chi guida ad averle. Non ci tengo a riconoscere a me stesso il privilegio di tutte le colpe, questo no... Ma ho le mie grandi responsabilità, é giusto dire così.Si é fatto un gran parlare della sua convivenza con Rolando Bianchi: le questioni tecniche non potevano essere chiarite già in Estate?Bianchi andava benissimo, Bianchi va benissimo, nella maniera più assoluta. Il problema non é lui: il fatto é che nel girone di ritorno abbiamo subito esattamente le stesse reti di quello d'andata, ossia 24, ma ne abbiamo segnate di meno, 23 contro 26, mentre le intenzioni erano quelle di rafforzare e di molto il potenziale offensivo. Evidentemente abbiamo sbagliato qualcosa, nel mercato di Gennaio. Dunque, bando alle ciance.Non é in questi discorsi che dobbiamo cercare le cause di questa annata negativa, né nel ritardo con cui si é iniziato ad inizio stagione, cose vere ma che avevamo superato: c'é da chiedersi perché nel ritorno abbiamo fatto meno punti. Abbiamo sbagliato qualcosa.Diciamolo francamente: quel che ha chiesto a Gennaio non era una punta, mister.Col senno di poi no, non era quel che serviva.Si é sentito imposto un gioco?No, perché già prima che arrivasse Antenucci avevo iniziato a lavorare in maniera diversa con due attaccanti. Sia chiaro che chi é arrivato mi piace molto, mentre Bianchi é un finalizzatore straordinario; ma non sono così convinto che siano una coppia compatibile.Ancora sulla costruzione della squadra: secondo il ds, a Luglio il 70% doveva essere a sua disposizione. Non fu così.No, non fu così. Anche se c'erano delle difficoltà oggettive per la dirigenza, situazioni pregresse, non lo dico per giustificare nessuno ma perché é così. Fatto sta, comunque, che la squadra non era pronta, ma ripeto anche che questa situazione l'avevamo poi superata, in campionato.Non sarebbe stato meglio disporre di un regista capace, in mezzo al campo?No. In tutta la prima parta di stagione ma non solo, io avevo impostatao una mediana fatta da due uomini che sapessero tamponare, andava bene così.
Perché Sgrigna esterno sinistro?Lui secondo me può giocare in quella posizione. Ma può fare 10 partite all'anno, lì; non 30. Purtroppo, non avevo alternative: prima c'era solo Stevanovic che non era molto in condizione, poi é arrivato Pagano, e Gabionetta che parimenti doveva recupare la forma.Perché il suo Torino ha offerto le prestazioni migliori (ancorché non supportate dalle vittorie) contro formazioni quali Siena, Reggina, Novara, per poi giocare miseramente di fronte a squadre di bassa o bassissima classifica?Questa é una squadra che é stata poco equilibrata nel suo percorso. Il fatto che contro compagini più forti abbia fatto meglio credo sia in parte per una questione di motivazioni; però poi mi viene difficile pensare che contro il Piacenza, dove ti giochi buona parte delle possibilità di arrivare ai play-off, non ci siano motivazioni sufficienti... E' un discorso ampio. Un problema caratteriale, dunque?Non necessariamente: magari le squadre blasonate giocano un calcio che ti permette di trovare più spazi, le altre invece si chiudono di più e incontri maggiori difficoltà; é una lettura che si può considerare.Se non ci fosse stato l'intermezzo di Papadopulo, qualcosa sarebbe stato diverso, alla fine?Questo non si può dire. Di certo, peggio non avrei potuto fare, perché non ha avuto modo di fare punti; due partite e due sconfitte, di sicuro nemmeno Lerda avrebbe fatto peggio... Senza voler criticare quello che é un grande allenatore e soprattutto un grande uomo.Cos'é cambiato, al suo ritorno?Non io. Hanno detto che ero diverso, ma non é vero; come si può cambiare in pochi giorni. Per cortesia. No, ho solo detto di cancellare quel che prima non andava; ho riflettuto su qualche errore che potevo aver commesso, certo, ma nulla di più. Se ad Ascoli non fosse andata com'é andata, il seguito probabilmente sarebbe stato ben peggiore.Il succo di tutta questa storia, qual é?La verità che le vittorie hanno tanti padri, mentre le sconfitte sono orfane.Pentito della scelta fatta un anno fa, quando in pratica fermò la penna a mezz'aria mentre firmava con il Sassuolo?Io sono tutt'ora l'allenatore del Torino, mi auguro di rimanerlo a lunghissimo, e se da domani non lo sarò più, resterò sempre e comunque grato a Cairo e a chi mi ha dato la possibilità di allenare la squadra per cui ho sempre fatto il tifo.
Forse é arrivato a Torino in un momento storico non ideale?Il momento é un momento difficile, perché il Toro in Serie B vive una grande pressione, se poi proviene da un biennio in serie cadetta, seguito ad una retrocessione, insomma non é il massimo di sicuro.Quel é stato il suo errore più grande, mister?Uno solo non riesco ad isolarlo. Se non raggiungi l'obiettivo, evidentemente ne hai fatti diversi, di sbagli; non saprei. Di certo, non parlerei più di promozione in Estate; proclami non ne ho mai fatti, ma anche all'interno forse spargerei un po' meno convinzione. Ma é un discorso ampio, anche se capisco che ora sia facile -ma anche giusto- dare la colpa del fallimento alla conduzione tecnica, al direttore sportivo, al presidente, ma la colpa é da suddividere fra tutti, squadra compresa.Non pensa che, dopo quindici anni di sconfitte, il Toro non esista più? Che chi arriva a giocarci oggi, ci si avvicini come si fa con qualsiasi altra squadra, senza conoscerne nulla?Indubbiamente vincere aiuta a vincere, così come la sconfitta non porta entusiasmo a nessun ambiente, anzi porta maggiori pressioni in una piazza che era abituata a stare ad altri livelli nel calcio italiano. E' inevitabile che una squadra che retrocede e poi non torna più sottoponga i nuovi arrivati a pressioni maggiori.Cosa si sente di dire, infine, ai tifosi?Mi sento di dire, da tifoso del Toro che ero, sono e sempre sarò, che loro -che fanno grandi sacrifici, incredibili- ora giustamente provano grande amarezza, e so che molti si sentono presi in giro; ecco, posso assicurare che il gruppo che ho allenato io non ha mai preo in giro nessuno, ha sempre cercato di fare il massimo. Personalmente sono non dispiaciuto: di più, molto di più. Ma ai tifosi dico che spero non mollino, e continuino ad avere dentro di loro la grande passione che hanno sempre avuto.
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