"Non è un momento fortunato per il Torino”. Apre così l’intervista in esclusiva su Toro News Angelo Bonfrisco, ex arbitro di Serie A (esordio il 4 giugno 1995, ultima gara il 14 aprile 2001). Per lui in carriera una ventina di gare in Serie A e oltre 115 in Serie B. Oggi è un volto noto delle trasmissioni sportive di Telelombardia, dove interviene con puntualità commentando le decisioni della squadra arbitrale.
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L’ex arbitro Bonfrisco a TN: “Per avere rigore serve cadere? Messaggio sbagliato”
Buongiorno Angelo. Partiamo dal gol annullato a Rodriguez a Monza: è una decisione sbagliata?“Il primo gol del Torino andava assegnato perché è figlio di un contrasto. Andava dato, non tanto per il pensiero di Bonfrisco, ma per quelle che sono le direttive dell’organo tecnico. Il lasciar giocare era corretto e il contrasto non era da fermare. Guardando la trasmissione Open Var, mi sembra che sia stato detto che il gol dato all’Atalanta contro l’Inter l’altra settimana era stato concesso correttamente. La situazione era molto simile a quella di Monza-Torino, anzi il fallo subito da Dimarco appariva molto più fallo rispetto a quello di Caldirola. In questo momento si sta andando per paragoni: si prendono come riferimento le altre partite, ma se non si vede l’uniformità è giusto arrabbiarsi, come è accaduto a Cairo. Giustamente si è chiesto perché da una parte si è scelto A e dall’altra si è scelto B. Uniformare non è semplice perché ogni arbitro ha la propria formazione, ma su alcune scelte bisognerebbe trovare un filo comune per non creare un disservizio”.
Ha fatto tanto discutere il rigore non concesso su Lazaro: il suo parere?“Si parla di queste situazioni soltanto quando il giocatore non cade. Ma il regolamento è chiaro, fin dalla notte dei tempi: non è detto che il giocatore debba cadere per forza per arrivare al fallo. Bisogna valutare se ha subito un danno efficace. Si rischia di far passare un messaggio sbagliato ai giocatori: se non cadi, non prendi fallo. In questo modo aumenti soltanto la volontà dei giocatori di cadere a terra”.
Tra l’altro anche in Coppa Italia era accaduto un fatto simile su Seck.“Ho detto in apertura che il momento è sfortunato per il Torino proprio perché anche in Coppa Italia è stato svantaggiato. In quel caso l’errore è stato doppio con la revoca del rigore al VAR. Quel rigore andava assegnato, anche perché era un contatto ancor più evidente rispetto a quello di Monza. Il concetto da far passare è però un altro: non deve stramazzare un giocare a terra per fischiare una punizione o un rigore. Bisognerebbe premiare i giocatori che cercano di stare in piedi, salvaguardiamoli: già ce ne sono pochi, se poi premi soltanto chi casca a terra vai a diseducare tutto il sistema calcio, non solo quello di Serie A. Bisogna aiutare innanzitutto i ragazzini con messaggi positivi e anche gli arbitri con le loro decisioni possono dare una mano”.
Come potrebbe migliorare l’utilizzo del VAR nel calcio? “Tutto è migliorabile e perfettibile. Siamo al sesto anno e ci sono situazioni in cui non si è messo mano. Credo che la linea sia di stallo. Nessuno vuole entrare nel merito, ma si può fare di più, ad esempio intervenendo su azioni per le quali il protocollo a oggi non richiedere l’intervento. Si dovrebbe anche uniformare maggiormente il controllo VAR. Bisogna comprendere in che direzione vuole andare il calcio: si vuole limitare o potenziare il VAR? Questa è la base di partenza. Per dare credibilità al mezzo bisogna uniformare le scelte prese al VAR, altrimenti si rischiano di vanificare una settimana con l’altra le decisioni che vengono prese”.
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