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Lo scopritore di Lovato a TN: “Non ha mai avuto paura di nulla”

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In esclusiva le parole di Carlo Sabatini, responsabile del settore giovanile del Padova e già allenatore del nuovo difensore granata nel Genoa Primavera
Andrea Calderoni
Andrea Calderoni Caporedattore centrale 

Toro News vi porta alle origini di Matteo Lovato, uno dei volti nuovi della campagna acquisti del Torino (LEGGI QUI LE SUE PRIME PAROLE). Nato calcisticamente nel Padova, prima di esordire tra i professionisti con i veneti, è stato anche al Genoa Primavera. In esclusiva su TN parla lo scopritore di Lovato, Carlo Sabatini, attuale responsabile del settore giovanile del Padova che conosce come pochi gli albori della carriera e le peculiarità tecniche e umane del nuovo difensore granata.

Buongiorno Carlo. La storia di Matteo Lovato si intreccia con la sua sia nella Primavera del Genoa che successivamente al Padova.“Proprio così. Ho avuto il ragazzo giovanissimo, quando allenavo la Primavera del Genoa. Lui era sotto età perché la base 1998 e 1999, mentre lui era un 2000. Era uno dei più giovani e purtroppo arrivò dopo una frattura al braccio. Lo vidi poco in quei mesi, ma l’ho ritrovato a Padova. Lui decise di interrompere il prestito al Genoa e tornò a Padova e anch’io dopo qualche tempo tornai in Veneto. Ritrovai un giocatore ormai maturato. Aveva fatto due anni di Primavera e stava per essere inserito nella rosa della Prima Squadra”.

E come andò l’esordio tra i professionisti? “Tutti esprimemmo parere favorevole per il suo salto in Prima Squadra. Già dai tempi del Genoa e negli anni di Padova aveva dimostrato delle qualità nettamente superiori alla media, in termini fisici, atletici e di personalità. La cosa che più colpisce di lui è proprio la personalità. Ha iniziato come giovane aggiunto della Prima Squadra. L’allenatore dell’epoca era Sullo, il direttore Soriano. La partenza fu straordinaria. Fece benissimo in una difesa a tre e divenne un titolare fisso in Serie C. Sfornò grandi prestazioni tanto da essere seguito da tante squadre di Serie A”.

E qui arriva il Verona. “Sì, a gennaio di quello stesso anno d’esordio passò all’Hellas Verona di Juric. Il tecnico aveva già sentito parlare di Matteo ai tempi del Genoa. Quando io e Lovato eravamo in Primavera, Juric era tecnico della Prima Squadra del Grifone. A Verona si è imposto”.

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Nell’ultimo periodo la crescita di Lovato sembra essersi arenata. “Ha ancora tanto da dimostrare. Nell’ultima stagione e mezzo è stato sotto le aspettative personali e di squadra. Ci può stare perché ci sono ambienti in cui stai bene, altri dove fai più fatica. Di sicuro ha tutte le potenzialità per fare bene. Ivan lo conosce, sa i suoi punti forti e può entrare nella mente del ragazzo. Magari, dopo un anno e mezzo difficoltoso bisogna togliere qualche sassolino dalla mente e Juric è il più indicato per farlo. Matteo ha una personalità forte e sono convinto che farà bene. Tra l’altro, le ultime partite viste della Salernitana mi hanno mostrato un Lovato in buona condizione. È vero ci possono essere stati degli errori determinanti ai fini del risultato, però il ragazzo l’ho visto pimpante”.

Quali sono le sue principali caratteristiche?“Ha grandi potenzialità fisico-atletico. È molto veloce ed è molto forte nell’uno contro uno. È difficile da saltare. Come detto, ha personalità e ha un ottimo portamento in campo. Ai primissimi allenamenti a Padova colpì tutti perché non aveva paura di nulla a livello di contrasti e di impatti. Non si è mai sentito a disagio nemmeno da ragazzino contro giocatori di una certa importanza. Non ha paura di verticalizzare e di prendersi delle responsabilità in fase di impostazione. Tutte queste caratteristiche piacciono e non poco a Ivan Juric”.

Lovato non è l’alternativa a Buongiorno?“Sì, Lovato va oltre a Buongiorno. È un perfetto braccetto. Predilige la destra ma a Padova inizialmente giocava come terzo di sinistra. Non disdegna l’uso del piede mancino. È duttile e funzionale in difesa. Credo che possa giocare in tutti e tre i ruoli della difesa, ma da braccetto dà il meglio di sé”.

Lo sente ancora?“Non lo sento più, però lo seguo con affetto e interesse. Matteo è stato motivo di vanto e di gratificazione, come Moro e Vasic. Sono ragazzi che si stanno affermando in squadre di alto livello. Siamo fieri e orgogliosi del nostro lavoro”.

E come è stato collaborare con Juric ai tempi del Genoa quando lei era in Primavera e il croato in Prima Squadra?“Di Juric conservo un ricordo bellissimo perché è sempre stato molto disponibile. È un allenatore molto attento ai giovani e collaborare con lui fu molto produttivo. Juric sa parlare con i giovani e sa farli crescere. Mi ricordo che al Genoa prese dalla mia Primavera Romero. Lo colpì il dinamismo del ragazzo e non ebbe dubbi a promuoverlo in Prima Squadra”.

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