"Il filo granata che lega Moreno Longo al Torino non si spezzerà mai. Il tecnico dell'ultima salvezza dei granata aspetta un'altra chance da allenatore e nel frattempo studia, si aggiorna e osserva calcio, per quanto il coronavirus lo possa permettere. Ma un occhio di riguardo da casa Longo per il Toro c'è e ci sarà sempre: "Rimango sempre sul pezzo, lo seguo sempre", dice Moreno, che si è lasciato con la società granata senza rancore e oggi condivide con Toro News il suo punto di vista a dir poco qualificato sulle vicende attuali della squadra che aveva in mano non più tardi di tre mesi fa.
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Longo: “Toro, ci sono problemi mentali pregressi. Ma Giampaolo saprà intervenire”
Esclusiva TN / L'ex tecnico del Toro commenta la situazione attuale: "Bremer e Singo grandi lavoratori e molto umili, faranno strada"
Mister, a mente fredda cosa le ha lasciato questa parentesi da allenatore del Toro?
"“Sono state emozioni grandi. È una scelta che rifarei in tutto e per tutto. Nonostante sapessi che il percorso sarebbe stato impervio, rispondere alla chiamata del Toro è stato come aiutare una madre nel momento del bisogno. Le emozioni avrebbero potuto essere ancora maggiori, ma purtroppo abbiamo fatto una sola partita in casa con le porte aperte. Non aver vissuto il calore della gente in tutte le battaglie che abbiamo fatto è stato un peccato. Questo affetto, comunque, ce l’hanno dimostrato al primo allenamento al Filadelfia, un momento che non dimenticherò”.
"La squadra adesso sta incontrando difficoltà. Sono più motivazioni psicologiche o tecnico-tattiche?
"“Innanzitutto quando c’è un progetto nuovo ci va del tempo per assimilare mentalità e richieste del nuovo allenatore. Il tempo è il maggior nemico di tutti gli allenatori e di tutti i progetti. Il Torino adesso è in una fase che definirei pensante. In una fase, insomma, in cui si devono capire esigenze e volontà dell’allenatore. Io credo che si debba analizzare la situazione a 360 gradi. Ci sono situazioni mentali pregresse che vanno tenute in considerazione, non solo questioni tecnico-tattiche”.
"Nei finali di gara contro Sassuolo, Lazio e Genoa i giocatori hanno preso tanti gol. Che spiegazione si è dato?
"“Questo è un problema prettamente psicologico. Il riaffiorare di vecchie paure fa venire fuori il braccino. Quando c’è da consolidare una vittoria e gli avversari accorciano le distanze, viene fuori una paura che ti fa sprofondare. Io credo che sotto l’aspetto mentale vada fatto un grande lavoro. L’anno scorso avevamo fatto dei passi avanti. L’esempio migliore è la partita contro il Brescia, quando eravamo sotto a fine primo tempo e ribaltammo il risultato nella ripresa. Penso che Giampaolo abbia già chiaro dove e come intervenire, perché è un grande allenatore”.
"Quanto può essere pesante l’assenza di Baselli? E quanto importante il suo recupero?
"“Le qualità di Daniele mancano molto a questa squadra, perché ha caratteristiche che completano il centrocampo. Baselli è un giocatore con capacità balistiche, di inserimento e di rifinitura. Il suo rientro completerebbe il reparto e darebbe una grande mano alla squadra”.
"Uno dei giocatori che lei ha rivitalizzato è Meité. Sembra avere molta difficoltà nelle transizioni e nel coprire tutto il campo. Potrebbe diventare un regista?
"“Di Meité ho grande stima e lui ha dato tanto con noi l’anno scorso per concludere il campionato al meglio. Io penso che possa giocare in posizione più centrale, perché ha una fisicità che lo aiuta a uscire dagli spazi stretti. Sa usare bene il corpo, ha una gestualità che lo aiuta. Ha difficoltà invece negli spazi, ad esempio nel 4-3-1-2 può avere difficoltà a dare ampiezza”.
"Un giocatore in rampa di lancio è Bremer. Dove può arrivare?
"“Io posso solo parlare bene di Bremer. Con me ha fatto un finale di stagione eccezionale, in grande crescita, e lo sta confermando anche adesso. Tra l’altro sta facendo bene dopo che è stato trasformato da difensore di centro sinistra in una difesa a 3 a centro destra di una difesa a 4. Questo cambiamento non è affatto semplice. È un giocatore che ha mezzi fisici notevoli, sta crescendo anche tecnicamente. Umanamente e professionalmente è un esempio, perché è un grande lavoratore ed è molto umile. Secondo me in futuro potrà giocare a grandi livelli proprio per queste sue caratteristiche umane”.
"E poi c'è Singo, lei è stato il primo a lanciarlo da titolare in Serie A. Si imporrà a breve o serve tempo?
"“Secondo me Singo deve solo giocare con continuità. L’anno scorso l’avevamo identificato come un giocatore su cui puntare. Ha grandi mezzi atletici. Anche lui ha grande predisposizione al lavoro ed è umile. Poi ha fame, una grande fame di arrivare e di migliorare. Noi decidemmo di utilizzarlo anche in momenti in cui la tensione era palpabile. Ora che il Toro è ripartito da zero a mio avviso deve puntare su Stephane: prima accumulerà esperienza, prima potrà diventare un giocatore importante”.
"Che campionato si aspetta dal Torino?
"“Io mi aspetto un campionato tranquillo. Nel senso che la squadra potrà uscire dalla zona paludosa e se dovesse imbroccare il filotto giusto potrebbe iniziare a pensare in grande. Come ho detto l’anno scorso è il campo a dare le risposte. Il mio augurio a Giampaolo e al Torino che possano avere un cammino tranquillo. Il Torino non può giocare per la salvezza”.
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